Parte 3

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Una volta tornata a casa,avvolta da quel silenzio rilassante, mi sdraio sul divano e non riesco a non pensare a questa assurda situazione: perché ho reagito così? A pensarci adesso mi viene da ridere, sono stata proprio una stupida a scappare in quel modo, perdendo anche l'ultima ora di storia dell'arte. Oh dio! March! Bene, dovrò inventarmi una scusa, una buona scusa: mi sono sentita male. Funziona sempre e ,alla fine, mi sono veramente sentita nauseata quando ho visto tutto quel sangue. Preoccupata e vuota quando non ho più visto quegli occhi; come se avessero legato tutto il mio respiro a quei bellissimi smeraldi e quando questi sono mancati alla mia vista, con loro era, inevitabilmente,mancato anche il mio respiro. Mi butto in malo mondo sul letto e chiudo gli occhi. Perché lo stava picchiando? Magari aveva un motivo valido. un buon motivo per picchiare qualcuno?. Eppure avevo avuto più paura per Jason. Quegli occhi mi avevano catturato e mi ci ero soffermata come non avevo mai fatto con nessun altro. Gli occhi sono lo specchio dell'anima: è questo quello che penso, mi è sempre sembrata una mancanza di rispetto soffermarmi sugli occhi di qualcuno, ma soprattutto mi sentivo a disagio perché qualcuno guardava la mia di anima. Ma in quegli occhi mi sono sentita capita e protetta, come se non dovessi preoccuparmi di mancanze di rispetto in quanto il posto del mio sguardo fosse solo nel suo. Ancora pensando a quegli occhi, verdi come il prato in primavera cado in un sonno senza sogni o almeno è questo che mi ricordo al mio risveglio. Mi crogiolo ancora un po' nel letto e poi decido di andare a fare un giro. Mi metto un paio di pantaloncini corti di jeans e una maglia a tre quarti che mi arriva sopra l'ombelico, le mie amate all stars ed esco con la musica già alta nelle mie orecchie. Mi fermo vedendo una grande cartellone raffigurante un gelato. Esco cinque minuti dopo dal bar con un grande cono con cioccolata e fragola e sormontato da panna e con un sorrise ebete sul volto. Continuo a camminare non prestando molta attenzione, quando mi accorgo di ritrovarmi in un parco bellissimo. Il prato è verde e perfettamente curato, più infondo c'è un lago che riflette la luce del sole che ormai sta per tramontare e noto con estrema curiosità che il lago si riduce ad un piccolo fiumiciattolo che si addentra nel bosco adiacente. Butto il cono dentro un cestino, supero cani che corrono dietro palle e bastoncini, il lago e bambini che giocano. Mi dirigo verso il bosco e una volta arrivata in un posto abbastanza lontano da non sentire più le urla dei bambini, mi siedo su un sasso, mi appoggio sull'albero dietro di me e mi rilasso sotto il solo rumore del fiume. Subito divento più felice, lontana dai problemi e lontana dai ricordi, mi dimentico di tutto. Chiudo gli occhi e mi faccio trasportare dal vento che canta una dolce melodia. Perché la mia vita non può essere così, tranquilla, perché io non posso stare in pace come sto qui. I miei genitori mi hanno spedito qui, ma riuscirebbe a trovarmi lo stesso, anzi mi troverà. E questo non fa altro che farmi arrabbiare di più, perché il sacrificio, se così possiamo dire , di stare lontano dalle persone che amo sarà invano. Calde lacrime escono dai miei occhi ancora chiusi a ripensare a quei giorni. Se non mi dovesse trovare, quando tornerò mi avrà dimenticato? A malapena mi accorgo del telefono che squilla. Numero sconosciuto.

"pronto?"

"ciao Elis, sono Daisy."

"ah certo, dimmi"

"ti volevo avvertire che è quasi pronta la cena, è meglio che torni"

"certo".

Appendo e controllo l'ora. Ma sono appena le sette! Non capirò mai questi orari. Appena esco dal bosco un cagnolino tenerissimo marroncino mi salta addosso. Rido come una matta mentre lui mi annusa e poi inizia a leccarmi su tutto il viso. – oddio scusami tantissimo- si rivolge a me una ragazza con i capelli marroni ricci e gli occhi azzurri. – oh non ti preoccupare, io adoro i cani, ne avevo uno ma poi- -poi? - chiede lei curiosa. Ridacchio a questa sua reazione, anche per mascherare un po' di nervosismo. - poi nulla, io sono Elis- -Evelyn, ma per te Ev , e lui è Kos, colui che mi farà impazzire!-dice lei esasperata. – devo davvero scappare, ci si vede Ev!- -ei aspetta, ci vediamo domani a scuola?oggi ti ho vista in mensa- lei sorride, e io non posso fare altro che ridacchiare - allora ci vediamo domani Ev- mi allontano sentendomi urlare un - ciao El- che mi fa sorridere di cuore.

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