capitolo I.

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Nuova scuola. Nuovi amici. Nuovi prof. Ah, che bello il liceo, eh? Fantastico. Pieno di morti di figa e ragazze pronte a finire nel letto del primo che capita. Che combinazione. Che schifo. Non dico di essere una santa, ma un po' di contegno, dai.
Oh cazzo, sono le sette e mezza, almeno il primo giorno evitiamolo il ritardo, eh.
Porca puttana, dove sono i miei jeans neri? Ah, eccoli. Uh, quella maglia strafiga! Okay vado in bagno e mi lavo i denti, mi pettino, matita e mascara e sono pronta.
Il mio riflesso nello specchio è meglio di quanto mi aspettassi. La maglia larga, i jeans neri strappati, lo zaino ovviamente nero, le Vans bordeaux, telefono, cuffie, sono pronta.
"Ciao mamma, io scendoo!" urlo mentre scendo giù per le scale.
"A dopo, tesoro!" ricambia lei. Oh, adoro mia madre.

Sono le otto, dovrei entrare alle otto e trenta, dieci minuti per arrivare. Sono in perfetto orario.

Arrivata fuori scuola, trovo gruppi di ragazzi sparsi qua e là.
Si distinguono facilmente i più grandi, che si salutano, abbracciano, baciano e tutte quelle cose lì, e le matricole, che si guardano intorno spiazzati e leggermente impauriti.
Io non conosco nessuno, anzi qualche viso conosciuto c'è, ma mi stanno sulle palle e sinceramente non ho voglia di salutarli.
Osservo tutto quello che succede, cerco di ricordare facce, voci, di associare ad essi i comportamenti, almeno non mi troverò completamente spaesata in qualsiasi situazione.

Al suono della campana, aspetto che si sfolli l'entrata, dopo entro, seguo le indicazioni e trovo la mia classe.
IªD, secondo piano, in fondo al corridoio. Abbastanza semplice.
Entro in classe, mi siedo in fondo, giusto al centro. Do un'occhiata in giro. C'è una ragazza mora, vestita stile hippie. Un ragazzo con gli occhiali e l'apparecchio seduto due banchi avanti a me, sicuramente un secchione. Un gruppetto di ragazzi apparentemente volgari e cafoni. Nessuno si è accorto di me, cioè, almeno non mi ha dato molta importanza.
Cinque minuti dopo, la classe era completamente piena, eccetto il posto affianco a me. Diciamo che non me ne stupisco, anche perché si conoscono quasi tutti tra loro. Entrò il professore, un uomo alto e snello, già dalla faccia sembrava antipatico. Ci squadrò uno ad uno.
"Buongiorno ragazzi" iniziò con voce acida "Io sono il professor Manderson, vi insegnerò matematica." e iniziò a parlare di cose molto interessanti. Tanto  che iniziai a giocare a tris con me stessa.
Pochi secondi dopo, una ragazza tutta vestita di nero con i capelli rossi spalancò la porta e si precipitò dentro tutta affannata.
"Buongiorno, mi scusi per il ritardo, ho perso la metro." esclamò.
"Lei è la signorina..?" chiese il professore.
"Cray, Chanel Cray."
Il prof controllò sul registro.
"Bene, signorina Cray, che questo ritardo non si verifichi più, oppure sarò costretto a farla restare fuori la porta per il resto della lezione. Ora vada a sedersi."
Pronunciò il cognome con tutto il disprezzo che aveva in corpo.
La ragazza si guardò intorno e notò il posto libero vicino a me, si avvicino e si sedette mentre Manderson continuava la sua noiosa spiegazione su ciò che si deve fare o no in questa scuola e blablabla.
Ritornai a scarabocchiare sul quaderno, quando sentii la ragazza parlare.
"Ciao, io sono Chanel." mi porse la mano; la afferrai e risposi "Piacere, Lilith."

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 25, 2015 ⏰

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