Erano passate solo quattro settimane dal suo arrivo in Val Badia e Camilla si era già guadagnata un soprannome, ma non uno di cui esser fiera, il suo era più un'etichetta che riassumeva la sua vita sventurata. In paese era chiamata la Vedova Bianca.
Era ospite nell'appartamento di un'amica di sua madre, Maria, che era nata a San Cassiano per poi trasferirsi al sud per amore. Ogni estate Maria e suo marito trascorrevano tre mesi in Trentino dove lei godeva della vista delle montagne e lui del clima fresco e rigenerante. Per tre decadi non avevano mai mancato all'appuntamento estivo però quell'anno era nata la loro terza nipotina, rendendo il duemilaquindici memorabile, e così la coppia di neo-nonni era partita per la Francia a trovare la figlia.
Camilla non voleva assolutamente partire per quel paesino sperduto tra i monti. Sua madre però era stata irremovibile e alla fine Camilla aveva ceduto sotto al peso del ricatto morale. La madre sperava che lei potesse trovare pace in mezzo a quelle montagne meravigliose e le aveva ripetuto per l'ennesima volta che meritava un pizzico di serenità, estorcendole la promessa di provarci. Se fosse andata male sarebbe potuta tornare a casa in qualsiasi momento.
Il paesino era incantevole, circondato da massicci su tutti i lati, regalava uno spettacolo mozzafiato. Pur essendo una frazione di Badia, era una nota meta turistica e per questo molto ospitale con hotel, ristoranti, negozi e una deliziosa zona pedonale in cui Camilla aveva spesso vagabondato. In fondo alla via della chiesa si trovava il negozio di Denise, la parrucchiera a cui Maria aveva raccontato la sua storia, che aveva diffuso la notizia. Da lì era nato l'infausto soprannome Vedova Bianca che tutti pronunciavano accompagnato a un mesto sorriso di solidarietà.
Come ogni mattina verso le dieci, Camilla si diresse verso il salone di Denise per la loro consueta pausa caffè. Sbirciò dalla vetrina e vide che c'erano due clienti, una in attesa di pagare il conto e l'altra al lavaggio. Si stampò il solito sorriso gioviale ed entrò, facendo tintinnare le campanelle appese alla porta.
«Buongiorno a tutte.»
«Buongiorno.»
Camilla capì all'istante che la signora alla cassa doveva essere una forestiera, infatti, di fronte alle turiste Denise la trattava con distaccata cortesia. La donna aveva appena terminato di pagare e stava riponendo la carta di credito mentre Denise le porgeva la ricevuta, i migliori auguri di felice vacanza e calorosi saluti. La cliente uscì dal negozio e Camilla cominciò a contare mentalmente, arrivando solo fino a tre, prima che Denise corresse a baciarla sulle guance. Con il suo metro e sessanta, era più bassa di Camilla di dieci centimetri, ma riusciva sempre ad avvolgerla in una stretta burrosa, resa morbida dalle sue curve generose. Aveva un profumo molto intenso, composto dall'odore della crema per il corpo, dalla lacca che usava in quantità industriale e dall'essenza fruttata che si spruzzava generosamente.
«Finalmente un po' di tranquillità! Non ho potuto evitare di prendere quella cliente, ma le ho fatto la piega più veloce della storia!»
Denise le aveva confidato che evitava di accettare straniere tra le dieci e le undici proprio per non rovinare le loro pause caffè. "Così restiamo tra di noi" aveva detto, come se Camilla fosse una del posto.
«Conosci già Iris? Lavora nel ristornate in piazza, quello con le famose stelline!»
«Sì, ci siamo già incontrate.»
Era una trentenne molto carina, dall'aspetto sbarazzino grazie al caschetto di capelli biondo platino e ai piercing sul naso e sulla lingua. Esibiva una pallina di metallo, proprio al centro, che faceva capolino ogni volta che Iris parlava.
«Allora che cosa ordiniamo stamane? Io ho proprio bisogno di un caffè lungo.» Denise accompagnò le parole con un gesto teatrale a sottolineare quanto fosse stanca. Lo era sempre per qualcuna delle sue disavventure come quando aveva deciso di ridipingere le persiane da sola e senza cognizione di causa o quella volta in cui il gatto era scappato e lei lo aveva cercato fino alle due di notte. «Il solito caffè per te Camilla?»
Denise non controllò nemmeno la sua risposta mentre Iris chiedeva un cappuccio e la pallina sulla lingua spuntava alle parole "con poca schiuma".
«Chiamo subito Marco al bar.»
Denise ritornò dietro al bancone e afferrò il telefono. Schiacciò un tasto di chiamata rapida, sfilò il vistoso orecchino a clip e avvicinò la cornetta all'orecchio. Come ogni giorno scambiò due battute con il ragazzo del bar e fece l'ordinazione. Camilla si sedette sul divanetto all'ingresso e sorrise a Iris che la studiava sfacciatamente.
«Come ti trovi qui da noi?»
«Molto bene. L'appartamento è confortevole.»
«Hai notizie di Maria? Peccato non averla con noi quest'anno.»
«Si tratterrà a Lione per sei mesi per godersi la neonata e aiutare sua figlia.»
«Un'altra nipotina, sarà al settimo cielo! Sei stata fortunata a prendere il suo appartamento, è proprio in centro paese. Non hai una macchina a disposizione, vero?»
Camilla scosse la testa, preparandosi all'ennesimo terzo grado. «C'è una bicicletta in garage. Ho pedalato un paio di volte fino a La Villa.»
«E riesci a fare la spesa?»
«Sì, compero qualcosa ogni giorno per evitare sacchetti troppo pesanti.»
Camilla si obbligava a entrare nei vari negozi quotidianamente, a volte acquistava solo un paio di panini o della frutta, piccole necessità che la costringessero a vedere altre persone. Grazie a Denise non veniva trattata come una turista qualsiasi, da accontentare tenendo le distanze, ma riceveva sorrisi e saluti cordiali ovunque andasse.
«E nel tempo libero che cosa fai?»
«Mi piace passeggiare e godere del panorama.»
«Mi ha detto Pino che spesso ti vede seduta nei prati a leggere.»
«Sì, mi piace stare all'aperto e porto sempre con me il lettore digitale.»
Prima di partire aveva comprato una marea di romanzi leggeri e divertenti, nella speranza che le migliorassero l'umore.
«Angelo non riusciva a capire cosa fosse da lontano, credevamo un palmare o un altro aggeggio simile.»
Camilla sapeva che i suoi spostamenti e ogni suo gesto erano monitorati, Denise non nascondeva di essere al corrente di dove andasse e cosa facesse. Un giorno le aveva chiesto a che punto fosse con la collana di ametista a cui stava lavorando e Camilla ancora si chiedeva come avesse fatto a saperlo. Presto avrebbe dovuto creargliene una come dono di gratitudine, ma non aveva ancora deciso di che fattura.
«Di che cosa parlate voi due?»
«Di libri.»
«Oh, che noia! Ho io una notizia spassosa da raccontarti.»
Camilla sorrise, pronta a sentire l'ultimo gossip del paese. Anche in una piccola frazione, indaffarata con i turisti, nascevano pettegolezzi quotidianamente e tutti, prima o poi, si guadagnavano un soprannome.
«Ieri Giovanna Rudolòn è andata in farmacia strizzata in un vestitino rosso minuscolo che le copriva a malapena il sedere!»
Un altro punto per la signora Giovanna, la più chiacchierata in assoluto tra le donne. Era la moglie del proprietario di una famosa malga, ma era stata ed era rimasta una donna di città, sempre in giro con tacchi a spillo anche lungo i sentieri. Seguire la moda era per lei più importante che non spezzarsi l'osso del collo e l'altezza dei suoi tacchi cresceva di anno in anno, nonostante fosse caduta spesso. Grazie ai suoi ruzzoloni si era guadagnata il soprannome di Giovanna Rudolòn.
«Doc ha fatto cadere l'espositore con i dentifrici per sbirciarle il seno e pare che sua moglie l'abbia strigliato a dovere!»
«Non che ci fosse molto da vedere, non ha certo le tue misure Denise!»
Iris indicò il seno della parrucchiera che quasi strabordava dalla maglietta attillata e dilatava in modo buffo il logo del negozio stampato sopra. Scoppiarono a ridere e lo stavano ancora facendo quando entrò nel negozio Marco con il vassoio dal bar.
«Quanta allegria, mie belle signore. Che cosa mi sono perso?»
«Stavamo raccontando l'avventura di Giovanna alla farmacia.»
Marco appoggiò il vassoio sul divanetto accanto a Camilla e ghignò al ricordo, ovviamente era a conoscenza del fatto.
«Invece io ho una notizia succulenta di ieri sera che voi di certo non sapete ancora.»
Denise si azzittì all'istante e si avvicinò al barista con sguardo avido, lisciandosi i riccioli tinti di rosso per l'impazienza.
«Dicci Marco, che cosa sai?»
«Ecco un indizio: Martino stava per avere un infarto quando è successo!»
Persino Camilla aveva capito a chi si stava riferendo: il re dei pettegolezzi tra la popolazione maschile era Il Fulminato, uno straniero che si era trasferito nella baita Maso Marco dieci mesi prima e di cui non si sapeva nulla. Doveva avere un'età compresa tra i quaranta e i cinquanta ed era sfregiato lungo tutto il viso e probabilmente il corpo. Quel forestiero misterioso era la spina nel fianco di Martino, proprietario del negozio di alimentari. Lui era l'unico in paese a incontrarlo quando scendeva con il suo fuoristrada a fare provviste e ogni volta da quegli incontri nasceva un pettegolezzo nuovo.
«Il Fulminato!» Gridò Iris come se stesse partecipando a un quiz a premi per vincere un milione di euro.
«Proprio lui! Ieri sera Martino era distrutto. Dice che se non fosse per gli affari, si rifiuterebbe di servirlo.»
«E farebbe bene, è un pazzo e anche sciatto!»
Denise non aveva digerito il fatto che non si fosse mai rivolto a lei per aggiustare il taglio di capelli, nonostante i suoi numerosi tentativi di incontrarlo e irretirlo come cliente. Era stata lei a spingere Martino a chiedergli informazioni e lui aveva ceduto per l'esasperazione. Dopo mesi di stringati convenevoli, gli aveva chiesto qualche informazione personale e si era scoperto che l'uomo ustionato era stato colpito da un fulmine ed era sopravvissuto, un'eventualità rarissima ma non impossibile. Da qual giorno si era guadagnato l'azzeccato soprannome e Denise lo aveva definitivamente bollato come uno sciattone spettinato.
«Ma che cosa ha fatto?» Chiese Iris a bassa voce, come se non fossero da soli nel locale.
«Come al solito è sceso a fare la spesa cinque minuti prima che il negozio chiudesse. Quando Martino è uscito per tornare a casa l'ha visto vicino al fuoristrada che parlava da solo! Poi il Fulminato si è accorto di lui, e...»
«E? Che cosa gli ha fatto?»
«Gli ha aizzato contro il cane, quello più cattivo, e ha continuato a blaterare con se stesso.»
«E la bestia ha morso il povero Martino?»
«No, era legata al guinzaglio ma lui stava per avere un attacco di cuore. Dice che non ha dormito tutta notte per l'agitazione.»
«Ci credo, io sarei morta! Mi batte forte il cuore solo a sentire la storia!»
Marco sbirciò il "cuore" di Iris, ma non sembrò colpito da quella vista e virò subito su Camilla. Lei fece finta di non accorgersene mentre fissava il suo riflesso nello specchio di fronte. Quel giorno indossava un paio di jeans, scarpe da ginnastica e un'anonima felpa blu che nascondeva le sue forme aggraziate. Aveva lasciato i capelli sciolti sulle spalle e non si era truccata anche se i suoi occhi, marroni come il cacao, non avevano bisogno di maquillage per spiccare. Lo specchio le mostrava qualche ruga d'espressione intorno alla bocca dalle labbra carnose e rosa scuro, che non avevano bisogno di alcun rossetto per attirare l'attenzione. Marco infatti vi indugiò qualche attimo prima di tornare a guardare le altre signore presenti per congedarsi.
«Su signore, animo! Vi lascio ai vostri caffè. Denise passo più tardi per il vassoio.»
Mentre il barista usciva dalla porta, Camilla si chiese nuovamente che aspetto avesse il Fulminato. Prima di quel pettegolezzo Martino assicurava che non fosse pazzo, almeno non in modo evidente come era stato il Vecchio Zòpega che zoppicava in giro per il paese con il suo bastone intagliato a mano e sentendo le voci. Tuttavia il fatto che vivesse in totale solitudine e fosse stato colpito dalla saéta non deponeva a suo favore e così si era sparsa la voce che fosse un uomo pericoloso, assolutamente da evitare.
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Non merito il tuo amore
ChickLitCamilla è una donna piena di cicatrici interiori causate da un passato tragico, ma finge una parvenza di serenità per il bene dei suoi genitori. Per accontentarli, accetta di partire per una lunga vacanza in un paesino di montagna dove i pettegolezz...