La camera da letto era più grande di quello che pensava, ma prendeva tutto il secondo piano, quasi.
Inoltre aveva una cabina armadio, che Louis aveva già riempito con tutti i suoi vestiti. La lampadina era rotta e Louis aveva chiesto a sua nonna se poteva andare a comprarne una mentre era fuori.
Dopo la litigata sul gatto, Louis non aveva tirato fuori l'argomento, ma sua nonna non voleva vedere H neanche per tutto l'oro del mondo. Il povero gatto era sempre chiuso in camera sua, quindi.
Quel pomeriggio era seduto sul suo letto a leggere un libro, H se ne stava tranquillo a giocare con un gomitolo che Louis aveva rubato ad Anne, sperando che la donna non se ne accorgesse.
Il gatto miagolò e Louis sollevò lo sguardo, guardando il gomitolo rotolare oltre la porta della cabina armadio.
Sospirò e si alzò, mettendo da parte il libro. In quei giorni aveva imparato che il suo gatto aveva paura del buio, per questo si diresse verso la buia cabina. La luce purtroppo non funzionava
Non fece in tempo ad arrivare davanti alla porta che il gomitolo tornò indietro, fermandosi ai suoi piedi.
Aggrottò le sopracciglia e lo spinse indietro con un piccolo calcio. Dopo pochi secondi il gomitolo era vicino ai suoi piedi.
Quello non era affatto normale.
Senza pensarci provò ad accendere la luce e quella si accese rivelando impronte di sangue per terra, sui suoi vestiti appesi e sul muro.
Ingoiò a vuoto e entrò nella stanza, toccando una sua maglietta, sporcandosi di sangue. Com'era possibile tutto ciò?
Si guardò la mano sporca di sangue e non seppe cosa fare. L'intera stanza era sporca di sangue e i suoi vestiti erano tutti rovinati. Sospirò. Tanto oramai c'era abituato, quando era a Mullingar tutti i suoi vestiti e tutte le sue cose venivano rovinate dai suoi compagni.
Perché era orfano. Perché era gay. Perché era diverso.
La luce si spense all'improvviso e quando si riaccese il sangue era sparito. Tirò un respiro di sollievo e sorrise, sussurrando un grazie. La sua mano era ancora rossa e sussultò quando sentì delle dita stringere il suo polso.
Qualcosa accarezzò il palmo della sua mano e il sangue sparì.
Riusciva a sentire la sua presenza. Sentiva che c'era qualcuno davanti a lui. allungò l'altra mano e toccò davanti a sé, c'erano dei capelli e quelle erano labbra.
"Tu non hai paura".
Louis sentì le labbra muoversi contro le sue dita.
"Perché dovrei avere paura?" chiese.
"Lei ha paura di me" rispose la voce "Io non voglio farle del male".
"Chi ha paura di te?".
"Perché non hai paura?".
Louis non risponde, mosse le dita sulla pelle che sentiva sotto le dita, ed era liscia e morbida. Allungò l'altra mano per toccare di più, ma la presenza sparì.
Il suo cuore batteva fortissimo contro la cassa toracica e non aveva idea di come poteva spiegare quello che era appena successo.
La luce della cabina armadio si spense di nuovo e Louis tornò nella sua camera con gli occhi spalancati. H giocava tranquillamente con il suo gomitolo e Louis doveva... doveva dargli da mangiare o quel gatto sarebbe morto di sicuro.
Non era cresciuto neanche un po' da quando l'aveva trovato nella vasca e il fatto era parecchio strano , soprattutto contando che lo faceva mangiare come bue.
Lo prese in braccio e scese di sotto dicendogli frasi stupide.
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L'ombra Nel Buio
De TodoE lui è sempre lì. Riesce a sentirlo, lo sente chiamare il suo nome, lo sente implorarlo di aiutarlo. E chiunque scapperebbe, ma Louis no. Louis non ha paura del buio. E neanche dell'ombra che c'è nel buio. *** "Ragazzo mio, finirai per tagliarti"