Nox Mortiferus

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Le tenebre regnavano sovrane, il silenzio alleggiava nell'aria, accompagnato dal freddo pungente, tipico fattore climatico di quell'inverno estenuante, le nuvole danzavano come in un rito funebre, difficili da distinguere nel firmamento oscuro ed inquietante.
Più lo guardavi, più nè rimanevi rapito: come una bambola di pezza con sguardo assente che compie le volontà di qualcosa inesistente.
A metà strada recuperavi lucidità, conscio del luogo in cui ti trovavi e allora l'inquietitudine aumentava, la paura saliva, la bocca tremante e la testa tormentata da mille pensieri assillanti.
E proprio così, Eris si svegliò da quel torpore in cui era caduta, scrutando il buio che circondava tutto nel suo stretto e seducente abbraccio.
Allungò una mano verso l'interruttore della luce, quest'ultima prepotente tagliò in due la sua forza opposta, la quale spaventata sembrò disperdersi nel nulla. La figura esile della ragazza camminava leggiadra e cauta sul pavimento marmoreo, ponendosi infine davanti alla tenda chiara che con una mano si apprestò a scostare, giusto per liberare il viso e poter permettere al suo sguardo nero come la morte stessa di vagare oltre il vetro trasparente.
Ed eccola lì: la terra sprofondata in un sopore profondo, spenta dai colori sgargianti che regalava il giorno, ora tetri appartenenti a quelli della notte. In quel manto oscuro, piccole luci brillavano nello spazio mentre le ombre di imponenti edifici incorniciavano un quadro perfetto.
Eppure, c'era qualcosa di inquietante quella sera: lo sguardo di Eris vagava in cerca di qualcosa, doveva trovare quel qualcosa, perchè suggerito dal suo udito che nel momento stesso percepiva una leggera musica sommessa, all'esterno del vetro, dentro quella realtà inviolabile e così lontana.
La musica era di pari bellezza a quella che regalava la notte, affascinante e misteriosa, ma un velo di perversione le girava intorno.
La ragazza, spinta da una curiosità che man mano accresceva nel suo petto, spalancò la finestra, affacciando il viso dalle guancie piene, ora graffiate dal vento irrompente: non scorse nulla che potesse emanare quella triste melodia.
Sempre più confusa, ella richiuse la finestra, avanzò verso la porta e spense la luce: ed ecco l'oscurità regnare, il silenzio accompagnatore rotto da quella melodia misteriosa.
Eris diede le spalle all'oscurità, incamminandosi verso le sue stanze, ma in quel momento una lampo cadde sulla terra e una luce squarciò il manto nero dell'ombra, definendo per metà una sagoma alta e un occhio argenteo brillare in risposta al colpo; la ragazza ignara, entrò nella sua stanza e chiuse a chiave la porta, coricandosi nel letto e sprofondando nelle calde braccie di Morfeo.
[...]
La fanciulla dormiva beatamente, ma il suo viso era segnato da un espressione impaurita, respirava affanosamente.
Era nella sua stanza, di colpo si alzò e accese una piccola lucerna, scese dal letto e uscì dalla zona sicura, camminando per la casa.
La melodia si trovava lì dentro e man mano che avanzava, diventava sempre più forte.
Arrivò nel salotto il quale era illuminato da un leggero spiraglio di luce bianca, emanata dalla luna piena che rischiarava le tenebre di quella tormentata notte.
Al centro della stanza c'era un carrilon ed Eris sobbalzò stupita, senza fiato.
Cosa ci faceva lì?
Cautamente avanzava verso il piccolo oggetto posto per terra, respirava pesantemente come se stesse correndo, ma quella era solo l'ansia che accresceva dentro di lei e le martoriava i sensi.
Arrivata davanti all'oggetto, ella si abbassò per scrutarlo meglio, ma una mano picchiettò sulla spalla sinistra di lei, la quale con respiro mozzato si voltò di colpo e un forte dolore la invase, poi un tonfo sordo e un urlo allucinante.
Eris si rimise a sedere sul letto, affannata e sudata, dopo essersi calmata realizzò di aver vissuto semplicemente un sogno. Tornò a dormire e prima di chiudere gli occhi, nella parte rischiarata della stanza, notò una figura dagli occhi sicuri e chiari perforarle l'anima.
Rimase pietrificata mentre essa avanzava
<<Chi sei?>> mormorò lei con labbre tremanti e il cuore in gola
<<Tornerai a dormire.>>
Detto questo in uno scatto il suo collo venne tagliato di netto, da esso cominciò a sgorgare denso sangue nero che tinse le lenzuola chiare.
Un'altra anima quella notte, entrò a far parte degli Inferi.

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