Nuovo inizio, nuova avventura

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Lavati, vestiti, pettinati, guardati allo specchio. Okay Kou, sei a posto. Aveva ricordato a sua sorella almeno mille volte di chiamarlo quando si rendeva conto che non si alzava per andare a scuola, ma per mille volte lei lasciava il più piccolo dormire.
Sei talmente privo di energie che anche se salti un giorno non succede nulla, gli diceva.
L'unico problema era il fatto che era rappresentante di classe e non poteva permettersi di saltare "anche solo un giorno".
Uscì dal bagno con la divisa della Shinugoka leggermente stropicciata e scese in cucina, dove sua sorella gli stava preparando la colazione.
-Buongiorno Kou, dormito bene?- gli chiese sorridendogli. Kou le lanciò uno sguardo che sembrava un lampo a ciel sereno, prese due biscotti contati, la salutò ed uscì di casa.
Una nuova giornata poteva avere inizio, solo che non sapeva cosa lo stava aspettando nella classe 2-D della scuola superiore Shinugoka.

-Tanaka-san, tutto bene? Non hai una bella cera...- Haruka, sua compagna di scuola dalle elementari, nonché sua migliore amica, lo guardò con fare preoccupato (per non dire spaventato) come se stesse guardando un uomo in fin di vita.
-Si Haru-chan, non preoccuparti. Sto bene- e cercò di sorriderle nel modo più spensierato che poteva per non far trasparire la stanchezza dal suo volto.
-Buongiorno studenti!- disse il professor Shizami entrando in classe senza che il ragazzo se ne accorgesse, accompagnato da una figura di media statura, capelli corvini e occhi verde smeraldo che, illuminati dalla luce del sole, parevano essere due autentiche pietre preziose.
-Ragazzi, voglio presentarvi un nuovo compagno. Si presenterà lui stesso- e lasciò la parola al ragazzo.
-Buongiorno a tutti, mi chiamo Hiromi Kitagawa e mi sono trasferito qui da Osaka. Spero di andare d'accordo con tutti- e si inchinò, lasciando trasparire un timido sorriso dalle labbra rosee come fiori di sakura.
-Bene, Hiromi-kun, siediti vicino a Tanaka-kun. Lui è il rappresentante di classe: per qualsiasi cosa puoi rivolgerti a lui- disse il sensei indicando il banco di fianco a quest'ultimo.
Hiromi si sedette e abbozzò un sorriso che stranamente lo fece arrossire leggermente.

Le lezioni passarono velocemente e arrivò il momento della pausa pranzo.
-Kitagawa-san, ti va di venire in mensa?- chiese Haruka al nuovo arrivato.
-No grazie, mia madre mi ha preparato il pranzo a sacco. Non sapendo come funziona di preciso ha voluto essere pronta per qualsiasi evenienza- disse scusandosi con la ragazza che, era evidente, rimase un tantino delusa.
-Tsk. Come se la periferia fosse diversa dalla città- senza rendersene conto, quello che Kou stava pensando lo disse ad alta voce e Hiromi, che lo aveva sentito chiaramente, si alzò per andargli incontro. Si fermò a 50 cm di distanza dal suo volto: allarme! Aveva appena invaso il suo spazio personale, quello che nessuno, nessuno poteva superare.
Si inchinò.
-Tanaka-san, mi dispiace. Non avevo intenzione di offerti in nessun modo!- Kou strabuzzò gli occhi: possibile che questo ragazzo sia tutto strambo?! pensò.
-No, scusami tu. Non avevo né il diritto né la possibilità di giudicare, solo che... Diciamo che non vado molto d'accordo con le città- non si scusava molto spesso, di solito erano gli altri a farlo con lui, ma questa volta aveva palesemente interpretato male le parole di Kitagawa e non aveva nessuna giustificazione.
-Bene, andate! Altrimenti non riuscirete a pranzare! Io vi aspetto qui in classe, non vi preoccupate- disse salutando Haruka con la mano, mentre Kou continuò a rimanere seduto al suo posto.
Tirò fuori alcuni documenti che doveva compilare quella mattina -se qualcuno lo avesse svegliato- che avrebbe poi dovuto consegnare al professor Shizami nel pomeriggio.
-Tu non mangi, Tanaka-san?- gli chiese Hiromi addentando un polipetto dal pranzo al sacco.
-No, sono rappresentante di classe. Devo adempiere ai miei doveri come tale- disse, anche se doveva ammettere che il pranzo di Kitagawa aveva un aspetto molto invitante...
Cosa vado a pensare?! Forza Kou! Rimettiti al lavoro!
-Ehm...- Hiromi cercò ancora una volta di parlare, o meglio di avere una conversazione che poteva chiamarsi tale.
-S-Stavo pensando... Più tardi potresti accompagnarmi a fare il giro della scuola, per favore?-
Per favore. Non glielo chiedeva mai nessuno.
Tanaka-san, aiutami. Tanaka-san devi. Kou, fai.
Lui, invece, aveva avuto rispetto e gli aveva chiesto se cortesemente poteva aiutarlo. Kou inarcò le labbra in un sorriso.
-Certo, molto volentieri!- arrossì, non poteva farne a meno.

-Ed infine questa è la palestra. C'è qualcosa che non hai capito o è tutto chiaro?- chiese Kou a Kitagawa dopo che ebbero finito il "giro turistico" della scuola. Sembrava aver capito tutto, dalla pianta della scuola alle sue regole. Per Kou sembrava un buon traguardo.
-Tutto chiaro, grazie. Sai percaso come si arriva a questo indirizzo?- gli chiede porgendogli un bigliettino. Evidentemente è dove abita adesso pensò, così chiese se aveva bisogno di essere accompagnato. Non gli lasciò finire la frase che già si era prostrato per ringraziarlo, cosa che gli strappò un altro sorrisino dalle labbra.
Nel tragitto Hiromi gli raccontò il motivo del trasferimento.
-Mia madre ha iniziato ad avere problemi di salute a causa dello stress della città. Il medico di famiglia le ha consigliato un periodo di riposo in campagna e, senza farlo a posta, a mio padre hanno offerto un lavoro qui a Shinugoka come delegato della sua azienda. Penso che fosse segno del destino il fatto che dovessimo trasferirci.-
-Io non credo nel destino. Credo invece al fatto che le cose capitino per caso- disse Kou. -Da quando è morta mia madre ho smesso di credere in qualunque mito, religione o divinità-.
Mi vengono alla mente tutte le volte che sono andato al tempio ad implorare Kami-sama di far guarire la mamma, ma non mi ha mai ascoltato. È morta dopo una settimana-.
-Eccoci arrivati!- disse indicando una casa in stile tradizionale.
-Bene. Io vado a casa, mia sorella si starà preoccupando- mentì. Shizuka sapeva che tornava sempre a casa tardi, ma non ne era sicuro. Fece per andarsene, dopo averlo salutato, quando si sentì afferrare la manica della divisa. Si voltò e vide i capelli corvini di Hiromi coprirgli gli occhi smeraldo. Si avvicinò al castano che si irrigidì: gli stampò un bacio sulla guancia e, prima di andarsene, gli sussurrò un dolcissimo grazie all'orecchio. Lo guardò scomparire dietro la porta d'ingresso di casa Kitagawa.

Arrivato a casa, Shizuka gli disse che la cena era già in tavola, si tolse le scarpe e si diresse in cucina.
-Beh? Che è successo? Perché quel sorriso da ebete?- gli chiese con pizzico di ironia nelle parole.
-Oh no. Assolutamente nulla- la sua felicità poteva avere inizio.

Note dell'autore:
Ciao a tutti e grazie per essere arrivati fin qui! Allora, questa storia partecipa al contest "Contest Yaoi" e... già dal titolo potete capite tutto ;)
Spero che il capitolo vi sia piaciuto, anche perché questo è solo l'inizio di una grande avventura!
Un bacione e al prossimo capitolo,
Sasha_98_

NOTA: 'sakura' è un modo giapponese per indicare i fiori di ciliegio

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