Mostri e uomini

Capitolo IV.

L'adrenalinascorreva nelle vene di Ros. Stava giungendo dal suo Consorte, propriocome gli Dei avevano predetto.

LaGalea del Cielo galleggiava tra le nuvole grazie al dirigile che lasosteneva. Era una galea maestosa. I bordi erano ornati da ghirigoridorati rappresentati colore che l'avevano governata: un gigante, untroll, una sirena e persino un demone. La polena era interamente inbronzo e raffigurava un angelo con la coda da pesce e un flauto trale labbra. Si narrava fosse il potere centrale della galea, ciò chepermetteva al mezzo di essere magico. Le vele erano di sera eprofumavano delle maree della luna e di galassie. Questo aromarimandava Ros alla sua Stella. Sapeva di casa e di infanzia-

"Quantotempo è che stiamo navigando?" domandò Albert.

"ilsole è ormai a tre quarti del suo cammino." rispose Arthur,parandosi il viso con una mano per poter osservare meglio il Sole.

IntantoWilliam se ne stava in piedi a prua, scrutando l'orizzonte con ilcannocchiale.

"Vediqualcosa vecchio?" urlò Geroge. William scosse la testa.

AWilliam non importava che i suoi compagni lo chiamassero "vecchio".Sapeva che non lo facevano con disprezzo e sapeva di esserlo. Non erapiù giovane ormai. Aveva passato una vita intera dedicandosi allemeraviglie e del mondo e aveva visto davvero di tutto, ma mai avrebbeimmaginato una simile avventura. Dopo aver incontrato il Grande Torosi sarebbe ritirato per sempre dal mondo dell'avventura, sognandobestie marine ed enormi cani, fino alla morte.

Unaforte boato lo destò dai suoi pensieri. Ci fu un altro scoppio ed unaltro, e ancora e ancora. Pareva che li stessero bombardando. Williamimpugnò il cannocchiale osservando il cielo e l''orizzonte. Notòche mille uccelli infuocati si gettavano in picchiata verso un unicopunto al di là delle nuvole, dove Sole e Luna si incontravano. Leesplosioni creavano nubi di fumo e lingue di fuoco che incendiavanoil cielo. Lo spettacolo commosse il vecchio William, che non riuscìa reprimere una lacrima. Cercò di scrutare il volto di Ros e notòun dolce sorriso, appena accennato che gli scaldò il cuore. Osservòi volti dei suoi compagni e si accorse che anche loro si eranocommossi.

Lentamente,dalle nuvole, sotto l'unione del Sole e della Luna, il Grande Toroprendeva forma. Era composto da migliaia di luci incandescenti blu,rosse, gialle, verdi, rosa. Non aveva un solo occhio, bensì quattropaia che li fissavano senza vergogna. Due paia di corna bronzeegrandi quanto dieci uomini una sopra l'altro gli ornavano il capo.Era maestoso ed incuteva terrore allo stesso tempo. Il viso di Ross'illuminò e così quello del Grande Toro. L'aveva riconosciuta.

Rossi librò ancora più in alto e si pose tra il primo paio di cornadel Consorte. Lì risultava ancora più magnifica.

Rosschiuse le labbra e parlò ai quattro esploratori. Le cento arpe checomponevano la sua voce si dimostrarono ancora più potenti tanto dafar vibrare le corde dei cuori degli esploratori.

"Miavete condotta attraverso queste terre desolate e perciò viringrazio. Senza di voi non sarei qui probabilmente." Gli occhidegli esploratori luccicavano dalla commozione.

"William,la tua vecchiaia sarà serena, non avrai rimpianti né rimorsi.Ammirerai le stelle che ti riporteranno ai giorni passati esorriderai sapendo di aver vissuto una vita meravigliosa e completa."

Sirivolse ad Arthur.

"Etu, giovane avventurieri, vivrai una vita ricca di avventure e vedraimostri e terre sconosciute ed incantevoli. I pianeti sono allineatiin tuo favore."

"Georgee Albert, voi tornerete dalle vostre mogli e condurrete un'esistenzatranquilla ma speciale nel suo piccolo."

IlGrande Toro si alzò in volo e sparì nella sconfinatezzadell'Universo insieme a Ros, la sua Consorte.

"Cosaci facciamo qui?" domandò George, confuso.

"Nonlo so, non ricordo nulla..."

"Torniamoa casa..."

Ed iquattro esploratori tornarono dalle loro famiglie dimentichi dellemirabolanti avventure vissute, ma consci di aver una luce in piùnelle loro vite.

Iloro profili presero forma tra i ghirigori della Galea del Cielo.