Capitolo 4

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La porta, anonima e senza alcuna targa particolare, si aprì docilmente al mio tocco. Ogni cosa era al suo posto, e l'ufficio era spoglio come sempre. Non vi passavo molto tempo, in quanto sin da quando ero entrata a far parte dei Cacciatori avevo sempre svolto compiti più pratici direttamente sul campo. Inoltre, anche quando si trattava di consultare cartine o organizzare piani d'azione, preferivo lavorare nella sala principale.
Per questo a differenza di coloro che si occupavano di ricerche sugli eventuali individui ritenuti pericolosi, la avevo una scrivania piuttosto sobria. A dire il vero, più che sobria faceva quasi pena. Vi era a malapena un pc portatile quasi perennemente chiuso, un due penne di numero in un bicchiere stretto e sbeccato, e infine dei fogli bianchi impilati accuratamente.
Sì, era decisamente una vista pietosa.
Trattenendo un sospiro di frustrazione mi accomodai sulla sedia scura.
-Chissà se questo affare funziona ancora?- mi chiesi, sollevando lo schermo del computer e premendo il tasto di accensione. Chissà, magari tutta la polvere che si era accomulata aveva divorato il disco rigido. Divertente, un batuffoloso ammasso grigio di polvere che per colazione si mangia pezzi di pc. Se i mostri che dovevamo affrontare fossero stati tutti così ce la saremmo cavata con un aspirapolvere gigante.
-E invece mi tocca avere a che fare con gente dai canini che avrebbero bisogno di una limata!- brontolai, ed entrai nell'archivio elettronico dell'associazione in cui venivano segnalati tutti i membri delle specie dei vampiri e dei licantropi, per lo meno quelli conosciuti. Eravamo perfettamente cosciente che non conoscevamo l'identità di tutti loro, e proprio per quello dovevamo impegnarci al massimo con le ricerche.
Vedendo che avevano aggiornato il sistema aggrottai le sopracciglia infastidita. -Invece di passare il tempo a divertirsi in questo modo farebbero meglio a svolgere più seriamente il loro lavoro!- Il compito del gruppo dei researcher era fondamentale per noi: si occupavano di vagliare le informazioni che si trovavano su internet per trovare quelle riconducibili ad un attacco di uno dei Popoli Antichi. Quando ciò avveniva venivano svolte delle indagini più approfondite, ed era solo alla fine che entravano in gioco quelli come me.
Dopo essere finalmente riuscita a capire il nuovo funzionamento dell'archivio cliccai con il cursore sull'icona della ricerca per nome. Infatti Jack non mi aveva neppure detto a che branco appartenesse il cosiddetto "Osservatore", e dunque non potevo fare affidamento nemmeno su quello.
-Ok, Demon Woodrow... scopriamo un po' chi sei davvero, razza di maniaco dalla doppia personalità- dissi mentre digitavo le lettere sulla tastiera scura. Ovviamente come nel novanta per cento dei casi venni smentita.
Nessuna corrispondenza trovata.
Possibile che persino un ammasso di componenti elettronici si diverta a mettermi in difficoltà? Provai a scrivere quel maledettissimo nome in tutti i modi possibili, sperando ingenuamente di aver solo sbagliato lo spelling. Poteva essere stato quello l'errore? Certo che no, figuriamoci!
La realtà era che il signor "Mi hai invitato tu in casa tua" non esisteva. O almeno secondo l'archivio. Com'era possibile che Jack permettesse a qualcuno la cui identità non era nemmeno verificata di svolgere un ruolo così spinoso come quello dell'Osservatore? Non era affatto coerente con il suo carattere sospettoso a livelli stratosferici.
In fondo un po' mi rispecchiava. Anche io faticavo a fidarmi di nuove persone, e solo dopo parecchio tempo mi ero sentita davvero integrata all'interno dei Cacciatori. Non rimpiangevo questo mio "lavoro" particolare: in fondo era proprio grazie a loro che avevo potuto dare un senso alla mia vita che precedentemente era stata come un guscio vuoto. Quelle peculiarità che tra le persone ignare dei Popoli Antichi mi rendevano un'esclusa da temere e tenere alla larga - l'agilità, la forza e un'intelligenza fredda e razionale - ora potevano servire ad aiutare chi ne aveva bisogno. Qualcuno mi avrebbe potuto chiedere perché davo una mano a chi mi avrebbe trattato come un esperimento venuto male se avesse notato le mie capacità.
Non ero affatto un'ottimista sempliciotta, non credevo che prima o poi qualcuno mi avrebbe tornato il "favore". Semplicemente ero convinta che nessuno meritasse di soffrire come era successo a me.

-Mamma, corri! Emily sta uccidendo il cagnolino dei Johnson! Corri, presto!-
Occhi crudeli che si assiepano attorno a lei, mormorii che si ergono fino a diventare delle grida accusatorie. Si sovrastano una sopra l'altra in una cacofonia insopportabile che le fa quasi scoppiare la testa.
Abbassa sulla sua maglietta che una volta era stata di un azzurro smorto, ma che ora è completamente inzuppata di sangue. Olly, la dolce cagnolina dalla pelliccia bruna, giace riversa a terra senza vita in mezzo ad una pozza di rosso cupo.
-Assassina! Assassina!-
E' quella la parola che spicca maggiormente tra le altre. Eppure nessuno capisce cos'è successo davvero. Si limitano a giudicare dalle apparenze, come hanno sempre fatto da quando è nata.
Nessuno tra quell'ammasso di adulti e bambini vocianti aveva compreso che la povera bestia stava morendo a causa di un'emorragia dovuta al parto che era avvenuto poco prima in una stradina isolata.
Nessuno si è reso conto che lei aveva solo cercato di aiutarla, ma che è arrivata troppo tardi.
No, tutti hanno solamente visto il piccolo mostro con l'inquietante sguardo da adulta inginocchiata accanto ad un cane morto ricoperta di sangue. Non gli interessa conoscere la verità, desiderano solo un motivo in più per odiare una ragazzina che a soli dodici anni ragiona e si comporta come se fosse molto più matura. Non è forse un tratto comune a tutti gli animali temere ciò che è sconosciuto?
Per quello non si difende dalle accuse che le lanciano addosso come veleno, lasciando che scivolassero sul suo corpicino gracile. Per cosa doveva giustificarsi poi? Di averlo fatto perché nessuno era stato abbastanza sveglio da accorgersene o semplicemente perché era l'unica a cui importava qualcosa di quella povera cagnolina?
In ogni caso nessuno le avrebbe creduto, si sarebbero solamente accaniti ancora di più su di lei. Una donna si distacca dal cerchio che la circonda. E' la fornaia, che le si avvicina con sguardo cupo e la afferra con malagrazia, strattonandola il braccio. La porta a casa senza nemmeno rivolgerle la parola, trattandola come un animale disubbidiente che ha tentato per l'ennesima volta di fuggire dal proprio padrone.
Racconta tutto ai suoi genitori adottivi con dovizia di particolari palesemente inventati, ma che loro si bevono come oro colato. Anche loro hanno trovato un motivo in più per odiarla. Si erano aspettati di avere dall'orfanotrofio una dolce bimba da trattare come una bambolina, e invece si erano trovati una specie di mostriciattolo che riusciva tranquillamente a tenergli testa e sembrava conoscere fin troppe cose per avere quell'età.
E infine le botte: calci, pugni, sberle, ancora calci su quel corpicino rannicchiato a terra incapace di difendersi. Aggredire il più debole, proprio come gli animali.
Lei rimane in silenzio, soffocando le grida di dolore che le graffiano la gola desiderose di uscire. Solo quando i due sono usciti, solo allora permette alle calde lacrime di rigare le sue gote scavate, sfogando tutta la sua disperazione.

Riaprii di scatto gli occhi. Avevo il respiro accellerato, e passandomi le mani sulle guance le sentii umide al mio tocco. Come avevo fatto ad addormentarmi senza neppure accorgermene?
E quei ricordi... erano tornati più feroci che mai per tormentarmi. Era inutile, anche se credevo di essermeli lasciata alle spalle loro tornavano quando meno me l'aspettavo per farmi rivivere quell'inferno. Per impedirmi di dimenticare. Come se avessi mai potuto farlo davvero.

Scusate per il ritardo, ultimamente mi sono buttata a capofitto sulla scuola e su alcune FF! Comunque, che ve n'è parso di questo capitolo? Iniziamo a conoscere qualcosina di più della nostra protagonista, eh? :D

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⏰ Ultimo aggiornamento: Dec 21, 2015 ⏰

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