Che cosa potrei dire ora?
È disarmante la semplicità con cui gli accordi fluiscono sul foglio direttamente dal suo cervello. Le dita spasimano frenetiche sul metallo delle corde. Esauste, tumefatte, strazianti. Eppure sul suo volto neanche una traccia dell'urlo disperato delle sue mani. Continua, continua.
Provo a chiedermi se sia il caso di interromperlo, ma la risposta sorge da sola... Mi siedo accanto a lui. E lo guardo, semplicemente.
Credo di non aver mai visto tanto amore nei suoi occhi, ora lucidi. Vedo la felicità, pura vibrazione di felicità. E bellezza, angelica, nel suo essere sospeso: il respiro lieve e smorzato, le carezze dei suoi modi sullo strumento, un ciuffo di capelli scosso dall'elettricità che gli fluisce nelle vene, nei fasci di muscoli, in ogni singola cellula del suo corpo.
Nemmeno io posso. Trattengo il respiro senza volerlo divento muta. Anche io sono flusso ora. La mia anima danza con la sua tra le note soavi e le esplosioni di colore che emanano. E' la prima volta che i nostri cuori si sfiorano, davvero, si confrontano, si capiscono. E' la prima volta che mi rendo conto, davvero, del suo amore profondo per qualcosa che non potrà mai essere mia. Ma se la musica non sarà mia nemmeno lui lo sarà veramente.
Le pesanti catene della realtà gravano sulle mie caviglie, mentre il suo spirito si libra leggero nell'etere, viaggia ad anni luce da qui sulle rotaie dello spartito. Mi sono illusa di potere, davvero, correre insieme a lui. E' stato uno stupido desiderio infantile, purtroppo. In un battito di ciglia il suo corpo è un puntino in lontananza.
Addio per sempre Guy.
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Addio per sempre, G.
Short Story"Provo a chiedermi se sia il caso di interromperlo, ma la risposta sorge da sola..."