Da un po' di tempo, era giù di morale : non era mai fiera di quello che faceva, si sentiva troppo insicura e non accettata. Chissà chi avrebbe potuto capirla, forse nessuno. A nessuno balenava in mente, anche lontanamente ipotizzando, che lei soffrisse proprio a causa di questo suo malessere.
Lei odiava persino il suo nome :Silvia. Lei, come si fa a dimenticarsene. Quei suoi occhi grandi, così scuri e profondi, ma al tempo stesso splendenti e curiosi, quasi come se volessero esplorare il mondo. Le veniva spesso ripetuto che il suo naso piccolino e tendenzialmente aquilino fosse perfetto per la conformazione del suo visino, contornato da morbide guance rosee. Dello stesso colore e consistenza aveva le labbra, puntualmente screpolate, che facesse freddo o no. Applicava sempre quei burrocao alla ciliegia, o fragola, o menta, li possedeva tutti. Invidiabili erano anche i suoi capelli,i quali le ricadevano sulle spalle in morbide onde ricce : quando era piccina, li detestava. Poi, crescendo, ha imparato ad accettare, in parte, il suo corpo.
Il suo fisico non era il classico sviluppato e formoso, no, forse anche il contrario. E lei se ne vergognava quando le veniva ripetuto e talvolta diventava un vero e proprio turbine di emozioni, oscillante tra la rabbia, il divertimento e la debolezza, anche se lei è stata sempre una di quelle persone complete e con vere emozioni, solo che non se ne accorgeva.
Non si accorgeva di tante cose. Lei era di una bellezza estranea al mondo in cui viviamo, ma soltanto perchè lei era di un altro mondo, totalmente : il suo. Lei non si accorgeva di tante cose, però, solamente perchè non le veniva detto abbastanza spesso.
E questo l'ha portata all'autodistruzione.
Fin quando sono arrivato io.