Anne.

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"Ho compreso perché sono sola."

Un foglio di pergamena, abbandonato su un mobile intarsiato, di legno scuro e poco curato. Un muro ingiallito, opaco che odora di vecchio e di muffa, di tutto ciò che ormai ha passato il suo tempo. Immobile in un mondo che vive, muta e cambia.

Anne indossa un abito bianco.

Come quelle bambole di pezza, vestite di merli e pizzi. Perfetta, come la pelle nivea e marmorea rivela, simile alla porcellana.

Occhi profondi, liquidi, capaci di intrappolare con lo sguardo, come l'ambra o la resina intrappolano un insetto.

Lunghi capelli neri, in risalto sulla candida pelle e il bianco vestito, fini e morbidi.

Abbandona il letto sul quale era seduta, si avvicina quasi con riluttanza allo specchio, osservandosi.

Non riesce più a riconoscersi allo specchio. Ignora chi sia quell'estranea che le ha rubato il viso e si riflette con grazia e pallore su una stanza troppo vecchia per essere davvero sua. Lo sguardo cade sul mobile riflesso, sulla pergamena e gli scritti, frenetici, che contiene.

Anne credeva nell'amore.

C'è stato un tempo diverso.

Anne aveva il sorriso, vesti semplici e colorate. Anne amava specchiarsi nell'acqua e le piaceva giocare.

Anne era una bambina e voleva rimanere tale.La madre diceva che era bella, bellissima. Quanto una principessa. Un tempo, nel passato, la nonna di sua nonna era stata una principessa.

Una dèa, sostenevano i racconti o quello che le diceva sua madre.

Ecco perché era bella anche lei.

Anne aveva un bellissimo sguardo, capace di rapire, di intrappolare chiunque.

"Sono sola perché nessuno è come me."

Le aveva detto, sua madre, che quando sarebbe stata grande, lei si sarebbe innamorata. Un principe sarebbe venuto e poi se ne sarebbe andato. Ma lei lo avrebbe seguito, perché egli le avrebbe rapito il suo cuore.

Gli occhi verdi di Anne si tingevano di stupore e meraviglia mentre sognava, immaginava, il volto del bel principe che l'avrebbe rapita e che l'avrebbe amata.

Sua madre le raccontava sempre quella storia.

Ma non immaginava che l'avrebbe dimenticata così in fretta quando ella la lasciò.

Anne allunga la mano verso lo specchio, ne sfiora la superficie fredda incontrando il suo riflesso.

Anne è perfetta come una bambola di porcellana.

Contrae debolmente le dita sullo specchio, lascia che gli abiti di fine tessuto cadano ai suoi piedi con alcuni gesti.Osserva la sua forma, le sue grazie, senza provare soddisfazione o piacere.

Una perfezione tale da essere quasi falsa. Una bellezza interiore morta da tempo, lacerata, strappata.

Come un veleno che nel tempo l'ha consumata, lasciando un involucro vuoto.

"Nessuno è come me perché nessuno può comprendermi."

Anne non sapeva cos'era l'amore. Anne non ricordava più cosa poteva essere.Vedeva un principe dal volto splendente e nei suoi sogni sperava d'essere presa e abbracciata. Di essere accettata anche con quelle lacrime che l'avrebbero rincorsa per tutta la vita. Perché il dolore era una ferita così dolorosa da renderla unica, spezzata, infelice.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Jul 04, 2013 ⏰

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