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Sveglia di merda.
Mi alzo controvoglia ricordando che oggi è lunedì. Sono le 7:00 e ho tempo di fare una doccia per svegliarmi dal mio coma mattutino. Appena ho finito raccolgo i capelli in una treccia laterale. Scavalco il disordine della mia camera raggiungendo l'armadio e opto per un paio di skinny neri strappati, una maglia della obey e le mie amate converse nere. Afferro il mio zaino e ci infilo dentro qualche libro a caso. Saluto mio padre ed esco di casa avviandomi verso la fermata dell'autobus. Scorgo tra la nebbia mattutina dei ragazzi intenti a chiacchierare e riesco a intravedere un ragazzo con gli auricolari che si guarda intorno, spaesato. Mi accorsi che lo stavo fissando solo quando si girò verso di me e i miei occhi color caramello si incontrano con il blu intenso del suo sguardo. Mi squadrò da testa a piedi poi mi sorrise. Arrossii e ricambiai il sorriso. Poi salii sull'autobus e misi gli auricolari facendo partire "Oceans". Ero immersa nella musica quando una mano gelida afferrò un auricolare. Mi girai e vidi lui. Da vicino i suoi occhi erano ancora più belli, ma non erano niente paragonati al suo splendido sorriso. Si portò l'auricolare all'orecchio e poi fissandomi disse «Ti dispiace se mi siedo qui?» la sua voce roca ma vellutata al tempo stesso era era come poesia alle miei orecchie. Mi persi fra i mille pensieri che mi affollavano la mente immaginando io e lui. Insieme. Non so dove, ma insieme. Non esitai a dirgli che poteva sedersi di fianco a me, dopotutto era l'unica cosa che desideravo.
Dopo estenuanti minuti si silenzio, in cui stavo seriamente pregando di non fare figuraccie, la sua voce mi risvegliò. «Io sono Genn. Genn Butch. Tu?» «Mi chiamo Rain. Rain Fraya.» Si giusto, il mio nome significa " pioggia". I miei genitori mi chiamarono così perché quando sono nata stava piovendo a dirotto da un paio di giorni. «Amo la pioggia» disse dopo qualche minuto. Senza accorgemene sorrisi. Durante il tragitto scoprì che si era trasferito da poco, che veniva nella mia scuola e che aveva 18 anni...uno in più di me. Speravo fosse in classe con Alex, il mio migliore amico, così avrebbero magari fatto amicizia e avrei potuto vedere Genn più spesso.
Dopo un po di chiacchiere banali mi chiese «E tu invece? Raccontami qualcosa... Com'è la tua famiglia?» Mi scese una lacrima solitaria e lui se ne accorse. Mi prese il viso fra le mani e mi asciugò le lacrime che mi erano sfuggite. Non parlammo più fino a scuola e una volta scesi ci separammo. Cercai Alex in mezzo alla folla e lo trovai alcuni minuti dopo. Una scintilla di paura si accese nei miei occhi, stava parlando con Genn. E se avesse parlato con lui della mia famiglia?? No, non l'avrebbe mai fatto,mi conosce bene. Siamo migliori amici fin da quando eravamo piccoli, era come un fratello per me. Mi conosce da sempre e sempre è stato al mio fianco, anche quando toccavo il fondo. Lui era con me e mi aiutava a risalire. Gli corsi incontro e ci abbracciammo e lui mi strinse a sé. Genn ci guardò confuso ma non esitò ad abbracciarmi pure lui, e quando ricambiai mi strinse ancora più forte... Avrei voluto rimanere lì per sempre...
Sfortunatamente la campanella suonò. Salutai Alex e lui mi scoccò un bacio sulla guancia. Le cinque ore furono estenuanti. Non ascoltai niente. Pensavo solo a Genn. Quando finalmente uscì mi avviai a piedi verso casa quando qualcuno mi affermò il polso. Sapevo riconoscere quella presa ferma ma dolce.
Era Alex.

ESCAPE FROM THE RAIN | Alex o Genn?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora