Hospital; [os]

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Avevo sempre detestato gli ospedali, fin da bambina. Quando avevo solo sei anni e i miei genitori mi portavano in quella terribile struttura, per salutare la mia amata nonna malata, io sbuffavo sempre ed esordivo dicendo "non voglio andare nella casa cattiva" e a quel punto i miei genitori iniziavano con le loro solite raccomandazioni.
È un luogo che mi ha sempre terrorizzato come poche cose.

Vita e morte si racchiudono in esso. La vita perchè il reparto di maternità è sempre colmo di future mamme felici e pronte a tenere il proprio figlio tra le braccia. Morte perchè basta una malattia o una fatale disgrazia per non vedere più la luce del sole. È terrificante il solo pensiero, ecco perchè odio gli ospedali.

Quel giorno, però, ero stata costretta a recarmi tra le mura di quel luogo infernale. La mia amata sorella minore, Jennifer, era appena stata sottoposta ad un piccolo intervento e non potevo assolutamente non andare a trovarla. All'epoca aveva solo sette anni, due denti mancanti e tanta allegria e voglia di vivere. Io ne avevo diciotto appena compiuti e il mio unico pensiero era il college, lo studio mi stava letteralmente consumando. Eppure quel giorno avevo cercato di ritagliare un po' di tempo per mia sorella.

Avevo impiegato almeno dieci minuti per trovare la sua camera da letto e una volta trovata avevo tirato un sospiro di sollievo.

-Charlotte, sei venuta!- Jennifer quasi saltò dal proprio letto. Mia madre le indicò di stare calma e non potei fare a meno di sorridere a quella scena.

-Certo che sono venuta, dovevo passare a salutare la mia piccola sorellina-

Stampai un veloce bacio sulla guancia a mia madre. Il suo viso era curvato in un sorriso, era seduta accanto al letto di Jennifer con un libro tra le mani. Mamma aveva sempre amato leggere e con il tempo aveva trasmesso questa sua passione anche a me.

Mi avvicinai a mia sorella e le stampai un sonoro bacio sulla guancia con tanto di schiocco, cosa che la fece parecchio ridere.

-Papà?- posi la domanda passando una mano tra i capelli neri di Jennifer.
-È uscito a prendere qualcosa da mangiare, dovrebbe tornare tra poco-

Annuii in segno di risposta. Mio padre era sempre stato un uomo eccessivamente impegnato, avvocato e con una carriera brillante aveva sempre avuto poco tempo per sè. Aveva però sempre dato la precedenza alla famiglia e non al lavoro, alla minima occasione tornava sempre a casa dalla moglie e dalle figlie. Avevo avuto un'infanzia felice e sapevo che anche Jennifer avrebbe avuto lo stesso trattamento. Ora, la piccola di casa, aveva dovuto togliere l'appendice e quindi la famiglia si era riunita per lei.

Jennifer iniziò a raccontarmi del meraviglioso sogno che aveva fatto e ascoltai le sue parole con cura. Era decisamente una bambina fantasiosa e allegra, mi rendeva felice passare del tempo con lei.
Passai circa un paio d'ore con la mia adorata sorella e infine mi scusai dicendo di dover tornare al college, avevo molto da studiare.

Mentii spudoratamente. Era risaputo quanto detestassi gli ospedali e l'aria iniziò a mancarmi dopo non molto tempo, avevo bisogno di uscire da quel luogo e camminai a passo svelto fino all'uscita. Solo una volta uscita nel cortile iniziai a rilassarmi, aprii la borsa e iniziai a cercare il pacchetto delle sigarette. Il fumo era il mio unico vizio, fumavo raramente e solo quando ero sotto stress. In quel momento il mio sistema nervoso era teso come una corda di violino.

-Ti sei fatta male?- nemmeno il tempo di cercare il mio pacchetto di sigarette ed ero andata a sbattere contro un perfetto sconosciuto dalla voce gentile.

-No scusa, ero distratta- sbuffai, più con me stessa, e lanciai uno sguardo al ragazzo.

Alto, spalle larghe, capelli biondi tirati all'insù, occhi azzurri e limpidi, un piccolo anello al labbro inferiore. Oh e le labbra perfette. Rimasi incantata per un breve secondo, ero andata a sbattere contro una specie di adone greco.

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