Capitolo 1.

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Ore 19,15 abbiamo appena messo piede in treno non so quanto tempo ci voglia per arrivare alla stazione di Francoforte penso che dormirò.

Sono quasi le 20, mi sono girata e rigirata sopra al mio sediolino non sono riuscita a chiudere occhio, non riesco a pensare che ho lasciato Berlino per delle periferie più disastrate di tutta Francoforte, per essere precisi non è stata nemmeno una mia scelta, sono stata obbligata dai miei perché non c'è più via d'uscita, mio padre si era già trasferito da qualche mese e adesso era giunta l'ora che io e la mamma lo raggiungessimo. Non ho ancora realizzato che non passerò più le giornate a in bici nei parchi, a passeggiare per le vie illuminate, stare nella mia vecchia soffitta a leggere, passerò dalla Berlino che tutti ci invidiano a una squallida Bahnhofsviertel (già il nome è impronumciabile) vivendo così molto probabilmente in una fatiscente casa fino a che i mie genitori non si ristabilizzeranno economicamente.

Fissava il paesaggio dal finestrino e più ci si allontanava dalla capitale più esso diventava triste, i palazzi signorili lasciavano spazio a enormi case prefabbricate, i parchi invece lasciavano spazio a enormi distese di colate di cemento armato, la periferia era diversa da come lei era abituata ma uguale a quello che aveva immaginato.
《Dana, prendi le tue valige ed esci, tuo padre ci sta aspettando》 le parole di sua madre la distorsero dai suoi pensieri. Uscì dal treno tutta intontita. Fuori c'era il padre che le aspettava con un sorriso stampato in faccia. La madre le corse in contro abbracciandolo poi li raggiunse a testa bassa la figlia.
《Com'è andato il viaggio tesoro?》disse il padre rivolto a Dana e lei non proferì parola.
《Allora... penso che Dana voglia sapere i posti più frequentati dai suoi coetani, tesoro staremo bene qui》.
Nel momento in cui Dana sentì queste parole gettò bruscamente i bagagli a terra 《cosa? Tu davvero credi che starò bene qui? mi avete portato via dalla mia casa da quei pochi amici che avevo e mi avete portato in una città di merda, dove io non voglio stare》tutti i passeggeri scesi dal treno la fissavano.
《 Senti signorina non ti permettere mai più di rivolgerti così a me e a tua madre altrimenti ci saranno conseguenze gravi. Lo sai benissimo che anche a noi sarebbe piaciuto restare a Berlino ma non tutto quello che vogliamo si può avere quindi mettiti l'anima in pace, la famiglia Pfeiffer resterà qui》 allora lei in tono sarcastico disse《 perfetto però d'ora in avanti non rivolgetemi la parola rischierei di fare un'altra delle mie scenate》.

Ci misero poco tempo ad arrivare a casa, il quartiere era illuminato da pochi lampioni sparsi  per il marciapiede, le case erano separate tra loro da una ringhiera di ferro a tratti arrugginita e ogni abitazione sul retro aveva degli appezzamenti di terra battuta, a quella vista anche l'entusiasmo della madre si spense. La casa era molto angusta poco illuminata e puzzava di muffa. Dana salì le scale cigolanti disfò i bagagli e guardo la sua stanza che aveva le stesse cose della vecchia anche se era più squallida. La piccola finestra affacciava sulla strada e un'enorme distesa di case popolari, stanca si accasciò sul letto e si addormentò.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 13, 2015 ⏰

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