Capitolo tre.

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Dopo avergli dato indicazioni verso casa mia, rimaniamo in silenzio per molti minuti, sembra che sia passata un'eternità.

Fin quando lui non decide di rompere il ghiaccio.

"Che mi dici di te?"chiede con voce roca. Così bella.

"Non lo so, che vuoi sapere?"

"Qualsiasi cosa, basta che mi dici qualcosa di te." dice spostando lo sguardo su di me per alcuni secondi e poi di nuovo sulla strada.

"Allora...mi chiamo Chanel Andrew, ho 16 anni, il mio migliore amico è Alex, vivo sola con mia madre e..."

"E tuo padre?"mi interrompe, mentre spegne l'auto e mi fan notare che siamo arrivati.

Sento una fitta al cuore e lo stomaco contorcersi.

Genn mi guarda con aria interrogativa, mentre mi scende una lacrima sul viso.

"Ehi. Che succede?"chiede mettendomi due dita sotto il mento, in modo da alzarmi il viso.

"Lui...beh..."dico tra le lacrime, non riesco a parlare.

Mi accarezza una guancia col pollice.

"È morto?"magari fosse morto.

"No."dico abbassando lo sguardo.

Genn continua a guardarmi, stavolta senza farmi domande, e lo apprezzo.

Poi prendo fiato, e decido di parlare.

"Lui...io e lui non abbiamo mai avuto uno splendido rapporto. Sin da bambina, mi..."mi blocco per prendere aria"...lui mi picchiava, mi maltrattava, mi insultava."inizio a piangere."Non mi ha mai accettato. Forse perché mia madre mi ha partorito a soli 18 anni, lui ne aveva 19. Non voleva diventare padre, voleva divertirsi andandosene a troie, cosa che sta facendo adesso. Per questo, ha deciso di darmi tutta la colpa, e sfogarsi contro il mio corpo."Genn mi guarda sconvolto.

Ci guardiamo per alcuni secondi, fin quando mi accorgo che una lacrima gli sta attraversando la guancia.

Mi abbraccia senza pensarci.

Sono così calde le sue braccia. Mi sento protetta, a casa.

Ci stringiamo per almeno 10 minuti.

"Tu non meriti questo. Mi dispiace cosí fottutamente tanto Chanel. Scusa se te l'ho chiesto."sussurra contro il mio orecchio, non staccandosi dall'abbraccio.

"Non preoccuparti."riesco a dire con un filo di voce.

Ci stacchiamo, e smetto di piangere.

Stavo per uscire dalla macchina, quando Genn mi ferma dal polso, facendomi sedere di nuovo sul sedile.

Lo guardo con aria interrogativa.

"E se andassimo da qualche parte, ora?"chiede.

Quanto avrei voluto rispondere di si.

Stavo per farlo, ma poi mi ricordo che mia madre è a casa.

"Non lo so Genn, mia madre è a casa."rispondo sincera.

"Chiamala e dille che ceni fuori."

"Ma sono le 16."dico con ovvietà.

"Sarai a casa per le 22. Giuro."mi fa il labbruccio. E non posso resistere.

Sbuffo ridendo, e prendo il telefono.

Lui si appoggia alla mia spalla mimando un "grazie" dalle labbra.

Sembra un bambino, adoro.

Chiamo mia madre, nel frattempo che lui prende qualcosa dal cofano.

"Mamma...si...volevo dirti che ceno fuori con un mio amico...si...no è un amico di Alex...alle 22, me l'ha promesso... si chiama Genn, non lo conosci. Va bene mamma...si si...ciao ti voglio bene anch'io."attacco la chiamata. Mia madre ha approvato subito.

Genn entra in auto.

"Andiamo?"chiede sorridendomi.

Quel sorriso, ah.

"Va bene, ma dove mi porti?"chiedo arrossendo.

"Mh, vorrei portarti un un posto carino."

"Perché dovresti?"chiedo con ovvietà.

"Per una bella ragazza, ci vuole un bel posticino."dice ridendo.

Arrossico.

Bella ragazza.

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Spero vi piaccia la storia, datemi dei consigli su qualcosa se volete, accetto volentieri le critiche costruttive *^*

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-martina

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