Fiammetta osservava il suo riflesso sul vetro.
Sembrava uno spettro: quella notte non aveva dormito, ed ora la stanchezza era evidente sotto i suoi occhi con macchie nere.
Quando aveva saputo della visita al carcere della sua città, non stava più nella pelle.
Nonostante avesse avuto più di due settimane di tempo per prepararsi psicologicamente, la sera prima non riusciva ad addormentarsi.
Si riscosse quando il pullman si fermò, e si preparò a scendere per la prossima fermata.
Raccolse la borsa a tracolla e si alzò il cappuccio.
Premette il bottone e un leggero "ding" si diffuse per tutto l'abitacolo.Quando scese, un brivido le attraversò la schiena e si strinse ancora più al cappotto.
Raggiunse velocemente i suoi compagni, difronte all'entrata del carcere.
Avevano tutti un'espressione ansiosa in viso, come lei.-Fiammetta!- si sentì chiamare.
Un braccio muscoloso le avvolse il collo.
-Lionel- disse lei con un leggero sorriso.
-Pronta per esaminare le nostre cavie?- chiese in una risata.Gli piaceva sdrammatizzare, e in quel momento Fiammetta lo ringraziava mentalmente: tutta quella tensione la faceva stare male.
-Certo dottor Hornigold, e lei?- rispose a tono, facendo un sorriso sghembo.
-Ovvio, dottoressa Van Hood- le stampò un bacio su una guancia, dandole un buffetto sull'altra.
Lei rise piano, e si riunirono al gruppo, salutando altri compagni.Avevano tutti delle espressioni gravi, come se in galera dovessero andarci per restare.
Fiammetta invece fremeva dalla voglia di parlare con qualche detenuto.
Era sempre stata curiosa in ogni ambito, e l'idea di un edificio dove entravano delle persone punite dalla legge e ne scappavano dopo qualche anno o non ne scappavano affatto, l'aveva sempre crucciata: cosa facevano i detenuti? Come vivevano? Cosa avevano fatto per stare lì dentro? E come mai?
Erano troppe le domande che le vorticavano in testa, ma le avrebbe tirate fuori non appena ne avrebbe avuto l'occasione.
Parlare con qualcuno lì dentro, era uno dei suoi desideri da quando aveva iniziato a specializzarsi in psicologia criminale.
Era affascinata dalla mente dei malviventi, sia quelli più estremi, che quelli più moderati.
-Ragazzi, preparatevi, stiamo per entrare- annunciò il professor Cormac e subito si diffuse un mormorio eccitato.
Non appena le porte si aprirono, le persone iniziarono a spingere, come ragazzini ad un concerto.
Fiammetta perse di vista Lionel, e scocciata cercò di tenersi all'esterno della calca.
Odiava le folle, soprattutto quelle in cui tiravano gomitate o pestavano i piedi.
Quando arrivarono all'atrio del carcere, alcune guardie passavano metal detector sui corpi degli universitari e dei professori, altre prendevano le varie borse e zaini e li depositavano dentro delle cassapanche, chiudendole con le chiavi e appendendole ad una bacheca dentro un ufficio.
A Fiammetta sembrò un tempo infinito.
Muoveva velocemente il dito indice sul dorso della mano, nervosamente.
Non aveva nemmeno il cellulare per controllare l'ora.
Non era permesso tenerlo.Vennero divisi in due gruppi, vide Lionel con la professoressa Scott farle un saluto e mandarle un bacio.
Fece finta di afferrarlo e portarselo alla guancia, poi fece lo stesso
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Hidden Reasons
Fanfiction-Perché il nero?- gli chiese di getto. Brutta mossa, il paziente avrebbe potuto sentirsi attaccato. Il giovane uomo davanti a lei si leccò le labbra, mantenendo il contatto visivo. Si sporse un po' più avanti, come se quello che stava per dire era u...