Ho sempre amato la neve, sin da quando ero bambino.
Certo, allora le cose erano parecchio diverse.
Alle prime avvisaglie, si correva giù in strada.
Si fissava il cielo, con la bocca spalancata, cercando di catturare quanti più fiocchi di neve possibile con la lingua.
Ogni fiocco di neve era un desiderio.
Per un istante, sembrava che tutto fosse possibile.
Si faceva a palle di neve con gli altri ragazzini del quartiere, poi ci si radunava davanti al camino con in mano una cioccolata calda con aggiunta di marshmallows.
Quanto darei per potermi sedere davanti ad un camino in questo momento.
Ho le dita delle mani indolenzite, non sento quasi più i piedi.
Continuo a camminare imperterrito.
Dead man walking.
La fasciatura al ginocchio sta cedendo.
Dietro di me, minuscole gocce di sangue che, come le briciole di Pollicino, vanno dal Rifugio a me.
Potrei coprirle con la neve, ma sarebbe solo una perdita di tempo.
Al Rifugio ormai non c’è più nessuno e credo di essere stato trovato.
Non vedo niente, solo alberi, ma so - sento - di essere circondato.
All’improvviso un rumore sordo.
Una sensazione di caldo parte dal mio petto.
Mi lascio cadere sulle ginocchia.
E’ finita, so che è finita.
Non lotterò, non questa volta, non ne ho più la forza.
Ogni giorno, da un po’ di tempo a questa parte, è stato una conquista, ma ciò che ho perso?
Ogni giorno ho perduto qualcosa, o qualcuno.
Guardo il cielo, un pallido sole fa capolino tra le nuvole.
Apro la bocca e lascio che un fiocco di neve si posi sulla mia lingua.
Un fiocco di neve, un desiderio.
Chiudo gli occhi.
Non ho paura.
So che nel posto dove andrò non dovrò più patire la fame, il freddo, l’insonnia provocata dal terrore di non farcela, di essere scovato da loro.
Magari, se sono fortunato, rivedrò Maggie.
Non ho più paura.
Non sento nemmeno più il freddo.
E questo che si prova prima di morire?
Sento una mano calda sulla mia guancia.
Apro gli occhi.
Davanti a me, bella come non mai, la mia Maggie.