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<Gennaro>

Quella mattina mi sveglio con gli occhi già stanchi.
Mi alzo inesorabile dal mio letto che cigola sempre un poco.
Mi guardo allo specchio, sono sempre lo stesso, purtroppo.
Cerco di non guardarmi il corpo mentre mi cambio.

Esco di casa con l'odore della rugiada che mi inebria le narici secche.
Mi fa male tutto. Ogni osso, ogni musolo, ogni centimetro di pelle. E la giornata non è neppure iniziata.

La mia casa dista poco dalla scuola, sfortunatamente.
Non ho molto tempo per realizzare che giornata di merda sarà quella che viene.

Mi avvio verso il mio armadietto quando li vedo. Loro.

Loro.

Cerco di scappare, inesorabilmente vengo acciuffato per il colletto della camicia. La mia fine. Ecco cosa.

X: Ciao Frocio! Non sei ancora morto?! Prima fammi un bocchino, poi muori. Tanto sei buono solo a fare questo, no Frocio? Eh?

Gli altri ridono, a vedermi stare male.

Mostro resistenza, almeno quanto e quando posso, ma quando arrivano alle mani a volte è difficile.

Come un rito vedo la mano del piú grosso dei tre avanzare velocemente verso il mio viso esausto, il rumore che ha fatto ha rimbombato per tutto il corridoio di quella merda di scuola che frequento.

Un ginocchio avanza verso di me, colpendo con forza il mio stomaco, facendomi cadere a terra inevitabilmente.

<Alessio>

Faccio per scambiare qualche chiacchiera stupida con i miei unici amici Gió e Davide, quando vedo una scena che ha catturato completamente la mia attenzione.

Un ragazzo a prima vista di una gracilità incredibile viene picchiato da tre altri ragazzi il triplo di lui.

Decido di intervenire, che se la prendano con persone della loro stazza. Cazzo.

Decido di distrarre i tre, per lasciare fuga al ragazzo, con l'aiuto di Giò e Davide, i quali iniziano a "parlarci" con termini censurabili nella maggior parte dei paesi occidentali e non.

Decido di andare a vedere come sta il ragazzo, corro verso il bagno.

Busso delicatamente alla porta

"Heilà? Tutto bene?"

Non sento alcun tipo di risposta.

"Hey? Tranquillo, ti sto aiutando."

Vedo la porta schiudersi lentamente ed entro di scatto.

"Stai bene amico?"

Il ragazzo annuisce leggermente, guardandomi con due enormi occhi zaffiro da sotto il cappuccio della felpa nera. Guardandolo meglio noto il segno bordeaux dello schiaffo appena ricevuto sul viso pallido, deve avergli fatto male da morire.

"V...vuoi andare a prendere una boccata d'aria" Propongo, cercando di calmarlo.

"Ne ho ricevute abbastanza oggi, e manca ancora ginnastica, preferisco di no." Mi risponde, sfiorandosi il segno sul viso.

"Quindi vuoi stare qua, nel bagno?"

"Finchè tutti non entrano in classe, come sempre."

"I miei due amici, Davide e Giovanni, gli stanno "parlando" aggiungo, donando una punta ironica a quel "parlando".

"Sai quante volte hanno provato a parlargli?"

"Amico, il loro non è parlare."
Gli affermo aprendo la porta per mostrargli la scena di due menomati mentali intenti a prendere i tre per i capelli e sbattere ripetutamente le loro teste sul muro.

Il ragazzo osserva, vorrei sapere come si chiama.

"Ah, S... Sono Alessio Iodice."

"Gennaro Raia" risponde con un principio di sorriso.

<Gennaro>

È quasi l'ora di Ginnastica, devo trovare un nascondiglio che ancora non sanno.

Esco di corsa dal bagno e ancora correndo esco dall'edificio e mi ritrovo nel cortile, dove mi attendono.

X "Hey frocio!"

Quella voce.

Improvvisamente vengo spinto sul nero asfalto, la mia faccia striscia su esso lasciando solchi.

Calci continuano a colpire il mio corpo oramai esausto di tutte le botte subite. Troppe. Costanti.

Quando sento una voce familiare, che quasi mi rassicura, quella di Alessio. Che avverto avvicinarsi.

"Vieni con noi" mi dice aiutandomi ad alzarmi.

"No, sto bene" rispondo, mentendo spudoratamente.

"Andiamo Gennà, vogliamo aiutarti" Cerca di convincermi, quando le figure di Davide e Giovanni compaiono dietro le sue spalle.

"È tutto a posto, davvero"

"Ti sta colando il sangue da un braccio e dalla faccia Gennà." afferma Giovanni in tono piatto.

Guardo il mio braccio, è ridotto peggio delle altre volte.

Decido di fidarmi, questi tre mi ispirano fiducia, non so il motivo. Ma sento di potermi fidare di loro. In particolare di Alessio.

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