Primo capitolo

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La sveglia era suonata tardi quella mattina. Avevo dormito male, mi ero rigirata più volte nel letto pensando e riflettendo a quello che avrei fatto oggi, a ciò che mi aspettava e di conseguenza il sonno era arrivato solo poco prima delle 3 del mattino. Il risultato a questo punto era stato disastroso e adesso con mio sommo dispiacere mi ritrovavo un mal di testa lancinante, le tempie che pulsavano dolorosamente come se un martello si divertisse a colpirmi il cranio ripetutamente, e meno di 20 minuti disponibili per prepararmi. Inutile dire che non era affatto così che avevo programmato la giornata. Ma oramai non avevo tempo per riflettere, dovevo sbrigarmi, non potevo assolutamente arrivare in ritardo il mio primo giorno di lavoro o sarei stata licenziata in tronco ancora prima di avere anche solo l'opportunità di entrare nell'edificio.

Perciò saltai giù dal letto e corsi in bagno, aprendo velocemente la porta. Le pareti erano di un bianco panna, il lavandino era pulito e immacolato così come ogni altra cosa, tutto era al suo rispettivo posto dal bagnoschiuma alla vaniglia poggiato sulla piccola vasca da bagno, alle spazzole per capelli ordinate su una piccola mensola sopra il lavabo per finire allo spazzolino da denti conservato dietro lo specchio sopra un piccolo mobiletto vicino alla porta.
Ero sempre stata una maniaca dell'ordine, non sopportavo la confusione o il caos, mi piaceva che ogni cosa fosse ben organizzata e strutturata, non messa alla rinfusa senza un ordine ben preciso. Ero tuttavia consapevole che talvolta questa mia caratteristica potesse dar fastidio a qualcuno o rendermi noiosa agli occhi degli altri ma ero sempre stata così sin da bambina ed ora sulla suglia dei 25 anni non sarei certamente cambiata.

Puntai gli occhi sulla bellissima vasca da bagno che sembrava volesse chiamarmi e tentarmi ad entrarci dentro. Un bagno caldo e rilassante era quello di cui avevo più bisogno in questo momento.
Spostai comunque lo sguardo sulla doccia lì accanto e poi guardai nuovamente la vasca con occhi desiderosi, indecisa sul da farsi. Sospirai rumorosamente alla fine incamminandomi verso la doccia; non avevo tempo.

***

A dieci minuti prima delle 8 uscì velocemente di casa, chiudendomi dietro il portone d'ingresso e avanzando verso l'auto prima di mettere subito in moto e lasciarmi alle spalle la mia abitazione.
Vivevo da sola da qualche mese ormai; non appena conseguita la laurea in criminologia e quella successiva in psicologia avevo sentito la necessità di voler andarmene dalla mia vecchia casa, di voler provare ad essere indipendente e cercare di costruirmi una mia di vita; non potevo più continuare ad essere un peso per i miei genitori che avevano altre due pesti di cui prendersi cura ed io ero ormai abbastanza grande da poter badare a me stessa.
Quindi non appena mi era giunta una lettera nella quale mi si diceva che la mia domanda per lavorare come allievo ufficiale all'interno di una caserma nel centro di Milano, era stata accettata, non avevo esitato un secondo in più e avevo preso preso il primo aereo diretto proprio lì, abbandonando così il mio paesino in Puglia, la mia famiglia, i miei amici e tutte le mie abitudini. Trovare un appartamento poi non era stato per niente facile, ma non mi ero demoralizzata e alla fine mi ero stabilita in una modesta casetta, nella quale vivevo tuttora.

La suoneria del mio cellulare si espanse nell'abitacolo, distogliendomi da quei pensieri e riportandomi alla realtà. Presi al volo il telefono, portandomelo velocemente all'orecchio.

"Pronto?"risposi senza neanche controllare chi fosse.

"Giulia, accidenti a te, pensavo che mi avresti chiamato!"urlò la voce dall'altra parte del telefono.
Mi schiaffeggia mentalmente ricordandomi solo adesso di aver promesso a mia madre di chiamarla prima di andare a lavoro.

"Scusa mamma, la sveglia è suonata tardi e sono già in ritardo.. l'avevo completamente dimenticato"mi scusai scoraggiata osservando il traffico sempre più intenso che mi si presentava davanti. Non ce l'avrei mai fatta ad arrivare in tempo, pensai.

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