Il viaggio

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● Jane ●
Ecco l'aereo... da Milano, Malpensa fino in Cornovaglia. Ecco il viaggio che dobbiamo affrontare.
Aspetto seduta su di una scomoda sedia accanto ad una pianta di plastica Scarlett, la quale ovviamente non si presenta fino a cinque minuti prima della chiusura del check-in.
Dopo veloci saluti ed effettuati i dovuti controlli, saliamo sull'aereo e finalmente ci sediamo, una accanto all'altra.
Riassumendo la situazione: due ragazze, una di 17 e l'altra di 19 anni, si apprestano a partire per un viaggio. Fin qui tutto normale. Un viaggio per andare a vedere i Muse per un mese in sala di registrazione. Un po meno normale. Una delle due ragazze, più precisamente io, è spettinatissima e regge nella mano destra un bouquet di rose rosse alquanto inadatto alla situazione. Più che strano, terribilmente imbarazzante...
Se a tutto questo uniamo le evidenti occhiaie che entrambe abbiamo, be, si può intuire perché tutti i passeggeri dell'aereo ci stanno guardando perplessi...
Con una mezza risata imbarazzata guardo Scarlett, che sta facendo finta di guardare il telefono per evitare gli sguardi delle persone intorno a noi.
Ad un certo punto parte la mia suoneria per i messaggi con un sonoro: you just got loki'd!! (Chiaramente riferita ad un'altra delle mie leggere ossessioni, Loki e Tom Hiddleston)
Vorrei sprofondare nel sedile dell'aereo e non ricomparire più fino alla fine del viaggio...
Con fare scocciato, accendo lo schermo del cellulare per leggere il messaggio da parte di... Scarlett. Dice: bel modo di iniziare il viaggio ;)
Scoppio a ridere e non riesco neanche a fingere di guardarla male.
Finalmente il decollo... diciamo che non mi sento molto a mio agio sugli aerei ma me la dovrò cavare.
Scarlett mi guarda e sorride.
● Scarlett ●
Jane con quel bouquet in mano è proprio fuori luogo!! Sorrido, e comincio a chiacchierare, perché so della sua paura dell'aereo e voglio distrarla completamente.
"Allora Federico è venuto davvero a trovarti prima della partenza! Non ero certa che avrebbe trovato il coraggio..." rido, pensando al ragazzo che va dietro alla mia amica, un tipo a dir poco strano, e decisamente... ehm... non è il suo tipo. Anche lei lo sa, e fa di tutto per stargli lontana, anche se non sempre riesce a sfuggirgli.
"No ti prego non parliamo di lui! Non dovrò mica ricordarti di quel tipo che ti scrive e che si chiama M..."
"No, ti prego Jane no!" Rispondo indignata, il solo pensare a quel cesso ambulante mi fa venire il voltastomaco... Diciamo che è soltanto un tipo che ci prova fin troppo spudoratamente con me e che odio.
Ribatto: "Piuttosto, parliamo di quel bouquet che ti ha regalato Federico"
Jane mi guarda terrorizzata, poi dice: "Facciamo finta che me l'abbia regalato Matt o Tom Hiddleston..."
"Potrebbe avertelo regalato Dom, cosa ne dici?" Rispondo facendole l'occhiolino.
Scoppiano entrambe a ridere e facciamo fatica a smettere.
Dopo un po arriva una hostess dai lunghi e lisci capelli neri, che ci chiede se vorremmo qualcosa ma noi rifiutiamo.
"Avete fatto bene!" Risponde una voce dietro di noi, dopo la sparizione della hostess, che si è diretta verso un'altra parte dell'aereo.
"Il cibo qui è proprio disgustoso!" Ci giriamo, e guardiamo chi ha parlato: un uomo sulla quarantina, capelli neri, accompagnato da un bambino che sta giocando con due peluche.
L'uomo ci sorride, e ci porge la mano: "Piacere, il mio nome è Fabio". Noi gli tendiamo la mano e ci presentiamo.
"Siete italiane?" Chiede perplesso Fabio. Noi ridiamo e rispondiamo di sì, poi gli spieghiamo che abbiamo dei nomi stranieri soltanto perché le nostre madri sono appassionate di letteratura straniera e hanno voluto chiamarci così.
Il nostro interlocutore annuisce, poi scambia due parole con il bambino al suo fianco.
Noi ci giriamo e io comincio a guardare fuori dal finestrino, pensando a quanto sarà bello incontrare i Muse, e mi chiedo se avremo l'occasione di vedere qualche altra band famosa...
Dopo aver rimuginato un po sul mese che ci aspetta, mi infilo gli auricolari e comincio ad ascoltare "21 guns" dei Green Day, guardando le nuvole scorrermi sotto.

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