Tre notti di insonnia immotivata, un calore insopportabile che mi sveglia puntualmente alle 04:24.
Ho motivo di pensare che qualcuno, come Frank, non abbia gradito affatto questi lunghi giorni di attesa. E così eccomi qua, di nuovo, a riprendere il mio racconto lì dove lo avevo lasciato.
Andrew, come riporta il titolo di questo capitolo, è una di quelle persone che, per molte ragioni, ha segnato la mia esistenza. E non c'è più, come avrete immaginato.
Se n'è andato alcuni anni fa, inaspettatamente, cavalcando la sella della sua moto per l'ultima volta.
Lasciando dentro di me un vuoto incolmabile.Gli volevo bene, io, lo stimavo per l'approccio sempre aperto nei confronti della vita. E la sua era magnifica. Ventisei anni di libertà e di gioia pura svaniti in una frazione di secondo.
Fu molto dura, per me, sopportare la sua assenza...
Dopo la sua morte lo sognavo continuamente, il mio Andrew, non riuscivo a rassegnarmi all'idea che fosse evaporato dalla mia vita in un modo tanto stupido.
Ma sull'onda di quella tragedia avevo smesso, a mia volta, di vivere vedendo nero ovunque intorno a me, anche dove il grigio era una possibilità.
Cosí, molto presto, Andrew se ne stancò...
Se i primi sogni di lui furono attimi sereni in cui la sua anima tentava in qualche modo di rassicurarmi, magari raffigurando se stesso tutto sorridente, intento a sorseggiare una buona bottiglia di vino, quelli seguenti furono, al contrario, molto differenti...
Saturo fino al midollo delle mie crisi esistenziali, una bella notte si mostrò in cima allo scheletro di un palazzo prossimo al crollo, il volto deformato dalla rabbia.
Ed ebbi paura.
"Basta!" Mi ordinò perentorio. "Tutto questo deve finire. ADESSO".
Conoscevo il significato di quello scheletro: rappresentava la mia anima fragile che, piano piano, si stava sgretolando. Andrew, mostrandomi il pericolo che stavo correndo, voleva aprirmi gli occhi.
"La tua vita deve andare avanti" fu il suo ultimo messaggio. " Sorridi e prosegui il tuo viaggio".
Cosí, da quello stesso giorno, ripresi in mano la mia esistenza, cercando di ricordare Andrew per quello che era, non per quello che non sarebbe più stato.
Negli anni successivi, raramente si fece avanti nei miei sogni, salvo per portare messaggi alle ragazze della nostra cerchia.
Ma ogni volta, come una mano tesa dal cielo, le sue parole erano "la risposta" che tutte noi stavamo aspettando.
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DREAMER
ParanormalDreamer è una storia vera, una testimonianza. Parla del mio dono, o del mio fardello, di un'anima che si chiama Frank (grazie al quale sto scrivendo di getto questa storia) e del mondo delle premonizioni. Il nostro scopo? Indurvi a pensare... Julia