Davanti del foglio

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Lou,

Eccomi qui.

Finalmente ti scrivo. So che ti piacciono tanto le lettere, ma non ho mai osato scrivertene una. Forse per paura, per paura di non essere all'altezza, di non scrivere le giuste parole, di non farmi capire o fraintendermi, di non essere abbastanza.

Non mi sono mai sentito abbastanza. Sempre troppo sgarbato, troppo rude, troppo arrabbiato, troppo disordinato, troppo indisciplinato. Troppo ma mai abbastanza.

Non sono mai stato quel genere di ragazzo che studia per il piacere della cultura, che si veste bene e che la sera sta a casa con la famiglia, il ragazzo che va d'accordo con tutti e che e bravo nello sport.

Non sono così. Non lo sono mai stato.

Sono sempre stato quel ragazzo alto, il riccio appoggiato al muretto davanti alla scuola, quello con gli stivali e i pantaloni scuri. Quello con il cappello di lana e i riccioli che scappano ovunque, gli occhi stanchi e le leggere occhiaie.

Non avevo mai i compiti, non arrivavo mai in orario, non facevo uno sport. Ogni tanto andavo a correre, ma raramente. Il sabato facevo sempre festa.

Non ero e non posso ancora essere considerato un bravo ragazzo.

Mi ricordo perfettamente il giorno in cui ti ho visto per la prima volta.

Me lo ricordo bene il ragazzo che mi ha stravolto la vita.

Ti ho odiato tanto, fin dall'inizio. Tu, con quei capelli perfettamente pettinati, il ciuffo moro che doveva essere sempre accuratamente spostato, i fini occhiali neri davanti a due splendidi occhi azzurri, quelle tue odiose maglie a righe abbinate a quelle terribili bretelle. E quei dannatissimi pantaloni stretti.

Oh Louis, eri stupendo. Sei stupendo.

Ti ho odiato perché volevo essere come te. Essere giusto, essere perfetto. Con i capelli ordinati, il sorriso acceso sul volto e tanta voglia di fare.

Ma io non ero e non sono così.

Non ho mai avuto tutto quest'entusiasmo di vivere. Tu si.

Tu eri quel ragazzino che faceva ridere tutti, che facevi le facce buffe quando la professoressa si girava, quello che andava bene a scuola ma giocava anche a calcio da dio.

Ho seguito di nascosto tanti dei tuoi allenamenti e, tesoro, sei stupendo. Sei stupendo anche nel giocare a calcio.

Sei sempre stato il piccoletto che faceva ridere tutti e che aveva voglia di scherzare e di fare festa.

Ti odiavo. Un tempo ero io quello popolare.

Capii che per essere di nuovo considerato avrei dovuto essere tuo amico, entrare nel tuo gruppo che tanto odiavo.

Con il tempo apprezzavo sempre di più il ragazzino con le bretelle, quello con gli occhi azzurri e le labbra fini.

Dio, le tue labbra.

E poi lo sai bene com'è andata tesoro. Mi sono innamorato. Non me ne capacitavo. Mi ero innamorato di un ragazzo, un ragazzo dagli occhi più belli del mare, con una voce squillante, una forza interiore immensa.

E te lo dissi.

"Lou... Ti devo dire una cosa."
"Dimmi Haz"
"Mi sono innamorato di te"

Te lo ricordi? Eravamo al parco, prima del tuo allenamento del venerdì. Eravamo sulla nostra panchina, quella dietro al laghetto delle oche.

Vidi i tuoi occhi brillare e si accese una speranza dentro di me.

Io ti amavo.

E tu mi baciasti.

E io non capii più nulla.

Caro Louis, quel pomeriggio non andasti ad allenamento, me lo ricordo bene.

Da lì partì l'avventura più bella della mia vita. Mi perdevo nei tuoi occhi ogni volta che incrociavano i miei, mi sentivo per la prima volta giusto.

Non mi sentivo più l'Harry del muretto, quello scorbutico e stronzo, mi sentivo il tuo Harry, l'Harry che veniva ai tuoi allenamenti, che ti portava al bar a bere la cioccolata calda, che ti guardava sorridere e che stava bene, bene davvero.

Ma Louis, le cose belle non durano per sempre, e noi non siamo durati.

Io ti ho amato tanto, ti amo ancora.

Sento la tua voce risuonare nel fondo della casa, una voce squillante e piena di allegria.

Mi guardo allo specchio e vedo i miei lunghi capelli che ricadono sulle spalle, ti sarebbero di sicuro piaciuti portati così.

Per le strade, ora che è natale, ci sono tutte quelle lucine colorate che ti piacevano tanto e che illuminavano ancora di più il tuo sguardo.

Le mie grandi mani erano perfette per le tue così piccole e forti, così sicure.

Eri forte Lou, eri tanto forte. Ma non abbastanza.

Non riuscivi più a sopportare quello che gli altri pensavano di te. Quello che pensava tuo padre, tua sorella, i tuoi amici.

Eh si, a te piacevano i ragazzi, piacevo io, e non era giusto, non andava bene.

Mio piccolo Lou, è colpa mia, non ti ho dato forza abbastanza.

Tu e ne hai sempre data tanta, tantissima, e io non ho mai capito a pieno i tuoi sguardi, non ho mai capito che non ce la stavi facendo.

Sembravi felice con me.

Perdonami, ti prego.

Io non riesco a perdonarmi. Non ce la faccio. Ma presto amore mio, sarà tutto finito.

Lou, ti amo. Ti amo tanto.

Mi mancano i tuoi occhi azzurri e il tuo strizzarli forte mentre sorridevi. La tua risata e le tue labbra dolci. Le tue mani su di me e il tuo sguardo caldo.

Louis, non riesco a vivere senza di te. Non ce la faccio.

Non riesco più a sentirmi giusto, a stare bene, a fare qualcosa fino alla fine. Nessuno mi motiva più, nessuno mi dice che sono bravo, che ne vale la pena, perché amore, senza te non ne vale la pena.

Tu ne valeva la pena.

Nella mia vita adolescenziale, fino al giorno in cui ti ho incontrato, ho sempre cercato qualcuno per cui ne valesse la pena.

Qualcuno a cui dedicare il primo pensiero del mattino, qualcuno a cui dedicare il primo bacio la mattina di natale, le prime coccole e "Buon Natale amore", qualcuno con cui condividere anche le piccolezze, le cose semplici, come le litigate per l'ultimo biscotto nella ciotola, per la decisione del film o della pizza da ordinare.

Qualcuno a cui parlare di tutto, anche solo con uno sguardo. Mi capivi sempre, anche con uno sguardo. Con quei tuoi occhioni azzurri tutto passava, mi dimenticavo del male che c'era in me e nella mia vita.

È questo che serve ad ogni uomo, un compagno di vita, un qualcuno che scacci anche il più fine velo di tristezza che ti si può posare sul cuore. Qualcuno per cui valga la pena mostrarsi tristi, mostrarsi deboli e se stessi.

Io con te ero me stesso. Sempre e comunque.

Quell'Harry che amava. Sì ti amavo, ti amo ancora.

Ti amo.

Amore, gira la pagina -->

All The Love || LARRYDove le storie prendono vita. Scoprilo ora