"Non ci vengo!"
"Cosa te lo impedisce?"
"Forse il fatto che mi vergogno e non voglio passare per una stalker?"
"Smettila di dire 'ste scemate e vieni da me alle 22"
Questa fu la breve e concisa conversazione tra me e Anto al telefono, mi aveva incastrata in un'uscita con le due rinomate star di Somma Vesuviana, nonché di tutta Italia: gli Urban Strangers. Già da un po' di giorni continuava a ripetermi che me li avrebbe presentati in tutto il loro splendore e io dal mio canto insistevo sul fatto che sarebbe stata una cosa alquanto imbarazzante, per me quanto per loro. Non avevo intenzione di farmi conoscere come la nuova e fangirlante arrivata e ancora meno mi sentivo pronta ad esporre qualcosa che riguardasse la mia vita privata a due persone desiderate dalla maggior parte delle ragazze viventi, tra i dodici e i vent'anni, d'Italia. Decisi quindi di stravaccarmi comoda sul divano per cercare di portare a termine la lettura di quel mattone di libro, consigliatomi dal mio ex professore di italiano, che ormai mi portavo dietro da settimane. Diversamente dal mio buon proposito, iniziai a fare di tutto pur di non lasciarmi prendere dalla storia, ascoltavo la ritmica del verso di un corvo chissà dove fuori dalla finestra, osservavo una piuma scorrere rapidamente sul pavimento, mossa da chissà quale corrente d'aria... "Fanculo" pensai. Lanciando "Delitto e castigo" sul tavolo della cucina senza neanche tenere il segno, volai velocemente in camera mia stravolgendo l'armadio sistemato con cura solo poche ore prima. "Ho assolutamente bisogno di un po' di fondotinta" avevo sempre detestato truccarmi, era un'azione che consideravo un assoluto spreco di tempo, ma nonostante questo la mia poca autostima non mi permetteva di andare in giro a viso "scoperto"."Ciao! Alessio" era proprio come me lo aspettavo, simpatico e disponibile, mi aveva aperto la porta con un grande sorriso presentandosi vivacemente; probabilmente Anto gli aveva parlato di me chiedendogli di coinvolgermi. Ero già stata a casa sua, ma ancora non l'avevo vista immersa in una nube densa di fumo e rimbombante di musica. Entrai in salotto guardandomi intorno cercando di orientarmi. In mezzo alla confusione comparvero due occhi glaciali, quelli di Gennaro, che si fissarono nei miei. Per un momento mi sentii come spiata, svuotata, mi sentii come se tutte le serrature sicure nel mio cervello che proteggevano i miei ragionamenti poco accessibili fossero state forzate. A riscuotermi da quella sensazione angosciante fu un inaspettato e dolce sorriso in cui si piegarono gli angoli della sua bocca. Nonostante i miei pregiudizi mi sorprese il suo comportamento, mi fece subito sentire a mio agio. Non mi staccai neanche per un secondo da lui durante la serata; non so se fosse merito della fiaccola olimpica che probabilmente aveva consumato poco prima del mio arrivo o semplicemente pura simpatia, ma non faceva altro che ridere e scherzare con me, coinvolgendomi in ogni battuta, stronzata, foto su snapchat o molleggiamento sulle note di hotline bling che fossero. Fondamentalmente non ci impegnammo in chissà quale attività costruttiva, ce ne stavamo lì tutti insieme, Leo Feola, Cesare e Francesco compresi, spaparanzati sul divano con una birra in mano ondeggiando sulla voce strascicata di Tyga che proveniva incessante dal computer.
"Quindi sei in classe con Anto eh?" Alex mi si rivolse per la prima volta un po' timido.
"Si...io sarei di Milano, mi sono trasferita qua da poco".
"E cosa vuoi fare dopo quest'anno?"
"Ingegneria informatica del suono e della musica, probabilmente all'estero" una delle poche qualità che apprezzavo del mio carattere era la sicurezza, ero capace di analizzare le cose con metodologia schematica e crearmi in breve tempo una precisione mentale inquietante; ovviamente questo riguardava, purtroppo, solo le cose materiali o strettamente collegate alla realtà e non con ciò che produceva il mio piccolo cuore capriccioso.
"Quindi non ti fermerai molto a Somma..."
"No, diciamo che sono venuta qui per forza di cose, ma é solo un anno di passaggio"Si erano fatte le tre e iniziavo a lottare con il peso delle palpebre. Ormai la situazione era parecchio dispersa, c'era chi se la rideva guardando video di capre urlanti su YouTube, chi finiva di inquinare la pochissima aria rimasta nella stanza sputando grandi boccate di fumo e chi chiacchierava sul balcone godendosi ancora l'aria tiepida di ottobre.
"Anto io sto per andare"
"Ma come? Non resti a dormire? Cioè, sai che dormire è un parolone ma insomma, non resti fino a domani?"
"Sono troppo stanca, preferisco tornare a dormire a casa"
"D'accordo, tranquilla! Fammi finire di fumare e ti accompagno" dal primo giorno di scuola Anto era stato una persona fondamentale nella mia solitudine di nuova arrivata, mi aveva fatto conoscere moltissima gente a scuola e continuava a tirarmi dentro la sua vita invitandomi ad uscire, a studiare insieme e innocentemente ad accendere fiaccole
di varia natura che avevo sempre rifiutato, l'unica cosa positiva che vedevo nel fumo erano le forme strambe e fantasiose che componeva prima di dissolversi nell'aria.
"L'accompagno io!" Genn era appena riemerso da un ammasso di cuscini con cui Leo lo aveva accuratamente ricoperto ed ancorato al divano, in preda al desiderio di giocare come un bimbo di cinque anni.
Probabilmente in quel momento al posto delle guance mi ritrovavo due pesche belle grosse, rosse e rotonde che mi si scioglievano addosso come l'imbarazzo che mi stava colando da ogni millimetro di corpo. Iniziai a scombinarmi la frangia, gesto che il mio corpo riproduceva automaticamente nei momenti di disagio.
"Se proprio insisti..." sul viso di Anto si scolpì in meno di un secondo un ghigno soddisfatto.Ciaaaao lettori! Vedo che qualcuno sta dando un occhiata a questa mia storiellina, mi fareste felicissima lasciando un commento (anche un "mi fa cagare") e mi servirebbe tanto per lo svolgimento del racconto!
Anyway, vi ringrazio un sacco per essere passati di qui.
Bye byyyye!
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Exchange
FanfictionI'm lost, locked in a jail with no walls Come here, help me to live