11 settembre 2017
Correva disperata, era un'altra delle sue fughe, ma questa volta era convinta che non l'avrebbero presa e che sarebbe riuscita a cavarsela da sola. Mentre guardava la luna, la sua luce si rifletteva nei suoi occhi assumendo uno sguardo carico di preoccupazione, malinconia e tristezza. No. Non poteva fermarsi proprio adesso, doveva continuare a correre, ma le sue gambe stavano cedendo, era ferita alla faccia, alle braccia e alla schiena, il suo corpo era ricoperto dalle ferite dei rovi che aveva incontrato nel bosco che adesso gli bruciavano per il sudore salato che gli scivolava sulla pelle e brillava alla luce della luna. Ora si trovava sulla strada asfaltata e la luce dei lampioni gli faceva da guida, era più facile orientarsi così, mancava ancora poco ad arrivare, doveva resistere. Mentre correva i capelli gli coprivano gli occhi e lei se li spostò con un gesto veloce della mano che esseno ferita gli provocò un dolore e le fece uscire un << AHIA!>>. Non si fermò a medicarsi, non aveva tempo, ma tutto il suo corpo gli chiedeva di smettere, aveva il fiatone, i polmoni gli bruciavano e il catarro LE era salito in gola e non le permetteva di respirare nonostante lei cercasse di ingoiarlo. No, non si sarebbe fermata per niente al mondo, non sarebbe ritornata a casa. In realtà quel posto non poteva di certo chiamarlo casa, quel posto non sarebbe mai stato la sua vera casa. Sarebbe andata dove nessuno avrebbe potuto trovarla, era così vicino alla meta, alla salvezza e alla sua nuova vita. Eccola là, la sua nuova casa era sul lago e ci andava sempre quando era piccola, appena si ricordò di quanto era felice prima non riuscì a trattenere le lacrime, era tutto cambiato ora, tutto diverso, tutto sbagliato ed era arrabbiata come non era mai stata prima. Le lacrime scendevano copiose e LE annebbiarono la vista e con un altro gesto della mano si asciugò il viso sporco e adesso anche bagnato e appiccicoso. Mentre era assorta da questi pensieri non si accorse di un dosso e inciampò cadendo sull'asfalto freddo e ruvido con la guancia. Sentì un dolore acuto alla testa e al ginocchio, non appena si portò la mano alla fronte sentì un liquido caldo sul palmo e si accorse del sangue, non controllò il ginocchio, di sicuro era messo allo stesso modo. Pianse, un po' per il dolore e un po' per la sconfitta e si accovacciò. Per la prima volta quella sera si era arresa e aveva avuto paura. Eppure talmente stanca che stava per addormentarsi lì, ma il suo istinto di sopravvivenza la fece alzare bruscamente di colpo... un momento, non era stato il suo istinto a tirarla su, ma due mani calde la avevano presa sotto le ascelle e sotto le ginocchia per tirarla su. Quelle braccia forti e familiari la tenevano stretta e lei si abbandonò tra esse. Usò le sue ultime forze per guardare il suo salvatore negli occhi e mormorare un flebile << Grazie>> <<Oh, Marghe>>. Sapeva benissimo di chi erano quegli occhi verdi ed era contenta che lui fosse qui, tanto contenta quanto sorpresa. Si strinse di più al suo petto e si addormentò sollevata.
11 settembre 2016
Margherita con quel suo viso dolce avrebbe potuto ingannare chiunque, ma non se stessa, lei sapeva esattamente chi era. Tutti la definivano molto a modo, educata, pacata, timida, aggraziata e anche gentile. In realtà era completamente sbagliato quello che pensavano di lei, almeno per quanto riguardasse aggraziata, timida e gentile. La verità è che era tutta sballata, completamente fuori, svampita e testarda, imprecava sempre. Era sfacciata, ti tirava la verità in faccia come fosse un enorme sasso, era acida, suscettibile, irascibile e fastidiosamente orgogliosa, per non parlare della voglia, anzi la pretesa di avere sempre ragione, ma quella ce l'avevano tutti. Però era felice, incontestabilmente felice e a lei bastava questo. La felicità le si rifletteva negli occhi color nocciola e nel suo sorriso sincero alla fragola. A suo avviso non le mancava niente, aveva gli amici, una famiglia unita, bei voti a scuola, si riteneva anche se non bellissima almeno carina. In realtà gli mancava la parte fondamentale della vita di tutti: l'amore. Lei credeva nell'amore, ma non l'aveva mai provato, non ne aveva mai avuto la possibilità. Non aveva mai condiviso così tanto con una persona da entrarci dentro completamente, da fondersi con lei. Lei odiava l'amore, l'aveva fatta soffrire così tante volte e sembrava così irraggiungibile. Lo odiava, certo, ma ci aspirava, voleva incontrarlo, voleva sentirlo, provarlo, farlo suo; forse perché si odia quello che non si ha o che non si può avere, odiare è l'unico modo per stare vicino a ciò a cui siamo lontani, a quello che non si può toccare. Quello che divide amore e odio è così sottile da essere considerato impercettibile, se non esistente e Margherita questo lo sapeva, ma non voleva ammetterlo.