Capitolo 4

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"È un caso se amare fa
Rima con odiare?"

Salvatore prese fiato e disse -è da poco che sono qui la Milano, prima abitavo a Padova ma per motivi di lavoro mi sono trasferito qua- La rossa lo interruppe-che lavoro fai?- gli chiese lei -ehm.. lavoro in una ditta di computer ma visto che quella a padova a preso fuoco mi hanno trasferito a Milano- Mentii.

Tra chiacchiere e tutto il resto arrivarono le sei.
-Allora io vado, ci sentiamo- disse la rossa prima di girarsi e andare verso casa, prima che una mando non la prese per la spalla costringendola a farla girare verso il moro.
-Ti va di venire a casa mia? Ho amici, se vuoi te li faccio conoscere.- Sorrise.
Lei Odiava queste situazioni, Odiava completamente tutto ciò che faceva.
-No guarda non vorrei creare disturbo.. n-non, farò solo problemi tranquillo.- aveva il cuore in gola. Odiava andare a casa di altri con gente che non conosceva.
-Ma fammi il piacere- rise -Dai vieni- Sorrise anche se dentro voleva scomparire in quel preciso istante.

Lei era fatta così, si nascondeva dietro se stessa creando un distacco con le altre persone.
Nessuno, da quando è diventata cosi , sa che lei è tremendamente timida, però essa odia questo.

Stavano camminando e lei non distoglie gli occhi dalle sue scarpe, stava pensando, la sua testa era peggio di un test di matematica. Troppe domande e nessuna risposta.

Dopo aver camminato per un po, in un silenzio imbarazzante per la rossa, i due si trovarono davanti a un casa, era bianca panna, abbastanza grande con il tetto rosso mattone, da fuori sembrava molto moderna con un cortiletto e un viale al centro.

Erano davanti alla porta e Salvatore stava tirando furious le chiavi dalla tasca, finché del urla maschili non interruppero il silenzio tombale che si era creato tra i due.
-Ma che succede qua dentro?- accennò un sorriso divertito.

-Non ti preoccupare, non sono pazzi, stanno solo facendo i coglioni.- disse guardandola negli occhi -Speriamo- disse incerta guardando le sue scarpe che al momento si fecero più interessanti di uno scarafaggio che andava in bicicletta.

Tutti i suoi pensieri vennero interrotti da un rumore metallico e una vampata di caldo che le arrivò sui capelli facendoli scompigliare.

Guardò lui che gli fece segno di entrare per prima, obbedì.

Fece i primi passi poi alzò lo sguardo verso gli amici di lui, sbiancò, dentro quella casa c'era la persona che si era ripromessa di non incontrare mai piu in tutta lasua vita, non poteva credere ai sui occhi.

Lui Sascha Burci, era il bullo della scuola. Era per colpa sua che era ridotta così, chiusa in se stessa e stronza.

-Oh Rizzi, da quanto tempo.- la sua voce madonna i nervi. -Già, peccato che non ne è passato di più- sputò acida. -Il tuo bel caratterino non è cambiato a quanto vedo.- Ribattè in modo di sfida lui. -Hai già fatto abbastanza per sputtanarmi, ora lasciami stare Burci.- si guardò alla sua destra e alzò lo sguardo per incrociate quello di Salvatore -Scusa, ora devo proprio andare.- non gliene fregava più di stare con lui o no, gli importava solo andarsene da Burci. -Comunque hai ragione, non sono pazzi, ma uno è proprio stronzo-
Non attese una risposta e se ne andò.
senza nemmeno presentarsi o salutare gli altri.

Non gliene importava prorio più di niente e nessuno. In quel momento non sapeva più cosa fare.

Corse via per un paio di isolati, poi cominciò a camminare accertandosi che nessuno la stesse seguendo.

Arrivò in centro dove aveva mangiato prima con il moro, riprese la strada di casa e in mentre tirò fuori le cuffiette e il telefono dalla tasca, tanto per non passare quei quindici minuti in totale silenzio, anche se nella sua testa, silenzio proprio non ce n'era.

Nel bel mezzo della canzone: echo di Jason Walker Scoppiò in lacrime ma non erano lacrime di dolore o altro, non lo sapeva nemmeno lei precisamente era solo incazzata con sé stessa per essersi fatta mettere i piedi in testa da quel bacato di mente.

Ora che ci pensava bene aveva visto uno dei tre o quattro con una telecamera in mano, era incuriosita dalla cosa, ma nello stesso tempo non gliene fregava più di molto.

{Casa Salvatore}

-Che sta succedendo qua?- chiese Stefano -Non hai visto?- Ribattè Salvatore -Ma se era a cagare- Disse Giuseppe.
-Allora Sascha? Vuoi spiegarmi?- il moro non sapeva più cosa pensare, come mai si conoscevano? Perché la rossa è scappata via in questo modo?
-Beh, io..- cominciò a parlare - Tu cosa?- lo interruppe -Fammi spiegare e tranquillizzati Surry, è iniziato tutto dalla terza media:

Flashback

-Uhh Rizzi, oggi ho dimenticato i soldi per la macchinetta, potresti prestarmeli?- Sascha ogni giorno faceva brutti scherzi e derideva Valeria, ma non aveva un motivo chiaro. Aveva preso lei di mira e non la lasciava più andare. -Non rompermi I coglioni Burci- le uniche parole che la rossa riusciva a dire erano queste, gli tremavano le gambe lei aveva paura di lui. Era più grande e più alto. -Non avrai paura di me piccola indifesa- un suo amico gli tirò il cinque -Tieni i soldi, stronzo. Vai con le puttane che se vai avanti cosi diventi peggio di non so cosa.- e se ne andò - cosa hai detto scusa?- era incazzato e anche molto così decise di correre nel bagno delle ragazze.

Fine flashback

Da quel giorno fino alla quinta superiore non l'ho più lasciata in pace , ad un certo punto aveva iniziato a tagliarsi a 16 anni,poi smise perché i genitori lo scoprirono e la mandarono da uno psicologo specializzato, in quei mesi cambiò ma io non la smettevo mai..- guardò in basso
Salvatore alzò lo guardo -Non ti pensavo così- si alzò e se ne andò sbattendo la porta, anche se era casa sua.

Per Caso, Salvatore//SurrealPowerDove le storie prendono vita. Scoprilo ora