Non doveva andare così

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La macchina andava veloce, Alessio e Gennaro gridavano l'uno contro l'altro.
Alex non prestava attenzione alla strada, e in un attimo svanì tutto. Tutto si ridusse al bianco ed a una voce che gridava il nome del moro, che gli diceva di amarlo, che si doveva svegliare.
Poi, il buio.

Qualche ora prima.

"Ale' muoviti o faremo tardi. Di nuovo." si lamentò Gennaro.
Erano a casa Iodice, e Alessio si stava cambiando per andare al firmacopie di Busnago.
"Ecco, arrivo" sbuffò il moro, uscendo dalla stanza.
"Stavi bene pure prima" disse Genn inforcando gli occhiali da sole.
"Non c'era bisogno che ti cambiassi. Stai bene qualunque cosa tu indossi." Continuò entrando in macchina.
Alessio arrossì; stavano insieme da un paio di mesi, ma non era mai stato abituato a ricevere complimenti.
Il biondo gli lasciò un bacio leggero sulle labbra che sapeva di sigarette, e partirono.
Il posto era lontano, ma avevano tempo per arrivare.
Misero la musica a palla, mentre Gennaro fumava fuori dal finestrino.
"Smetti di fumare" tentò per l'ennesima volta Alex.
"Non sei mia madre" ribatté il biondo secco.
"Non lo sono, ma non voglio che tu muoia prima di me. Non voglio venire al tuo funerale." Disse serio guardando la strada Alessio.
Genn lo guardò sgomento.
"Ma che discorsi fai??" Chiese.
"Sto solo dicendo quello che penso. Ti amo, non voglio dover venire al tuo funerale solo perché i tuoi polmoni fanno schifo per colpa delle sigarette."
"Dio, non ricominciare"
"Non sto ricominciando, sto solo dicendo quello che penso" ripeté Alex.
"Si, per l'ennesima volta."
"E allora sto zitto, cosa vuoi?" Sbottò il moro.
Erano all'altezza di Milano circa.
L'altro prese un respiro profondo.
"Non devi stare zitto Ale'.."
Non ricevette risposta, perché l'altro si era ammutolito.
Invano cercò di farlo parlare, o anche solo reagire.
Una mano sul ginocchio, un bacio sulla guancia, una carezza sulla coscia..
Nulla di ciò lo fece demordere.
Alla fine Gennaro rinunciò, abbandonandosi al sedile.
Hotline Bling era sparata a tutto volume nella Urban Mobile.
Quando arrivarono a Busnago vennero assaliti da un mucchio di ragazzine sugli undici anni che volevano abbracciarli, ma riuscirono ad entrare nello stabile.
Si posizionarono sul palco, e Genn si avvicinò ad Alessio.
"Mi dispiace per prima, davvero, ma ora non puoi tenermi il muso. Potrai continuare dopo, ma non durante il concerto."
L'altro finì di accordare la chitarra e sorrise al pubblico, salutandolo.
Dio, Gennaro odiava quando si comportava in quel modo.
Però lo amava troppo.
Era troppo orgoglioso per ammetterlo, per dirgli «ti amo».
Non lo aveva ancora fatto.
Durante il firmacopie i due si limitarono a passarsi in silenzio i CD da firmare, per poi salire in macchina ed andare in un locale.
Le luci stroboscopiche, una birra e lo spinello che si era fumato fuori fecero sbocciare completamente Gennaro, che si mise a ballare con un tizio a caso.
Questo era sempre più vicino, e Alessio li osservava.
Adesso lo ferma.
Adesso gli molla una sberla, lui sa di essere mio.
Ma non lo fece.
Così il moro si alzò, tirò un ceffone al tizio e trascinò in macchina Genn che si riprendeva poco a poco.
"Ale' dove andiamo?" Si lamentò.
"A casa."
"Ma è presto!"
"GENNARO IO SONO STUFO! SONO STUFO DI TE, DEL MODO CHE HAI DI FARE! NON MI HAI MAI RISPOSTO NEANCHE UNA VOLTA AD UN "TI AMO", E ADESSO BALLI PURE CON GLI SCONOSCIUTI?"
"ALE' IO SONO STRAFATTO NON LO CAPISCI? NON SO NEMMENO DOVE SIAMO, VEDO UN ANANAD AL POSTO DELLA TUA FACCIA, NON CAPISCO UN CAZZO!"
"E ALLORA EVITA DI SBOCCIARE IN OGNI LOCALE PORCA PUTTANA!"
Fu un attimo.
Alessio non vide il muro contro il quale andò.
Non fece nemmeno in tempo a sterzare.
Boom.

Quando Gennaro aprì gli occhi era in un lettino d'ospedale.
Girava tutto.
Nel letto a fianco al suo c'era Alex, intubato.
"Cosa.. Cosa è successo?" Chiese ad un infermiere lì vicino.
"Tu e il tuo amico avete avuto un incidente. Lui è in coma."
Genn ebbe un colpo al cuore.
Alex in coma.
Il suo Alex era in coma.
Ed era tutta colpa sua.
Cominciò a dimenarsi nel letto come una furia.
"Fatemi andare più vicino a lui vi prego, devo toccarlo. Per favore." Implorò.
Al monitor di Alessio successe qualcosa.
Fece come un doppio sussulto, come se fossero due parole, poi elettrocardiogramma piatto.
Gennaro pianse, gridò, chiamò l'amato.
Gli urlò che lo amava.
Ma non c'era nulla da fare.
Ora del decesso: 3:57.


:) spero vi piaccia :)

A nightmare? || GennexDove le storie prendono vita. Scoprilo ora