As Always.

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Non sono solita scrive le note all'inizio dei miei lavori ma qui lo ritengo necessario.
Questa una storia a tema omosessuale, uscita fuori in un momento di sclero (a causa di Alex che posta uno snap in cui si intravede un letto matrimoniale che lui e Genn condivideranno) quindi è più una Porn Without Plot. Non mi sono spinta molto oltre ma chi non apprezza le scene di sesso tra due uomini (o di sesso in generale) non la legga, che è meglio.
Per il resto...Spero che agli altri piaccia e che non risulti poi così sconclusionata.
Alla prossima!

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Dopo ogni firmacopie si ritrovavano sempre più distrutti, carichi di doni e buste di vario tipo, gli occhi stanchi e la schiena e le mani doloranti, con solo la voglia di lanciarsi sul primo letto e dormire, risvegliandosi l'indomani di nuovo riposati e carichi di energia.
Avevano una sorta di dovere, però, che era quello di scartare ogni dono, osservarlo e rigirarselo tra le mani, cercare di capire perché quelle fan avessero proprio scelto quel regalo, e fare qualche foto e video di tanto in tanto, mostrando loro quanto fossero felici di avere delle fan di quel tipo, affettuose e piene di premura per loro. La stanchezza per un attimo spariva quando si ritrovavano sommersi dai regali, avevano dei grandi sorrisi sui loro volti e dimenticavano anche quelle eccezioni, quelle ragazze troppo esagerate, l'imbarazzo e la voglia di fuggire via in alcuni momenti, riuscivano a dimenticare tutto solo guardando quelle buste ricolme di pensieri destinati solo a loro.
«Alé non mi sento più le dita della mano con cui scrivo.»

Mormorò Gennaro in un soffio di voce, lasciando ricadere le enormi buste che aveva trasportato fino al primo piano di quell'hotel che avevano prenotato per loro nell'ennesimo luogo in cui erano andati per un altro instore, un altro live, un altro firmacopie. Non si chiuse neanche la porta alle spalle, andò dritto a sdraiarsi sul letto, a pancia sotto, affondando il viso sul morbido cuscino che Alex si era prima premurato di privare della coperta in superficie, quella che non bisognava sfiorare mai se non si voleva rischiare di contrarre qualcosa di molto spiacevole.
«Bastava dirmi che ti fanno male le dita, Gennà.»

Borbottò l'altro in risposta, alzando gli occhi al cielo e andando a chiudere la porta d'ingresso con due giri di chiave, voltandosi poi e guardandosi intorno. Si portò una mano sul viso e fece una mezza smorfia, confuso e indeciso sul da farsi: il pavimento era stracolmo di regali, doveva fare qualcosa.
«Genn?»

Lo chiamò, scavalcando una delle buste più grandi ed avvicinandosi a grandi falcate al tavolino dal quale prese il cellulare, sbloccandolo ed entrando su Snapchat, puntando la fotocamera su quel piccolo tesoro che avevano accumulato; l'ennesimo piccolo tesoro.
«Mh?»

Disse semplicemente l'altro, senza muoversi dalla propria posizione, parlando con la voce ovattata di chi aveva il viso affondato nel cuscino e dondolando leggermente i piedi e le caviglie che uscivano fuori dal letto dato il suo vizio di non mettersi mai composto.
«Alzati e fai qualcosa. Dobbiamo pubblicare uno snap.»

Gennaro si fece sfuggire un mugolio infastidito, non avendo alcuna intenzione di muoversi da quella posizione comodissima che aveva trovato, ma al secondo "Gennà" detto con un tono più serio, come se lui fosse il bambino e l'altro il fratello maggiore - e spesso era davvero così -, si alzò di controvoglia, stiracchiò le braccia in alto ed abbassò la maglia che si era arrotolata fino allo stomaco, lasciandone una parte scoperta.
«Scostumato.»

Mormorò Alex scuotendo il capo ed accennò un mezzo sorriso, facendo spallucce, quando l'altro bisbigliò un "Come se ti dispiacesse" e scosse il capo a sua volta, guardandosi poi intorno indeciso sul da farsi. Alla fine si piegò verso due delle buste più grandi, infilando il capo all'interno, alla ricerca di qualcosa di interessante con cui poter giocare, si lasciò andare ai suoi soliti versi incomprensibili e continuò a rovistare in quelle buste piene di lettere e regali vari, ne uscì vittorioso soltanto dopo una decina di minuti, si alzò ed un sorriso soddisfatto si dipinse sul suo viso mentre Alessio si affrettava a tagliare il video che aveva appena girato a sua insaputa, lanciandogli un'occhiata torva.
«Dai, Gennà.»

Gennaro inclinò il viso e lo guardò con un'espressione innocente, alzando le spalle e scavalcando le buste, avvicinandosi di qualche passo al ragazzo che gli era quasi totalmente di fronte ed aveva anche riposto il cellulare sul tavolino, dopo aver inviato lo Snap senza quel piccolo nuovo dettaglio.
«Io non c'entro, Alè. Non è mica colpa mia se le nostre fan sono delle pervertite.»

Ridacchiò e si rigirò quelle due paia di orecchie da gatto tra le mani, osservando i cerchietti - uno rosa e l'altro nero - che gli sembravano la cosa più stramba che avesse mai visto, almeno come regalo a due ragazzi come loro. Alzò lo sguardo sull'amico e lasciò scivolare dalla sua lingua una domanda che gli sorse spontanea.
«Sembriamo così gay, Alè?»

Alessio scoppiò a ridere al sentire quelle parole e scosse la testa, avvicinandosi a lui e sfilandogli dalle mani il cerchietto rosa, sistemandoglielo per bene sul capo, lasciando sparire le estremità nei suoi capelli disordinati. Vide Genn mettere su un broncio infastidito, osservarlo dal basso ed incrociare le braccia al petto, stringendo le dita su quel cerchietto nero che aveva ancora tra le mani.
«Tu sembri così gay, Gennà. Quelle rosa sono per te.»

Disse con un sorrisetto divertito sulle labbra che Genn non ricambiò, anzi, strinse a pugno la mano che teneva il cerchietto e gliela batté sul petto, con forza, lanciandogli un'occhiataccia che però l'altro non prese sul serio; lo conosceva troppo bene.
Il biondo si voltò verso destra, osservandosi attraverso il grande specchio posto proprio di fronte al letto matrimoniale che avrebbero condiviso quella sera, e un improvviso sorriso compiaciuto si aprì sul suo viso. Alzò una mano ed andò a lisciare con la punta delle dita la leggera peluria che ricopriva quelle orecchie sintetiche, si voltò verso il compagno di band e gli fece l'occhiolino, lasciando scivolare la mano nuovamente lungo i propri fianchi.
«E non mi stanno neanche male.»

Disse quasi tra sé e sé, non distogliendo comunque lo sguardo dall'altro che lo osservava incuriosito ed anche inquietato. Gennaro era passato dall'essere indispettito a...soddisfatto? C'era qualcosa sotto, Alessio c'avrebbe messo la mano sul fuoco.
«Ti donano, Gennà.»

Ribatté sincero, scrollando le spalle ed allungando un braccio, andando a sfiorarle entrambe con la punta dell'indice e del pollice, accennando un mezzo sorriso nel sentirle lisce e morbide al tatto. Sgranò poi gli occhi, improvvisamente, quando un verso che solo successivamente identificò uscì dalle labbra del suo migliore amico. Abbassò lo sguardo giusto in tempo per vedere l'altro alzarsi in punta di piedi, strofinando quelle orecchie finte contro il suo palmo, quasi a cercare un'ulteriore contatto, ad occhi socchiusi e con le labbra schiuse in un mezzo sorriso.
Gennaro aveva miagolato.

A quella consapevolezza una fitta al basso ventre fece allontanare di scatto la mano di Alex dai capelli del biondo, che pigolò infastidito, aprendo svogliatamente gli occhi e puntandoli su quelli dell'altro. Perché erano diventati improvvisamente così grandi e liquidi?
Maledetto, Genn!

Pensò tra sé e sé, mentre cercava di metabolizzare quello che era appena successo.
«Dai, Alé. Sono stanco e voglio le coccole.»

Mormorò in un mugolio, azzerando la distanza tra loro e posando entrambe le mani sulle sue spalle, lasciando ricadere il cerchietto nero e stringendo le dita contro il tessuto del suo maglione, posò la fronte sulla sua spalla e si accertò di strofinare ancora il viso sul torace dell'altro, mentre quello non riusciva a vedere altro che quelle maledette orecchie e a sentire Genn che miagolava, a ripetizione, come improvvisamente in loop.
«Stavi facendo le fusa?»

Domandò Alessio, con un tono sbigottito che fece ridacchiare l'altro. Gennaro si alzò in punta di piedi e si avvicinò all'orecchio dell'altro, lasciando che il suo respiro caldo si infrangesse su di esso, poi miagolò ancora, dritto al suo orecchio, e la scossa che colpì il moro questa volta lo fece tremare da capo a piedi. Strinse le mani sulla vita del biondo e se lo tirò più vicino, avvertì addirittura le loro ginocchia cozzare e l'altro aumentare la presa sul tessuto del suo maglione.
«Sei scorretto, Gennaro.»

Disse con tono serio, piegando il capo indietro per poterlo così guardare meglio in volto. Era serio anche in viso e Genn si morse il labbro inferiore, accennando un mezzo sorriso e scrollando le spalle. Lasciò scivolare le mani lungo il torace dell'altro, accarezzandolo attraverso la stoffa pesante del maglione e si sporse per lasciare un bacio sulla sua mascella, tenendo gli occhi puntati sui suoi.
«Ti è passata la stanchezza, Alè?»

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