Erano le 17 del pomeriggio ormai passate e nessun segnale di vita da parte di Miguel, sembrava fosse in uno stato vegetativo, sorrideva ad occhi chiusi e chissà cosa stava sognando o cosa stava pensando, ma sicuramente Lego House l'aveva cambiato radicalmente.
All'improvviso squillò il suo telefono, ed essendosi addormentato sopra con grandissima difficoltà apri il primo occhio, con il secondo ci fu molta più difficoltà perché non voleva alzarsi quel giorno, voleva soltanto sognare e sognare... Era il suo migliore amico, preoccupato per lui giacché non si era fatto sentire tutto il giorno e Miguel era un "telefonino dipendente", cosicché sbloccò il telefono e rispose semplicemente con un << sto bene, non ti preoccupare, ho fatto le ore piccole, vado in bagno adesso, ti scrivo dopo >> e così chiuse la chiamata.
Non si accorse che ancora aveva in mano le cuffie e il secondo occhio stava per aprirsi, ma all'apertura successe qualcosa di incredibile: il suo mondo non era più di colore grigio e nero, o bianco e nero, ma era colorato, un arcobaleno gigantesco si abbatteva sulla sua camera, con dei colori intensi e belli, belli come mai prima d'ora. All'inizio si spaventò, non sapeva cosa stesse accadendo, e si precipitò di colpo verso allo specchio, si guardò, ed era successo qualcosa d'incredibile! Il suo aspetto era cambiato, i suoi capelli erano più lucidi del solito, aveva un sorriso che non riusciva a controllare e i suoi occhi, erano di un marrone intenso, mai notato fino a quel momento. Uscì dalla sua stanza e andò verso il bagno, la sua vita non era la stessa ed egli si accorse, quindi presi il primo paio di jeans, una maglietta nera, di quelle che hanno il collo a forma di v e si avviò verso l'ascensore, di corsa.
Una volta fuori, qualcosa era cambiato, il mondo era diverso, intorno alle persone vi era un'aura, lasciavano una scia di sentimenti, ognuna delle quali aveva colori diversi, ogni colore rappresentava un sentimento, questo spiazzò Miguel che di punto in bianco si era trovato a guardare un mondo nuovo, pieno di sorprese, qualcosa di stupefacente per gli occhi, ma questa non era l'unica cosa che era cambiata. Qualcosa dentro di lui era cambiato, qualcosa di molto più profondo, interno, qualcosa di inspiegabile; forse era la sua testa, forse era il suo cuore, oppure semplicemente era una fantasia del momento ma in quel istante decise di abbandonarsi a questo mondo, un mondo che a sua prima impressione era migliore di quello vissuto fino al giorno prima.
Aveva tante domande, nessuna delle quali aveva una risposta ragionevole, nessuna aveva una spiegazione, ma non gli importò, quindi decise di viverlo perché non sapeva quando sarebbe finito questo bellissimo effetto..
Cominciò a camminare, per chilometri senza sosta ed ogni singolo secondo che passava l'aiutava a capire sempre più cose da questo nuovo mondo, i colori, l'energia emanata dalle persone, i sentimenti e anche la sua testa; ad un certo punto senza nemmeno accorgersi si trovò davanti al mare, faccia a faccia con le onde, le scarpe nere si erano sporcate con la sabbia ma in quel momento qualcos'altro aveva attirato la sua attenzione: il suono delle onde, e la calma dopo il suo rompersi, sentì un brivido dentro di lui e di nuovo il tremolio all'altezza del pomo d'Adamo cominciò, ed in una frazione di secondo si trovò a cantare una canzone: "A drop in the Ocean"
Non era lui a volerlo, ma era il suo corpo, il suo cuore e si lasciò andare, ancora una volta, la sensazione divenne ancor più bella, la sensazione era diversa da tutto e si estraniò a quel mondo nuovo suo, quel mondo che gli permetteva di esprimersi con la voce dell'anima, quel mondo a colori, che sembrava migliore in fondo dei conti.
Pensava di essere da solo, lì davanti alle onde, mentre invece dietro si era formato un gruppetto di persone che lo ascoltavano molto attentamente, sembravano incantati con la sua voce, con la sua interpretazione, con il suo cuore, Miguel si accorse ma ancora una volta se ne fregò, finita la canzone, la folla che ormai si era formata lo riempì di applausi, l'orologio segnava ormai le 20 ed era ora di tornare indietro, a casa, così salutò tutti quanti, ringraziandoli e si diresse verso casa.
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La Musica: Un Giorno Ci Arriverò Anche Io
Teen FictionNon sono uno scrittore, mi piace scrivere quello che provo, mi piace mettere a parole e a fuoco i miei sentimenti, in modo da poterli rivivere, penso che la vita ti porti dove sei destinato ad arrivare, molte volte per farti diventare forte ti mette...