autolesionismo - storia di una ragazza diversa

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Mi presento, sono Bri e voglio raccontarvi la mia storia. Innanzitutto, quando iniziai a documentare la mia storia avevo 16 anni e svariate sono le cause che mi portarono a voler scrivere tutto questo. Si susseguirono diverse situazioni che come un uragano, mi hanno lasciato un vuoto, una tristezza non indifferente.

 Nel 2013, per diversi mesi - e tra tanti tira e molla - stavo con un ragazzo. Pensavo che fosse perfetto ma ovviamente mi sbagliavo. Mi accorsi che mi stava rovinando, si prendeva gioco di me e mi portava allo sfinimento totale. Io cercavo di fidarmi di lui e lo perdonavo sempre. Sentivo che c'era qualcosa di sbagliato nella nostra relazione, ma a quell' età perdere una persona che reputi importante, può sembrare devastante.  A sedici anni, con le prime esperienze, è difficile distinguere un rapporto sano da una relazione tossica, sia in amore che in amicizia.

Non parlai mai con lui dei miei problemi, sarebbe stato inutile. Era così concentrato su sé stesso e sul sentirsi un badboy ma io lo seguii comunque in quella strada.

Quando ci lasciammo, iniziai a pensare, creando una confusione dentro di me che ancora oggi mi porto appresso. E qui iniziarono le prime ansie e mi ritrovai a combattere con i miei démoni. Non so come arrivai ad una conclusione così drastica ma quella la reputai la scelta più consona, mi davo così tanto la colpa che mi sembrava di non avere opportunità migliori. Non sentivo di meritarmi una vita diversa, più bella. Diventai l'opposto di me stessa. 

Il problema non fu solo il mio ex... A scuola molta gente mi prendeva in giro. Essendo una ragazza molto magra, gli insulti erano sempre "divertenti" o colorati. Mi dissero che avevo una retromarcia, che sono una merda putrefatta e mi chiamarono pure pony. Mi hanno sempre umiliata e detto cose orribili. Arrivando poi a pensare perfino al vuoto fisico che avrei potuto lasciare. Ci pensai molte più volte di quanto me ne rendessi veramente conto, facendo ricerche a riguardo e non parlandone assolutamente con nessuno. Alla fine chi avrebbe sentito veramente la mia mancanza?

Non so perché voglio raccontarvi questa storia ma spero che mi capiate o almeno che ci proverete perché non è stato per niente semplice.

A 15 anni iniziai anche a fumare e fare cazzate solo per sentire quel brivido che la vita ti offre. Tra le cose peggiori rubavo, uscivo di nascosto e non andavo a scuola. Quella che si definirebbe una "cattiva ragazza" anche se a quell'età è abbastanza normale avere voglia di trasgredire. Ero solo un piccolo fantasma conosciuto da qualche persona perciò non lo feci per rendermi figa agli occhi di qualcuno, non mi importava, avevo bisogno di adrenalina. Dovevo sentirmi viva, sentire il cuore battere all'impazzata ad ogni errore, ad ogni scelta. 

Mia madre scoprì che saltavo scuola (dalle mie parti si usa il termine "bruciare") e inoltre scoprì che fumavo. Non mi chiese mai il motivo di quei gesti. Decise solo di non fidarsi più di me, infatti un giorno andai in treno con una mia amica ma a lei dissi che stavo in centro e, dopo aver frugato nel giubbetto, scoprì tutto. Non capisco perché aveva bisogno di scoprire quello che facevo se poi non ha avuto alcuna voglia di aiutarmi. Tutta questa sua curiosità futile non la portò da nessuna parte.

In un momento di depressione decisi di scappare di casa. Non sapevo se fosse una buona idea. Non mi piaceva continuare a piangere e fare del male a chi "mi voleva bene". Non sapevo assolutamente cosa fare, volevo che qualcuno mi aiutasse. Pensai 'Ma mi serve davvero una mano? Io che ho sempre detto che ce l'avrei fatta da sola, che sarei sempre rimasta una brava persona. Io che, rispondere male ai miei é diventata un'abitudine, come tutto il resto. ' 

Ogni volta piansi per tutti i ricordi belli che si sono trasformati in un incubo. 

Vi vorrei chiedere di non giudicare le persone se non le conoscete, davvero, non fatelo. Aiutatele piuttosto. 

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