NF-HP Gene

Prologo

«Per l'ennesima volta, mamma...» Il ragazzino non completò la frase, ma il suo significato era ovvio a entrambi.

«Questa cosa dovrai spiegarmela un giorno o l'altro!» affermò la madre, irritata. Lui si limitò a non rispondere, non voleva litigare proprio il giorno in cui doveva tornare a Hogwarts. Gliel'aveva già spiegata, ma non aveva importanza.

Sua madre lo strinse all'improvviso in un abbraccio caloroso: «non ficcarti nei guai, eh», si raccomandò; il tono dava l'impressione che stessero per scendere delle lacrime, e Walter scoprì che in effetti era lo stesso per lui. Staccatosi dalla stretta materna, vide che le labbra di lei erano strette in un sorriso, innaturalmente tirato, gli occhi lucidi: le dispiaceva.

«Mi mancherai» le disse in un soffio. «Ma ci rivedremo a Natale, va bene?»

«Vai, se non vuoi prendere il treno» si raccomandò sua madre, «e salutami i tuoi amici!»

Walter si affrettò a fare quanto raccomandato, girandosi appena una volta nel trascinare il proprio baule. Lo aiutò uno del sesto a caricarlo sul treno, prima di dileguarsi in una qualche carrozza vicino alla locomotiva – la famosa carrozza dei prefetti?

Sospirò, e continuò a spingere. Al primo scompartimento vagamente vuoto, entrò. Un ragazzino che avrebbe potuto essere del primo anno, non lo degnò di uno sguardo, neanche quando decise definitivamente di sedersi, continuando a trafficare con un aggeggio metallico: girava una manovella e quello si muoveva.

Walter sistemò il suo baule sopra la retina, lo aprì e tirò fuori il Superman: Red Son che voleva leggere da sempre e che aveva ricevuto per il compleanno: una bella edizione, con tutti gli episodi della serie e la copertina rigida.

Prima che potesse cominciare a leggerlo, il treno partì: Walter vide King's Cross allontanarsi sempre più velocemente, in direzione Hogwarts. Il ragazzo sospirò, aprì il suo fumetto e scacciò dalla mente il pensiero di sua madre e della piccola Ann.