La scuola fece schifo come al solito, e passai le ore a cercare un modo per scoprire chi fosse il Punk.
'Tu sai chi sono...
e non c'è nient altro! Forse lo ha scritto proprio per me. ...Ma io non lo conosco! Non l'ho mai visto prima! O forse sì? Forse dovrei dirlo a Kymie, lei sa sempre cosa fare. Sì, glielo chiederò.'È irrilevante il fatto che, a una domanda del professore di fisica, abbia risposto "Platone credeva nel mondo delle idee, lei ci lavora." e il professore mi abbia lasciata stare, fissandomi sbigottito come, del resto, tutta la classe.
Dopo scuola presi la metropolitana, ma invece che scendere a Mortlake proseguii fino a Richmond, dove viveva Kymie.
Entrai in casa sua senza citofonare, la porta di ingresso era accostata come al solito.
"Kymie! Sono Eileen! Devo chiederti un consiglio!" Urlai dalle scale dell'ingresso. Mi ritrovai davanti un viso lentigginiso e due occhi neri e vispi.
Kymie mi abbracciò stretta.
"È da una vita che non ci vediamo! Vieni, ti preparo un tè."
La seguii in cucina. Amavo come la carta da parati sbiadita si stesse staccando dalle pareti, le tende fossero piene di tarme e i mobili di tarli. Sembrava una casa abbandonata, piena di misteri.Kymie viveva senza elettricità. Accese il camino e mise sul fuoco la teiera.
"Siediti pure! Allora, cosa mi racconti?"
A volte dimenticavo che avesse dieci anni in più di me, sembrava una sedicenne, forse a causa della sua bassa statura."Ho trovato un taccuino in metropolitana. Lo ha lasciato un ragazzo punk sul sedile." Kymie sembrò incuriosita.
"E cosa vorresti sapere?"
Le passai la Moleskine e la penna.
"Descrivimi il Punk." Le chiesi.
Lei osservò ciò che le avevo dato. Passò le dita sulla copertina sgualcita, la guardò da ogni angolo. Solo alla fine, la aprì.
Sgranò gli occhi per un istante, poi si mise ad analizzare la scrittura."Non sarà difficile trovarlo, è un ragazzo molto particolare."
"In che senso...?" Cercai di decifrare la sua espressione, ma era coperta dai lunghi ricci color mogano.
"Beh... Il fatto che solo la prima pagina sia scritta e il taccuino sia così malridotto penso significhi che da molto tempo lui stesse cercando ispirazione, ma solo tu gliel'hai data."
Deglutii, sforzandomi di respingere le domande in un angolo remoto della mia mente.
"E perché in verde...?"
"Beh, la scelta di una penna verde ha molti significati. Basta pensare che l'inchiostro verde viene usato dall'MI6 per firmare documenti criptati, e che nel libro di psicologia di Havelock Ellis è considerato l'inchiostro degli omosessuali." Fissai incredula Kymie, gli occhi spalancati.
"Ma... tranquilla, il ragazzo in questione non è un agente segreto. È più che altro quel tipo di persona che sarebbe in grado di scrivere articoli sugli alieni o sulla fine del mondo o sull'atterraggio sulla Luna. E... sempre riguardo alla penna... essendo mordicchiata, dovrebbe essere sintomo del sentirsi ansioso ma incapace di agire, in questo caso di scrivere qualcosa. E dalla sua grafia, è un ragazzo estremamente sensibile e depresso, ha paura di mostrare il suo vero essere ed è anche molto creativo."
Dopo un lungo silenzio, aggiunse:
"Comunque, il significato delle parole potrebbe non essere rilevante. Non poteva sapere che avresti preso tu il taccuino."
Le sue conoscenze in grafologia e comportamentismo erano spaventose, ma non aveva visto il Punk."Lui sapeva che lo avrei preso. Si è quasi buttato sotto alla metropolitana, e quando gli ho chiesto se stava bene mi ha fissata in un modo stranissimo. Non ha scritto nulla sul treno, però."
"Lo avrà scritto prima di farsi notare da te in quel... modo. Lui è convinto che tu lo conosca."Una strana sensazione mi inondò lo stomaco... freddo, e vuoto.
"Tutto bene Eileen?"
Una macchia sul muro attirò la mia attenzione: sembravano le orbite e il naso di un teschio...
"Heiii?" Kymie mi schioccò le dita davanti al volto.
"Sì, scusa. Stavo pensando. Dicevi?"
"Dicevo che tu lo hai di sicuro già visto, anche se forse non lo sai. Perché mi stai ancora guardando come se fossi trasparente?"
Il teschio sul muro mi aveva quasi ipnotizzata.
"Oh, niente... La voce di mia madre mi ha detto di non trovare il Punk."
"Starai scherzando, spero. La voce di tua madre?"Il freddo era più intenso. La voce di Kymie più distante.
"Sì... A volte mi dà consigli su come non mettermi nei guai... È come il Grillo per Pinocchio."
Chiusi per un momento gli occhi, incapace di sostenere lo sguardo di Kymie.'Torna in te, deficiente! Devi andare al Deer Gate. Ora!'
"Devo andare! Ci vediamo domani. Ciao!"
Mi alzai di scatto e corsi fuori casa sua, senza smettere di pensare a ciò che mi era successo.Mio padre era appoggiato al cancello di ingresso di Richmond Park in tenuta da perfetto sportivo.
"Sei qui finalmente! Non sei passata per casa, quindi ti ho portato un panino al burro di arachidi." Mi allungò il pacchetto di alluminio. "Seguimi."
Il parco era magnifico come sempre, l'unico luogo a Londra in cui i palazzi sembravano lontani miglia e miglia ed erba alta copriva dolci colline costellate di querce monumentali.
Arrivammo ad un albero enorme, con rami che si allargavano come le strade di una città.
"Oggi lezione di arrampicata." Disse mostrandomi teatralmente l'albero.
'Solo arrampicata? Sarà facilissimo! Pensavo peggio...'
"Okay, da dove inizio?"
"Mettiti questi ai polsi, alle caviglie e attorno alla vita. Poi puoi andare." Presi in mano quelle che sembravano semplici fasce, e invece...
"Ma pesano due tonnellate!" Mi caddero a terra.
"Oh, sei così brava a lamentarti! Faccio io."
Mi sembrava che quei pesi mi stessero allungando le braccia con la sola forza di gravità.
Misi il piede su un nodo del tronco, e iniziai a salire. Arrivata a qualche metro da terra fui costretta a fermarmi.
'Quanto odio le vertigini.'
"Che stai facendo? Devi arrivare in cima! Da lassù dopo devi dirmi cosa vedi!"
Feci un respiro profondo e ripresi ad arrampicarmi, sentendo i muscoli sempre un po' più stanchi. Guardai in basso per un istante, e persi la presa.
'Deficiente! Aggrappati al ramo!' Abbracciai il ramo, la corteccia piantata nella guancia, il cuore a mille.
"Tutto okay?" Mi chiese mio padre.
"Sì. Sono solo scivolata. Continuo a salire."E arrivata in cima...
Una morbida distesa dorata correva sotto di me, oltre la foresta in cui eravamo immersi. Laggiù, oltre la collina, una mandria di cervi stava placidamente brucando l'erba. Due maschi si scontrarono, corna contro corna.
"Cosa vedi?"
Ero così ammaliata da non essere in grado di parlare.Scesi dell'albero.
"Dio, ce ne hai messo di tempo. Andiamo nella radura. Ti insegnerò a tirare qualche pugno."Là gli alberi erano radi, e l'erba bassa e morbida.
"Fammi vedere un pugno."
Raccolsi la mano destra al petto, stretta, poi raddrizzai il braccio di scatto.
"Oddio, no! Non così! Non ci posso credere..."
Mio padre gettò le braccia al cielo. Com'era possibile che avessi sbagliato a tirare un dannatissimo pugno?
"Il pollice fuori dalle dita, piegato a novanta gradi. E per l'amor del cielo, quando devi colpire qualcuno è per fargli male abbastanza da poter scappare! Quindi impara a fare un passo mentre allunghi il braccio, così ci metti tutto il tuo peso."
Mi mostrò cosa dovevo fare. Un movimento fluido ed esplosivo. Tipo film di James Bond.
Provai, ma mi risultò strano, sbagliato."Tieni su la guardia! Le mani chiuse a pugno davanti alla faccia e le braccia rigide, poi rilassi il braccio con il quale vuoi colpire l'avversario, e lo irrigidisci di nuovo appena è dritto. Riprova."
Mezz'ora dopo non mi sentivo più le spalle."Okay... Adesso facciamo così: io ti tiro un pugno circolare, tu passi sotto il mio pugno e poi me ne cerchi di dare uno dritto sul naso."
Mosse il braccio lentamente verso di me. Mi abbassai sulle gambe e allungai il braccio verso il suo naso.
"Pensavo peggio! Ancora."Mio padre non mi fece togliere i pesi fino a quando non fummo a casa.
Mangiai la mia fetta di pizza in fretta e salii le scale ancora masticando. Mi buttai sul mio letto e crollai in un sonno senza sogni.
O quasi.

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too normal is not normal at all
ParanormalChi avrebbe mai pensato che un taccuino avrebbe potuto risvegliare misteri così antichi? Di certo non Eileen, ora più confusa che mai. Un padre saggio e una madre stressante sono la ciliegina sulla torta. E Kymie?