Rewind

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《Non possiamo attaccare subito Mabel! Ci serve un piano e una strate-》
《Bill continua a trasformare in pietra le persone e a portarle al suo... Al suo... Al suo qualunque cosa sia! Dobbiamo salvare tutti Dipper! 》
《È già un miracolo se abbiamo salvato il prozio Ford, ma salvare una città intera è un altro discorso! Ci serve un piano!》
Ford aveva smesso di ascoltare già da quando avevano iniziato il discorso, i gemelli avevano litigato tante volte sullo stesso argomento e ognuno continuava a dire le stesse cose, erano sempre della stessa opinione e niente cambiava, niente.
Era questione di secondi e sarebbe stato ripreso anche da Stan, il quale, avendo le responsabilità di un capo, era quello più nervoso di tutti, e doveva pur trovare qualcuno con cui prendersela, no?
Ma Ford non lo biasimava per niente, almeno non più, aveva tanto da fare e di cui preoccuparsi, doveva assicurarsi che ognuno facesse la sua parte.
《Stanford dannazione!》
Eccolo lì che arrivava, carico di tutte le ansie che un'apocalisse poteva portare con sé. Aveva imparato cosa fare, ribattere era inutile, le sue priorità erano altre e decisamente molto più importanti dell'ennesima lite con suo fratello.
《Invece di stare qui a perdere tempo e guardare i ragazzi litigare potresti muoverti un po' anche tu dato che-》
"Sei rimasto per più di tre giorni in mano al demone a forma di triangolo trasformato in oro", sapeva già dove voleva andare a parare, non sa nemmeno quante volte avevano avuto quella conversazione e non gli interessava, non gli interessava più niente se non salvare la cosa più importante.
《Mi stai ascoltando Stanford?!》
Ford sbattè più volte le palpebre guardando Stan negli occhi, percepiva chiaramente la sua rabbia e la sua frustrazione, ma era meglio che se la prendeva con lui che con uno dei ragazzi.
《Sì Stan.》
Mentì spudoratamente, provocando solo un accrescimento della rabbia del proprio gemello. Prese un respiro profondo, preparandosi all'ondata di rabbia che stava per arrivare.
《Possibile che l'unica cosa di cui ti importi sia solo ed esclusivamente te stesso?》
Anche se quella era un'accusa pesante, soprattutto dopo tutto quello che era stato e che aveva fatto, lo scienziato non si scompose, continuò a guardarlo come se gli avesse chiesto un bicchiere d'acqua o di prendergli un qualcosa dalla credenza.
Era stato sottoposto a quel trattamento talmente tante di quelle volte che ogni volta quell'accusa perdeva di pesantezza, fino a perdere completamente di significato.
《Da quando sei arrivato non hai mai fatto niente per questa famiglia! Non fai altro che metterci tutti in pericolo con la tua presenza-》
La prima parte del discorso l'aveva già sentita, ormai poteva dire di saperla a memoria, era come impressa nella sua mente, così marcata che non faceva nemmeno più male, un qualcosa di insignificante come tutto. Ma la seconda frase gli fece accendere come una lampadina, i suoi occhi si sgranarono all'improvviso e le mani si strinsero in pugni, non per rabbia ma per determinazione. Se era la propria presenza nel Capanno a mettere tutti in pericolo, allora avrebbe fatto l'unica cosa logica: andarsene. Quando voltò le spalle a Stanley lui stava parlando ancora, anzi, la sua voce si era fatta sempre più bassa e minacciosa e gli urlava di restare, di girarsi e di ascoltarlo; ma lui niente, imboccò la porta e la sbattè con noncuranza mentre si faceva strada per il paesaggio desolato, le urla di Stanley si facevano sempre più lontane.
Perché impegnarsi tanto per salvare tutti quando l'unica cosa che avrebbe funzionato era non fare niente? Allontanarsi da quella famiglia appena trovata, niente più segreti, niente più avventure spericolate, niente più misteri, niente più-
《Bene, bene, bene.》
Il flusso dei suoi pensieri si interruppe, il sangue si gelò all'istante nelle vene, il cuore batteva all'impazzata mentre cercava di pompare sangue che non si muoveva.
Lo scienziato alzò lo sguardo verso l'enorme figura del demone che troneggiava su di lui, per l'ennesima volta si sentì impotente, soprattutto ora che lui aveva una forma fisica, era praticamente invincibile, sconfiggerlo era un'impresa ardua, ma c'era troppo in gioco, non poteva arrendersi.
《Cosa altro vuoi da me?》
La voce era stanca, così come il suo sguardo e la sua mente. Quella era una tortura eterna e l'unico modo per sfuggirvi era battere Bill.
Ma quegli occhi stanchi si accesero di ansia e preoccupazione quando sentì le voci di Stan e dei ragazzi avvicinarsi accompagnate dal suono di una corsa sfrenata verso di lui.
Se Bill avesse avuto una bocca, Stanford avrebbe giurato che in quel momento avrebbe ghignato soddisfatto. Aveva messo in pericolo la sua famiglia, aveva fallito un'altra volta, aveva fallito per l'ennesima volta.
《Cosa voglio Sixer?》
Il demone distese il suo braccio sottile e puntò un dito verso di lui con fare onniscente.
《Che tu soffra.》
Ford non si accorse quasi di niente, non sentì nemmeno le urla di suo fratello e dei gemelli, nemmeno il dolore alla testa causato dal raggio di energia con cui Bill lo aveva colpito, ma non lo colpì in pieno petto o in fronte, lo sfiorò alla tempia, ferendone la pelle e squarciando la carne. Non sentì alcun dolore, ma una cosa gli risuonò forte e chiara, una cosa che avrebbe dovuto evitare a tutti costi, una sensazione agghiacciante che avrebbe potuto ucciderlo all'istante: il piatto di metallo che si squarciava.
Chiuse gli occhi, ma quando li riaprì non si trovò davanti Bill, ma il proprio corpo steso per terra circondato dalla sua famiglia, la famiglia che in quelle condizione non poteva proteggere da quel mostro.
Nonostante fosse un genio ci mise un po' a capire quello che stava succedendo, soprattutto perché il suo corpo si stava muovendo da solo.
《Grunkle Ford!》
No...
《Dipper! Come sta??》
No, no, no, no.
《Stanford per piacere alzati!》
No, no, no, no, NO!
《Tranquilli.》
Ford osservò attonito il suo corpo alzarsi mentre ancora sanguinava per la tempia, ma il suo sguardo si spostò immediatamente alle facce contente dei suoi familiari che subito dopo si contrassero in espressioni di orrore e paura. Bill li osservò con i suoi due nuovi occhi di quel colorito giallo tenue e le pupille ridotte a due linee verticali, come quelle dei rettili.
《Pine Tree, Shooting Star, Fez, non sono mai stato meglio.》
Quella a cui la famiglia Pines si trovò davanti era una scena surreale, un qualcosa che avrebbero sperato di trovare solo nei loro peggiori incubi e mai nella realtà.
Dipper prese un respiro profondo, avvicinandosi con fare deciso verso quello che sotto l'aspetto di suo zio nascondeva l'essere che li aveva terrorizzati per un'intera estate.
Stanford aveva tentato di fermarlo, si era messo davanti a lui pur sapendo che lo avrebbe attraversato, gli aveva urlato di non farlo pur sapendo che non lo avrebbe sentito. Bill un'espressione spazientita passandosi una mano fra i capelli, a Ford parve strano vedersi in terza persona, soprattutto con occhi che non erano suoi, con espressioni che lui non avrebbe mai fatto. Era tutto assurdo quanto reale
《Per piacere Ford smettila di urlare per cose inutili, se proprio ci tieni te lo darò io qualcosa per cui farlo.》
E Bill mantiene sempre le promesse, i patti per lui sono sacri, questo perché rigira le parole a suo piacimento.
Attorno alla sua mano comparve il solito fuoco blu che usava per stringere un patto, non poteva usare la magia se stava possedendo un esser umano, ma il fatto di poter avere una forma fisica dava i suoi vantaggi in ogni situazione.
Tutto successe in un attimo, il raggio che partì dalla sua mano, il buco al centro del petto del ragazzo, lui che cadeva a terra in una pozza di sangue, le urla disperate di Mabel e Stan, il silenzio shoccato di Ford.
E quello era solo l'inizio.
Mabel non ebbe nemmeno il tempo di avvicinarsi al fratello che si sentì la terra mancare sotto i piedi, una strana sensazione di vertigine fargli male allo stomaco mentre vedeva che andava sempre più in alto.
《Ma come Fordsy, non hai urlato?》
Non riusciva più nemmeno a parlare, ne tantomeno a ragionare; e per parlare con Bill serviva un discorso ben pensato.
Ma ad un tratto Bill toccò il viso di Ford, raccogliendo con le dite il liquido che aveva iniziato ad uscire dai propri occhi.
《Hahaha ma scherziamo? Sei patetico, Ford.》
Già, era patetico, così patetico da non riuscire nemmeno a salvare la sua famiglia.
Il tempo di sbattere le palpebre Mabel ritornò a terra, schiantandosi violentemente a pochi passi da un atterrito quanto impotente Stan.
《Le stelle cadenti solo bellissime quando cadono...》
Stan si voltò verso il fratello, che ormai era ridotto a una mera marionetta per il demone.
《...Non trovi Fez?》
《Lascia in pace la mia famiglia.》
La voce fredda e incolore di Stan sorprese sia Ford che Bill, ma mentre Ford stava lì immobile Bill gli rispose con un ghigno.
《E se io dicessi di no?》
《IO TI AMMAZZO BILL!》
《In queste condizioni non puoi uccidermi senza uccidere il corpo che mi ospita. E so che piuttosto che uccidere tuo fratello ti faresti ammazzare da me.》
Bill sapeva bene come giocare le sue carte e sapeva bene come colpire una persona, in quel caso ci riuscì benissimo, tanto da far tentennare Stanley.
《Sai Fez, ammiro la tua determinazione, ma non capisco perché impegnarsi per farsi voler bene da una persona che non ti dimostra riconoscenza. Come è che ti ha definito l'altra volta? Ah, si... "Soffocante".》
Avanzò a grandi falcate verso Stan, attraversando anche il corpo immateriale di Ford sempre con quel ghigno strafottente da vincitore, perché infondo lo era, lui vinceva sempre.
Più Bill avanza, più Stan indietreggiava, più Stanford sentiva il bisogno di fare qualcosa e la consapevolezza di non poter fare niente lo distruggeva, iniziando ad urlare per la disperazione.
《Lascia stare Lee, lascia stare mio fratello!》
Era parecchio tempo che non si riferiva a Stan come suo fratello, ancora di più da quando lo chiamava Lee, il soprannome amichevole con il quale si riferiva a lui.
Ma a quella sua disperata richiesta, il demone non fece altro che ridergli in faccia.
《Ma sentilo! "Lascia stare Lee, lascia stare mio fratello", che pena.》
Quelle parole non fecero altro che destabilizzare ancora di più Stan, se prima c'era una minima possibilità che combattessee contro Bill rischiando di uccidere suo fratello, ora non ce n'era più nessuna. Bill approfittò di quell'attimo di distrazione e gli saltò addosso, stringendo saldamente le mani intorno al suo collo.
In quel momento tutti i tasselli del puzzle andarono al loro posto, perché posserderlo se aveva una forma fisica, perché mettere la sua famiglia in mezzo? Solo per mettere in atto un qualcosa che aveva detto senza nemmeno pensare, un qualcosa per la quale si era sentito male solo per averla detta, avrebbe voluto sciacquarsi la bocca col sapone fino a farla sanguinare.
Urlò, urlò forte, urlò anche per Dipper e Mabel, urlò per disperazione. Più lui si dimenava più Bill rideva e stringeva la presa, stringeva forte le mani attorno al suo collo, così come la disperazione si stringeva al cuore di Ford.
Era certo che se fosse stato ancora nel suo corpo avrebbe perso l'uso della voce per il grande sforzo delle corde vocali che stava compiendo.
Il suo viso straziato dal dolore e dalla mancanza di ossigeno non faceva altro che farlo urlare più forte, lui pregava per suo fratello, pregava Bill di lasciarlo stare, di avere pietà, ormai aveva l'orgoglio e l'autostima sotto i piedi; ma più le forze di Stanley scemavano più le urla di Stanford si riducevano a pianti strozzati, l'unica cosa che rimaneva invariata era la risata agghiacciante di Bill.
Ford chiuse gli occhi stringendoli forte, non poteva più vedere, non poteva più sopportare, l' aveva visto succedere troppe volte, ma non si poteva arrendere, non ora, non ora!
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《Non possiamo attaccare subito Mabel! Ci serve un piano e una strate-》
《Bill continua a trasformare in pietra le persone e a portarle al suo... Al suo... Al suo qualunque cosa sia! Dobbiamo salvare tutti Dipper! 》
《È già un miracolo se abbiamo salvato il prozio Ford, ma salvare una città intera è un altro discorso! Ci serve un piano!》
Quella volta era durata meno delle altre, anche se era stata una delle più violente e strazianti per la sua psiche.
Quei loop temporali lo facevano impazzire, non sapeva nemmeno quante volte li aveva visti morire, aveva visto morire la sua famiglia e non si ricordava nemmeno quante volte; che persona pessima che era.
《Stanford dannazione!》
Nonostante il suo tono minaccioso e arrabbiato, Ford era sollevato di vedere che suo fratello stava bene, solo quel pensiero fece in modo che tutto quello che gli diceva passasse in secondo piano.
《Possibile che l'unica cosa di cui ti importi sia solo ed esclusivamente te stesso? Da quando sei arrivato non hai mai fatto niente per questa famiglia!》
Se solo sapesse, se solo suo fratello sapesse cosa stava facendo per la sua famiglia, cosa stava facendo per lui e come ciò lo stesse portando lentamente alla pazzia. Era diventato il pupazzetto di Bill, il suo giocattolo preferito per scacciare la noia, infondo cosa era meglio di un giocattolo che non si rompeva ma cambiava ogni volta il modo di giocare?
Era finito in quel gioco malato dove quella a divertirsi era solo una delle parti mentre
l'altra lottava e si disperava non per la propria salvezza, ma per quella altrui, per qualcuno che era diventato davvero troppo importante per rinunciarvi, a costo della sua stessa vita.
Già, ora sapeva cosa fare.
Stan stava continuando a parlare e a scaricargli addosso la sua frustrazione, mentre Stanford aveva messo le mani all'interno del cappotto per estrarne una pistola ad energia molecolare, una delle tante diavolerie che aveva imparato a costruire al di là del portale, per poi portarsela alla tempia.
《Mi stai ascoltando Stanford?! Invece di stare qui a perdere tempo e guardare i ragazzi litigare potresti muoverti un po' anche tu dato che- Ford...?》
Ford gli sorrise, per poi premere il grilletto.
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《Non possiamo attaccare subito Mabel! Ci serve un piano e una strate-》
No, non di nuovo.
《Bill continua a trasformare in pietra le persone e a portarle al suo... Al suo... Al suo qualunque cosa sia! Dobbiamo salvare tutti Dipper!》
Non poteva essere...
《È già un miracolo se abbiamo salvato il prozio Ford, ma salvare una città intera è un altro discorso! Ci serve un piano!》
Di nuovo, era successo di nuovo.
Non poteva fermarlo, non poteva riuscire a raggirare Bill, non poteva essere più furbo di lui. Quella consapevolezza era spiazzante, lo distruggeva, gli portava via tutta la sanità mentale che gli rimaneva.
Si abbandonò a una risata nervosa, disperata, delusa e arrabbiata, avrebbe voluto scomparire, avrebbe voluto arrendersi e dargliela vinta. Mentre tutti si giravano e bisbigliavano tra loro preoccupati, la risata si trasformò in un pianto isterico, che non fece altro che far preoccupare i ragazzi e attirare Stan, sul suo volto un espressione mortalmente preoccupata.
Era inutile scrollarlo, provare a tirarlo su o parlargli, perché tutto ormai aveva perso importanza, perché Bill l'aveva sempre vinta.
Ormai aveva vinto lui...
Aveva vinto lui.

(( , merito di andare all'Inferno. Buone feste a tutti!))

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