2. Il divieto.

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Quella domenica mattina quasi ci entrai, nel garage. Mi ero preso una mia torcia e avevo fatto luce. Le porte verso il vicoletto dovevano essere cadute a pezzi anni prima e l'entrata era stata inchiodata con decine di tavole spesse. Le travi erano marce e il tetto si era incurvato. I pezzi di pavimento che si vedevano in mezzo alla robaccia erano piene di crepe e buchi. La gente che aveva sgombrato la casa avrebbe dovuto svuotare anche il garage, ma le era bastata un'occhiata e aveva detto che non ci sarebbe entrata neanche se l'avessimo pagata il doppio.
C'erano vecchie cassettiere, bacinelle rotte, sacchi di cemento, porte in disuso appoggiate ai muri, sdraio con la tela marcita. Grandi rotoli di corda e do cavo erano appesi a chiodi sulle pareti. Mucchi di tubi per l'acqua e grandi scatole di chiodi arrugginiti erano sparsi per terra. Tutto era coperto da polvere e ragnatele. L'intonaco si era staccato dalle pareti. Su un lato c'era una finestrella lurida, con dei rotoli di linoleum crepato davanti. Tutto puzzava di marcio e di polvere. Perfino i mattoni si sgretolavano come se non riuscissero più a sopportare il peso. Era come se tutto il garage fosse stufo di sé e volesse crollare per poi farsi portare via con la ruspa.
Sentii qualcosa raschiare in un angolo, poi qualcosa strisciare via, poi ogni rumore cessò e dentro ci fu solo silenzio.
Restai lì, cercando il coraggio per entrare.
Stavo per farlo, quando sentii mamma gridarmi qualcosa.
"Michael! Cosa fai?"
Era sulla porta del retro.
"Non ti avevamo detto di aspettare finché non lo rimettono a posto? "
Feci un passo indietro e la guardai.
"Allora, te l'abbiamo detto o no?" gridò.
"Sì " dissi io.
"E allora stai lontano! Va bene?"
Diedi uno spintone alla porta e quella si socchiuse, tutta traballante, sull'Unico cardine che le restava.
"Va bene? " gridò ancora mamma.
"Va bene" risposi io. "Sì va bene, va bene"
"Non pensi che abbiamo già abbastanza problemi per la testa, senza preoccuparci di te che per fare lo stupido resti schiacciato nel crollo del garage?"
"Sì."
"E allora non entrarci!"
"Va bene, va bene, va bene."
Poi tornai nella giungla che chiamavano giardino e lei tornò dentro da quella bambina del cavolo.

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