Introduzione

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Avete presente quella ragazza che c'è in ogni scuola? Quella bella, spesso bionda-occhi azzurri (il binomio vincente!) che conosce tutti, ma da confidenza a pochi, che saluta tutti, ma mai per prima, che va bene a scuola ma, soprattutto, quella che ama essere al centro dell'attenzione, e non deve fare neanche troppi sforzi per esserlo.

Eccomi, sono io.

Ho diciotto anni, frequento un Liceo Classico, e sono quella ragazza. 

Ma leggendo tra queste pagine capirete che per me, come per la lei di ogni scuola, niente è mai rose e fiori. Tutte le persone, anche quelle che sembrano più felici, non lo sono. Nessuno lo è per davvero. Io non lo sono, voi che leggete probabilmente non lo siete, le persone che adesso sono lì vicino a voi probabilmente non lo sono.

È vero, amo essere me, amo le attenzioni che mi danno, amo quando interrompo le lezioni per fare una battuta e tutti ridono, amo quando posso parlare in pubblico, ma più di tutti amo quando entro in una stanza e tutti si girano a guardarmi.

Ho un fratello, P.,  che viene a scuola con me anche se una classe più piccolo, insieme siamo una coppia invincibile.
Poi c'é S. .
S. è un ragazzo, IL ragazzo.
Ha 20 anni, è alto più o meno quanto me, castano chiaro, occhi di un celeste meraviglioso, un carattere superficialmente estroverso, la battuta facile e uno spiccato senso dell'umorismo. Viene in classe con me, e questo è tutto quello che sapevo di lui prima di quest'anno.

L'anno scorso M., la mia migliore amica, si è innamorata di lui. Hanno avuto una storia, ma è subito, inspiegabilmente,  finita a causa di lui.
Quest'anno siamo diventati amici e solo ora ho capito per quale motivo M. fosse innamorata di lui.
Quel bell'aspetto è quella sua simpatica nascondono la sua vera personalità, un ragazzo sensibile e profondo come pochi ce ne sono.

Più io mi avvicino a lui, più lui sembra avvicinarsi a me, e io ho lentamente preso una brutta cotta per lui,  nonostante sapessi che M. è innamorata di lui, nonostante sia così sbagliato per me, nonostante lui mi veda solo come un'amica.

Con lui sto bene, quando viene a casa mia per studiare, quando io vado da lui, quando mi porta a visitare posti che non avevo mai visto, o semplicemente quando mi sfiora.

Poi c'é G. 

Dovete sapere che G. é stata una cosa sui generis.

Immaginatevi un ragazzo alto, un bel po' più di me (sono 1,70), occhi azzurri e capelli castano scuri, un fisico perfetto e un viso anche meglio, che veste sempre in modo impeccabile e tenta di essere sempre al meglio, un po' tipo me.

Bene, lui frequenta la mia stessa classe e questo rende le cose complicate.

Fino ad Agosto eravamo amicissimi, uscivamo sempre insieme, io gli raccontavo le mie cose lui le sue, ci consigliavamo e tutto il resto. Poi una sera di metá Agosto lui si lascia con la tizia che frequentava (una poco di buono a mio avviso), e la lascia in circostanze anche abbastanza equivoche, poi la sera stessa viene a casa mia, al mare.

Passiamo la serata camminando sulla spiaggia, al chiaro di luna, con me che gli racconto quanto la mia vita amorosa vada, invece, alla perfezione (devo ammettere che fino a quel momento era stato proprio un bel periodo, in effetti).

Ma così, dal nulla, a un certo punto si ferma e mi bacia. Io, colta dalla sorpresa, mezza impegnata con un altro, faccio per scansarmi. Nella frazione di un secondo indietreggio, lo guardo illuminato da quella fioca luce della luna, e torno a baciarlo. Nel giro di un secondo il mio modo di vederlo era cambiato drasticamente, e ancora fa fatica a tornare quello di prima. Dopo un lungo e intenso bacio, sono io la prima ad allontanarmi, una seconda volta, e con un sorriso misto tra felicità e imbarazzo, gli chiedo:

"E questo cosa significa?"

Mi guarda, con quei suoi occhi profondi e quel sorriso rassicurante, e senza rispondere alla domanda dice:

"Facciamo un bagno."

Cinque minuti dopo, con addosso solo una succinta mutandina di pizzo nero e un reggiseno anche più trasparente, ero in acqua, con lui.

Ma proprio mentre mi stavo riavvicinando per baciarlo, ecco che mi interrompe rispondendo a quella domanda rimasta appesa:

"Significa che mi piaci. Mi piaci da quando ti ho sentita cantare "Thinking out laud" in macchina quella sera, mi piaci da quando ti ho vista parlare con un bambino, da quando ti ho vista ballare la prima volta alla festa di Giulia, ma forse anche da prima, da quando per la prima volta ho incrociato il tuo sguardo il primo giorno di scuola, o da quando mi hai rivolto la parola per la prima volta e con quel sorriso perfetto mi hai detto "piacere E.". Non so precisamente da quando, so solo che mi piaci sempre di più e forse per questo ho lasciato Aurora oggi,e forse per questo non ho resistito stasera, a non baciarti."

Spiazzata, completamente spiazzata.

Tre settimane dopo, peró, ero anche più spiazzata. Mancavano tre giorni all'inizio della scuola, ero indietro con i compiti e, cosa peggiore, era sparito. Da che ci sentivamo tutti i giorni, e veniva a trovarmi al mare un giorno sí e uno no, aveva drasticamente interrotto i rapporti. Non scriveva più, trovava mille scuse per non venire e quando ci sentivamo era sempre evasivo.

Panico.

Lui é molto amico di P. che, devo dire, ha preso anche abbastanza bene la cosa, ma aveva chiarito, fin dall'inizio, di non voler assolutamente aver niente a che fare con questa storia.

Primo giorno di scuola, traumatico: non lo sentivo da due giorni, non lo vedevo da sei. A seconda ora capita che io esco per andare alle macchinette e nello stesso momento la prof. di Fisica gli chiede di fare delle fotocopie. Usciamo insieme ma io faccio finta di niente e proseguo dritta, lui mi chiama, non rispondo, non mi giro. Mi segue fino giú, poi inizia a parlarmi. Non potevo andarmene, la macchinetta stava facendo il caffè e ne avevo un disperato bisogno per superare la mattinata, approfitta di quei cinque minuti e inizia a raccontarmi tutto.

Non aveva scuse chissà quanto buone, anzi talmente scadenti che non vale neanche la pena trascriverle.

Dopo dieci giorni già non pensavo più a lui, una cotta tanto veloce nell'arrivare quanto nell'andarsene, ma terribilmente intensa, tanto da non farmi mangiare, tanto da farfalle nello stomaco e perdita di sonno, cose che uno pensa non gli capiteranno mai ma, fidatevi, prima o poi capitano a tutti.

Comunque adesso il nostro rapporto sta tornando ad essere civile, ci salutiamo, andiamo oltre il "come stai" a volte, io continuo a passarli gli appunti di storia, di tanto in tanto, e lui continua a chiedermi se ho bisogno di un passaggio ogni venerdì,anche se, probabilmente, sa benissimo che non accetterei mai.

Questa quindi sarà la mia storia,la complicata, frenetica e stressante vita di una che, alla fine, è esattamente come tutti voi.

Non lo faccio per un motivo in particolare, forse scrivo per essere ancora una volta al centro dell'attenzione, forse scrivo per farvi capire che nessuno è perfetto, forse scrivo per alzarvi un po' l'autostima e fare in modo che la prossima volta che vedrete la vostra me a scuola, non vi sentiate inferiori, perché magari sono proprio io.

Buon divertimento,

-E



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