Cara professoressa B.

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Non so se leggerà mai questa lettera.
La sto scrivendo con il cellulare, lo sa che si possono scrivere una sacco di cose sensate con questo aggeggio infernale?
Mia madre dice spesso che non so ascoltare. Mi spiego meglio. Mi piace ascoltare le persone e le loro storie: balle o meno ogni loro avventura è fantastica, è fantastico il modo in cui alcune vite si intrecciano tra loro, giocano, si evolvono e si coinvolgono. La cosa che amo di più al mondo è sentire di esperienze formidabili e viaggi incredibili. Inoltre mi piace aiutare le persone dando loro consigli, qualora me li chiedessero.
Ci sono però anche cose che odio e tra queste c'è l'ascoltare quando qualcuno cerca di darmi consigli basandosi sulla sua esperienza. Orgoglio? Egoismo? Vanità? Senso di superiorità? Lo chiami come vuole.
Questo pomeriggio però ho deciso di ascoltare i suoi suggerimenti, ho fatto, per la prima volta nella mia vita, i compiti di latino come lei vorrebbe che li facessi ogni volta. La versione è venuta bene, buona, dal mio punto di vista. Poi ho chiuso il libro dopo aver passato tutto il pomeriggio a studiare e, mentre mi fumavo un paio di sigarette in terrazzo, ho pensato alla domanda che fa sempre durante le interrogazioni. No, non intendo quella "in quanti modi si può tradurre il caso ablativo?" Piuttosto quella "è questo quello che vuoi fare nella tua vita?", quando qualcuno è troppo scazzato per fare bene gli esercizi il giorno prima.
Mi sono chiesta: "Ethel, tu che cosa vuoi fare della tua vita?"
Ebbene, ecco la risposta.
Ho intenzione di viaggiare tanto, voglio scalare l'Everest. Voglio fumare canne con qualche nativo americano, seduta su un sasso in una sperduta prateria degli Stati Uniti. Voglio intrufolarmi nelle riprese di un film in Nuova Zelanda. Voglio attraversare l'Atlantico su una nave che trasporta merci, magari in nero. Voglio fare un safari in Africa e fare sesso con Chad la stessa sera; Chad sarà il mio amico dalla pelle color nocciola. Voglio vedere un fottuto cinese mentre lavora e vedere la sua faccia da fottuto genio mentre scopre qualcosa che cambierà il mondo, ma voglio vederlo accadere in Cina.
Mangerò tanti cibi diversi, sentirò l'aroma di centinaia di spezie indiane, vedrò molti tramonti e troppe albe. Imparerò anche tante lingue (dubito molto che tra queste ci sia pure il latino).
Ecco dunque cosa voglio fare della mia vita.
Cosa contano le sue versioni?
Un cazzo.
Detto senza mezzi termini, lei è tutto ciò che mi fa più schifo nelle persone. Una donna concentrata talmente tanto sul suo lavoro perfettamente gratificante, questo perché, dopo tutto, è una brava insegnante, che si dimentica di osservare le persone nel modo che più conta: quello umano. La sua mente, logica e calcolatrice, ne è sicuramente attratta perché probabilmente le piacciono le persone. Predica tanto sulla bellezza della logicità che materie come la matematica e il latino possono avere che sembra quasi convinta che la nostra testa sia una macchina meccanica, non biologica. Probabilmente per alcune persone la logica è qualcosa di rassicurante, così costante, così...logica. Ma solo i deboli possono affidarsi totalmente a essa perchè hanno paura di ciò che non si conosce, perché non sanno lasciarsi invadere dal caos, indispensabile per poi riuscire a rimettere insieme i pezzi. La logica non può nulla contro le correnti che sembrano braccia possenti dei fiumi o contro le frecce rosse sangue di cupido.

Secondo alcuni autorevoli testi di tecnica di aeronautica, "il calabrone non può volare a causa della forma e del peso del proprio corpo relativamente alla superficie alare. Ma il calabrone non lo sa...e perciò continua a volare"
(Anonimo)

[ SBAAM! Prof B., lasciamelo dire: MANGIAMELA ]

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