La portiera batté con forza dietro di lui e Louis si ritrovò a sospirare, quel suono era decisamente la fine della sua vecchia vita e l'inizio di quella nuova.
Guardò verso la casa che era di fronte alla macchina appena parcheggiata e sorrise: la casa sembrava essere nuova, la vernice bianca non era crepata o staccata in nessun punto, le tegole sul tetto erano tutte al loro posto e la vernice degli scuri non era ancora stata rovinata da nessuno.
Il giardino era pulito, l'erba cresceva rigogliosa e un albero abbastanza alto gettava i suoi rami contro una delle finestre della casa, un leggero vento li faceva muovere producendo un fruscio musicale che risollevò appena il morale di Louis.
Non si era mai voluto trasferire. Specialmente se doveva andare in un'altra città, dall'altra parte del mare che divideva l'Irlanda dall'Inghilterra.
Mullingar era una paese piccolo e Louis lo odiava, perché tutti conoscevano tutti ed era davvero orribile. Era per questo che si erano trasferiti, perché tutti sapevano che nei Tomlinson non solo c'era un alcolizzato, ma c'era anche un gay. Nonché Louis.
Sua nonna, comunque, non era andata a cercare una casa a Londra, ma bensì a Holmes Chapel che se Mullingar aveva 1000 abitanti, la nuova città ne aveva solo 600 e le voci sarebbero corse più in fretta.
Per il momento, per fortuna, era solo giugno, quindi Louis avrebbe avuto tutta l'estate per decidere come comportarsi a scuola.
"Boo, amore, viene ad aiutarmi con i bagagli!" sua nonna lo risvegliò dai suoi pensieri, facendolo tornare alla realtà.
"Si, nonna, eccomi".
Dopo aver portato le sette valigie sue e di sua nonna oltre la soglia della nuova casa, poté guardarsi attorno. L'abitazione sembrava molto più grande all'interno che vista dall'esterno, ma forse era solo un'impressione.
L'arredamento era abbastanza antico perché tutti i mobili presenti erano quelli di sua nonna che quando era bambina abitava in quella casa.
L'atrio dava su un immenso salotto con un camino enorme, decorato in stile vittoriano; l'altro lato della sala dava su un corridoio dove Louis sapeva ci fossero tutte la stanze che avrebbe occupato sua nonna.
In fondo al corridoio c'erano delle scale, pensò che portassero alle altre due camere da letto e al secondo bagno.
Tornò all'atrio e raggiunse la cucina, dove sua nonna stava già spadellando per preparare il pranzo. La cucina era molto illuminata, rispetto alle altre poche stanze che aveva visto, come la sala da pranzo, annessa alla cucina.
"Cosa prepari di buono, nan?" chiese Louis, sedendosi ad uno degli sgabelli dell'isola.
"Pasta alla carbonara, tesoro" rispose sua nonna, girandosi e regalandogli un sorrisino sdentato.
"Oh!" esclamò il nipote "Che bello, allora vado subito a lavarmi le mani!"
"La porta del bagno è la prima sulla destra, in fondo al corridoio" gridò la donna.
Louis camminò allegro fino al corridoio, ma quando si trovò nel mezzo del corridoio si ritrovò a reprimere un brivido. Quel corridoio era inquietante, nonostante fosse quello di casa sua.
Raggiunse la porta e la spinse per entrare. La stanza era buia a causa delle tende tirate e Louis non sapeva dove fosse l'interruttore per la luce. Si addentrò nella stanza con le mani contro il muro, cercandolo. Quando lo trovò, esultò e lo premette.
Una luce bianca illuminò la stanza e Louis si ritrovò a sobbalzare, perché nella vasca c'era un liquido denso e scuro e una persona vi era immersa dentro fino al naso.
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L'ombra Nel Buio
RandomE lui è sempre lì. Riesce a sentirlo, lo sente chiamare il suo nome, lo sente implorarlo di aiutarlo. E chiunque scapperebbe, ma Louis no. Louis non ha paura del buio. E neanche dell'ombra che c'è nel buio. *** "Ragazzo mio, finirai per tagliarti"