- I Prescelti -

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"SYDNEY"

Il biondo sussultò, cadendo dalla tavola da surf e finendo sott'acqua, in debito di ossigeno mentre un'onda gli passava praticamente sopra. Una voce ancora gli rimbombava nelle orecchie, una voce limpida da donna che chiamava il suo nome, una voce che gli sembrava stranamente familiare senza sapere il perché. E proprio lì, sotto l'acqua, strizzò gli occhi e vide uno strano luccichio, come piccole scintille blu pallido lo stessero osservando con curiosità. Sydney sorrise, allungando il palmo e lasciando che una scintilla vi si posasse sopra, ma una lo colpì all'occhio dandogli una piacevole sensazione di freddo che tuttavia durò un solo istante, poiché una mano lo prese per il gomito e lo portò in superficie.
"Stai bene?" domandò il suo istruttore.
"Sì... s-sì sto bene!" annuì, spostando i capelli biondi dalla fronte. Vide il suo istruttore che lo osservava con aria sospettosa e il biondo cercò di specchiarsi sulla superficie dell'acqua per vedere se avesse un problema in viso, magari una ferita.
"Che c'è?" domandò infine.
"Niente... sembra quasi tu abbia gli occhi più blu!"

"KYLE"

"Mi hai chiamato?" domandò il moro, togliendosi la cuffia dall'orecchio destro. Banquo, suo amico, fece di no con la testa, allora i due ripresero gli allenamenti per la partita del giorno dopo, ma Tyler si ritrovò spesso a sbagliare gli esercizi perché sovrappensiero.
"Sicuro che non mi hai chiamato?" domandò ancora, e Banquo confermò la risposta. Quando terminarono gli esercizi, Kyle si sedette su una panchina per aspettare l'autobus, prese un pacchetto di sigarette, ne sfilò una, e premette il pulsante dell'accendino. Una fiamma di quasi un metro di si sprigionò dall'aggeggio, facendo sussultare il moro che lasciò immediatamente la presa, facendo cadere l'accendino per terra. Sopra, poco lontano dal ragazzo, volteggiavano piccole scintille rosse color fuoco vivo. Kyle osservò lo spettacolo con curiosità: sembrava quasi che quelle scintille volessero parlargli. Una si posò sulla sua mano e una vampata di calore lo riempì all'istante.
"Non dovresti fumare." gli disse Banquo, sedendosi al suo fianco per poi osservarlo, preoccupato.
"Che?" domandò, inarcando un sopracciglio.
"I tuoi occhi... mi pareva di aver visto un bagliore rosso..."

"LYDIA"

La ragazza dai capelli rosso si guardò attorno, prima di essere distratta dal suono del citofono. Senza neanche rispondere prese la giacca e la borsa, avvisò sua madre che stava per uscire e si precipitò fra le braccia di Doug.
Appena i due si videro, si diedero un lungo bacio, e subito i fiori che circondavano il prato si aprirono dolcemente, acquisendo un dolce color ambrato.
"Vieni, sono riuscito a chiedere in prestito la macchina a mio fratello!" le sorrise, dandole un bacio sulla guancia e dirigendosi verso l'uscita. Lydia si guardò attorno un po' interdetta: era strano che quei fiori sbocciassero in pieno Settembre. Si chinò e annusò profondamente un fiore, lasciando che il nettare le penetrasse il cervello, ma quando aprì gli occhi, piccole scintille verdi le danzavano attorno, ricordando i motivi delle lucciole.
Lydia sorrise, guardandosi attorno, quando poi una scintilla le si posò sul suo naso, colpendola con un tepore che la fece rabbrividire. Un suono di clacson interruppe tutta la magia del momento, e Lydia si precipitò da Doug, salendo in macchina e baciandolo ancora.
"Hai messo delle lenti a contatto?" domandò azionando la macchina.
"No, perché?"
"Non so... i tuoi occhi sembrano più verdi del solito."

"SKYLAR"

Uno sbuffo di vento scompigliò i capelli castani del ragazzo. Skyler era fermo, piantato davanti ad una vetrina ed ammirando una chitarra elettrica che desiderava da troppo tempo, ma che costava più di quanto al momento potesse permettersi.
Arrivò con 10 minuti di ritardo a lavoro, ma il suo capo non lo sgridò: era un uomo magnanimo e quella sera non c'erano troppi clienti al bar. Skyler ficcò la felpa nell'armadietto tirando fuori la divisa, quando un secondo colpo d'aria spalancò la finestra, lasciando entrare scintille argentate.
Il ragazzo non ci fece subito caso, ma poi, quando un luccichio lo colpì all'orecchio dandogli una leggera scossa di fresco, si ritrovò a sorridere, come avesse ricevuto un messaggio simpatico da una persona di cui gli importava molto.
Skyler iniziò il turno, pulendo e togliendo i bicchieri e le briciole dai tavoli, scontrandosi quasi con l'altra sua collega, Katee.
"Ehi, stai bene?" domandò la ragazza, prendendogli il mento fra indice e pollice, osservando il ragazzo attentamente.
"Sì, perché?"
"Non so... sarà la luce, ma sembra che tu abbia gli occhi grigi!"

"TYLER"

Il ragazzo aprì gli occhi, credendo fosse sua madre ad averlo svegliato per avvisarlo ad andare a scuola. Era ancora buio fuori dalla finestra, allora controllò il cellulare e vide che erano ancora le tre del mattino. Sbuffò, si rigirò fra le coperte ma non prese sonno subito poiché distratto da piccole lucciole arancioni che gli svolazzavano sopra il capo.
Provò ad afferrarne una, ma erano come granelli di polvere che si spostavano al minimo movimento d'aria, allora aspettò, affascinato, fino a quando una di quelle lucciole non gli si posò sulle labbra, dandogli una scossa che lo irrigidì per un momento soltanto. Il mattino dopo, quando fu davvero ora di andare a scuola, sua madre lo svegliò per fargli fare colazione.
"Hai mai visto delle lucciole arancioni?" domandò Tyler, sovrappensiero.
"No, tesoro. Le avrai sognate..." disse la donna e il ragazzo annuì. "Ehi, che hai fatto agli occhi?"
"Nulla, perché?"
"Mi... mi sembrano arancioni!"

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