Body language.

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Harry

Quando Louis Tomlinson entrò per la seconda volta – in quella settimana – nel mio negozietto, non mi sorpresi affatto.

Durante i due mesi e mezzo in cui eravamo stati fidanzati, non c'era stata cosa più difficile di conoscere a fondo il ragazzo e cercare di capirlo. Come da copione, non c'ero riuscito, ma riflettendo sulla nostra relazione – soprattutto durante la notte precedente passata rigorosamente in bianco – mi pentii di non aver compreso alcune sue mosse.

Era maledettamente lunatico e poco coerente. Di norma, faceva il contrario di ciò che usciva dalla sua bocca.

Così quando "Quello che è successo ieri sera è stato un errore madornale" mi disse, appoggiando le mani sul bancone e guardandomi dritto negli occhi, non ne fui spaventato.

"Un errore che hai voluto anche tu" gli ricordai, poggiando una scatola di CD appena arrivati degli AC/DC. Era il periodo dell'anno in cui tutti facevano uscire un album, e a me non dispiaceva affatto.

Mi passarono per la mente i flashback delle serate di anni prima, passate sdraiato sul cofano della vecchia auto del padre di Louis, ad ascoltare il "Greatest Hits" dei Queen perché "Non comprerò mai tutti i dischi, meglio comprarne uno che contiene tutte le canzoni più belle!". Peccato che almeno un mese dopo avesse iniziato a collezionare tutti i loro CD ed i loro LP. Trascorrevamo le serate così, con i Queen messi a palla nello stereo di quella vecchia auto, e noi a guardare le stelle sdraiati sul cofano già ammaccato. Davvero romantico, peccato che la maggior parte delle volte quegli atti melensi non prevedevano altro che vagonate di birra e discorsi su quanto bello fosse il nuovo taglio di capelli di Roger Taylor.

Lui mi guardò con un cipiglio sul volto.

"Non ci siamo capiti, Harry. Non voglio assolutamente fare nulla che includa te e me insieme e vicini"

Sospirai e "Bene" cominciai, "Però potremmo sempre ascoltare Hot Space insieme, se ti va" gli annoverai in seguito.

Lui si guardò attorno nella speranza di vedere il vinile in bella vista ma "L'ho spostato in magazzino, troppe persone mi hanno chiesto se fosse in vendita ed era straziante vedere le loro facce quando gli rispondevo di no" conclusi.

Louis mi guardò nervoso, sentendosi chiamato in causa. Mi dispiacque di averlo indirettamente menzionato così "Però sei l'unico con cui mi piacerebbe ascoltarlo" tentai di recuperare.

Mi scoccò uno sguardo infastidito ma poi "Si può fare" annunciò arrendevole.

"Seguimi pure"

Procedemmo fino al mio magazzino. Sperai che nessuno entrasse in quel lasso di tempo al negozio, in modo tale da potermi godere con Louis l'ascolto del vinile.

Arrivati, quest'ultimo si gettò in una delle vecchie poltrone in cui ero solito stravaccarmi dopo una giornata intensa di lavoro – specialmente quando c'era mia sorella nel magazzino ed ero obbligato a giocare a carte con lei - . Io mi avvicinai al vecchio giradischi che tenevo proprio in zona, per poter inserire il vinile e lasciare che la stanza prendesse vita attraverso la meravigliosa melodia delle regine.

Ma non me ne fu dato tempo, perché proprio quando stavo per acchiappare Hot Space da una pila di tanti altri, mi sentii prendere per le spalle.

Atterrai sulla mia stessa poltrona, e ne fui grato perché già avevo immaginato il mio sedere a terra, e Louis mi si parò davanti.

"Cosa-" provai a chiedere ma "Zitto, non voglio sentire niente!" mi interruppe lui, impiantandosi sulle mie ginocchia e mettendosi a cavalcioni sopra di me.

Hot Space.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora