1.

22 0 0
                                    

Stavo correndo. Correvo e nessuno mi avrebbe fermato, non dopo quello che mi ero sentito dire. Correvo, volevo venire da te.

Dove sei, Louis?

Eccoti, ecco i tuoi occhi azzurri. Li vedo, ma non sono sempre gli stessi, non c'è più quella piccola scintilla che li faceva brillare. È colpa mia? Cos'è successo, Lou?

Perché i suoi occhi non brillano più?

*

POV HARRY

Dopo 280 chilometri e 2 ore di viaggio, arrivo finalmente alla Euston Station.

Sono stato vicino ad una donna che era davvero inquietante. Aveva addosso degli abiti completamente strappati e in testa portava un piccolo berretto a forma di coniglio. Ho dovuto subirmi anche il suo russare per metà del tragitto e per la parte mancante non ha fatto altro che telefonare e urlare in una lingua strana.

Sceso dal vagone, inizio fin da subito a cercare qualcuno che mi possa indicare come arrivare a Buckingham Palace: ho un 'appuntamento' con un'amica di mia sorella che mi porterà nel mio nuovo appartamento.

Mi fermo davanti ad uno degli sportelli e intravedo un uomo abbastanza robusto e basso, seduto su una sedia intento a masticare la sua gomma. Decido quindi di bussare per attirare la sua attenzione e, non appena l'uomo si accorge di me, mi rivolge uno sguardo assonnato e con un cenno della testa mi fa capire che mi devo sbrigare. "Salve, vorrei sapere come posso raggiungere Buckingham Palace." Mi fissa per un momento incuriosito, poi, sputacchiando sul vetro (che grazie al cielo ci separa), mi indica un cartellone alla sua destra su cui sono annotate tutte le fermate della metropolitana. Dopo aver cercato la fermata che mi serve, mi dirigo verso i binari e aspetto il prossimo treno.

Mi ritrovo davanti al palazzo della regina, in mezzo a troppe persone insignificanti. Troppi passanti con troppa fretta e troppe poche parole, tutti concentrati sui loro cellulari di centinaia di sterline, senza curarsi minimamente di ciò che li circonda.

Mi soffermo ad osservare il palazzo: è la prima volta che vengo nella capitale, sono affascinato dai dettagli dorati del grande cancello e dalle guardie immobili che non invidio per nulla al mondo.

Siamo a luglio, ma forse la mia maglietta bianca di cotone non è adatta a coprirmi da questa lieve brezza che si sta alzando. Avrei dovuto avere a portata di mano una felpa, sarebbe stata decisamente una scelta intelligente. Almeno il cappellino mi tiene calda la testa.

Ad un tratto sento una mano fredda che circonda il mio braccio e quando mi giro mi accorgo della ragazza al mio fianco: è Norah, la migliore amica di mia sorella Gemma. La stringo in un forte abbraccio, non la vedevo da quasi un anno, mi è mancata.

"Piccolo Harry!" urla quando ci stacchiamo e mi stropiccia i capelli, proprio come quando eravamo piccoli. Le do un piccolo pizzicotto sulla guancia, "Che stiamo aspettando, cara Norah? Non vedo l'ora di entrare nella mia nuova umile dimora!" esclamo con un ghigno sulla faccia. Mi prende sotto braccio e mi trascina in una delle caotiche vie di Londra.

Inizia a parlarmi della sua vita qui nella grande città, di come si sia ambientata alla grande e del lavoro che procede sempre al meglio. Sono contento di vederla così felice, a Holmes Chapel ha trascorso un brutto periodo e sapere che ora sta bene mi rincuora. Manderò un messaggio a Gemma e la tranquillizzerò. E' sempre in pensiero per Norah.

Non posso nascondere il sorriso che cresce quando arriviamo davanti a quella che sarebbe dovuta essere la mia nuova casa. È fatta di mattoni rossi, ha innumerevoli finestre e un grande giardino: è esattamente come me la immaginavo.

Norah inizia a spiegarmi che la casa apparteneva alla nonna di un suo amico che da poco è passata a miglior vita e perciò io non dovrò far altro che pagare una piccola quota al ragazzo ogni mese. Appena smette di parlare, mi schiocca un bacio sulla guancia e mi lascia davanti alla porta d'ingresso con le chiavi in mano e l'enorme valigia al mio fianco, promettendomi di passare a trovarmi il più presto possibile.

Apro la grande porta e resto affascinato. Davanti a me si apre un enorme salotto con un piccolo caminetto e un divano beige al centro; la televisione è appoggiata su un piccolo mobiletto. La parete opposta è incorniciata da una grande finestra che permette di scorgere il giardino fiorito all'esterno. C'è una libreria piena di libri; adoro leggere, sono sicuro che saranno un ottimo passatempo per me. La cucina è abbastanza grande e il tavolo al suo interno può ospitare almeno quattro persone. Inoltre c'è un enorme frigorifero; oltre a leggere adoro anche cucinare, ci sarà da divertirsi. Salgo le scale e mi imbatto in un piccolo bagno con dettagli azzurri e una piccola vasca idromassaggio. La porta a fianco nasconde un grande letto matrimoniale, le pareti sono tutte bianche, esclusa quella dietro la testata del letto che è dipinta di una specie di blu chiaro: questa sarà di certo la mia stanza.

Mentre percorro il resto del corridoio, estraggo il mio cellulare dalla tasca dei jeans e mi accorgo che è veramente tardi. Non ho voglia di prepararmi il letto, perciò mi stendo sul divano senza neanche pormi il problema di togliermi i vestiti.

Scrivo un veloce messaggio a mia madre, comunicandole che è andato tutto bene e le do la buonanotte. Qualche secondo dopo sento il cellulare vibrare sul tavolino, ma non ho né la voglia né la forza di muovere il braccio per leggere le inutili raccomandazioni della donna.

È stata una lunga giornata e domani dovrò cominciare a cercarmi un lavoro.




his eyes || Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora