Perfect to me;

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Il corpo nudo di Mika, ancora febbricitante di eccitazione, emanava un calore che faceva sentire Federico, steso accanto a lui, al sicuro, coccolato.
Anche il suo corpo era ancora in estasi e, con la testa poggiata sul petto dell'altro, il ragazzo si sentiva rilassato, completamente calmo.
Succedeva sempre, quando facevano l'amore. Federico sentiva le sue paure scivolare sulle labbra di Michael, i suoi dubbi, le sue incertezze, la sua ansia dileguarsi movimento dopo movimento, spinta dopo spinta, bacio dopo bacio.
Si sentiva libero, alla fine. Leggero come una piuma, libera di svolazzare di qua e di là, senza limiti.
Si sentiva innamorato, soprattutto. Perché sì, quello sembrava amore a Federico.

Federico non aveva mai capito nulla dell'amore.
Non aveva mai capito nulla, avrebbe aggiunto sua madre.
Ma sapeva, e ne era certo, che nei sorrisi di Michael non c'era amicizia, né ammirazione, c'era amore.
E se all'inizio era strano provare qualcosa per un uomo, poi era diventato tutto naturale.
Naturale era diventato far scorrere le dita sul petto di Michael, carezzare i suoi zigomi, baciare, lambire, leccare ogni centimetro della sua pelle.
Naturale era diventato intrecciare le dita con le sue, stringere la sua mano, addormentarsi tra le sue braccia, svegliarsi poggiato al suo stomaco, sentendo il suo cuore battere ad un ritmo costante, come fosse la colonna sonora di un film.
Costante come un metronomo, una regolare battuta in quattro quarti, incessante scansione della sua vita.

Federico amava ascoltare il cuore di Mika, spesso lo faceva mentre l'altro dormiva.
Si poggiava al suo petto e, tentando di non svegliarlo, ascoltava il suo pezzo preferito.
E poi fantasticava.
Immaginava che quel cuore battesse solo per lui, che fosse una canzone scritta esclusivamente per le sue corde vocali. Un po' come i completi di Mika, che erano fatti solo per lui e che solo a lui potevano star bene.

Talvolta capitava che Fedez si svegliasse nel cuore della notte, tormentato da qualche dubbio o da qualche evento della giornata.
Michael aveva il sonno troppo pesante per accorgersene, non notava mai queste crisi notturne. E Federico non glielo aveva mai detto, né aveva intenzione di farlo.
L'unico modo per tornare a dormire, in quei casi, era accoccolarsi al più grande e ascoltare il suo grande cuore battere dentro la sua piccola cassa toracica.
Così si addormentava di nuovo, sintonizzando il respiro sullo stesso BPM della pulsazione, lasciando che le dita si perdessero tra i ricci dell'altro.

Federico era girato verso Michael e lo osservava, come al solito confuso tra mille pensieri. Quando l'altro si accorse di quello sguardo, lo ricambiò, accennando un piccolo sorriso.

"Fedè" pronunciò con un filo di voce, calda e roca, risvegliando il più piccolo dal suo mondo personale.
"Mh?"
"I-"

Mentre Mika stava per cominciare la frase, un rumore assordante invase il silenzio della camera, spezzando in mille piccole parti l'atmosfera che si era creata alcuni minuti prima.
Il cellulare di Fedez.
Entrambi i ragazzi sembravano sorpresi, il destinatario della chiamata ancora più del suo ragazzo.

E quando vide chi lo stava chiamando, la mascella di Federico sfiorò il pregiato parquet scuro.

Chiamata in entrata: Mamma

Sua madre?
Non sentiva sua madre da mesi, e non stava esagerando. Si sa come vanno certe cose: tour, concerti, dirette tv, interviste, una cosa tira l'altra e alla fine non hai cinque minuti di relax, non puoi certo preoccuparti di chiamare tua madre.
Okay, un messaggio a fine giornata ci sta, un "sono vivo, ti voglio bene" glielo mandava sempre.. ma perché lo stava chiamando?
Un forte odore di guai si diffuse nella stanza.

"Hey, mamma, ciaaaaao" rispose, dopo aver infilato il pantalone di una tuta, scappando fuori al balcone.
Mika, ancora steso sul letto, non riusciva a leggere il labiale del ragazzo ma afferrava qualcosa dalle sue smorfie: prima il suo viso era disteso, calmo, poi spazientito, poi sorridente, poi, all'improvviso, incupito. Un cambio repentino della sua espressione, che fece quasi gelare i polsi di Michael.

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