Eccomi

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Eccomi, sono qui seduta su una sedia fredda all'aeroporto, aspettando la chiamata del mio volo per Belfast. Sono qui, con la valigia tra i piedi, circondata da persone che non conosco, ognuno con la sua vita, ognuno con la sua storia. Persone che arrivano e persone che se ne vanno, come me.

Persone che tornano e che sorridono felici quando vedono da lontano che c'è qualcuno che li aspetta. Famiglie felici, risate piene, di bambini entusiasti di prendere l'aereo per la prima volta. Una donna sistema il cappottino a una bambina con le guance rosse; le mette sciarpa e cappello, lasciando libera solamente una fessura per gli occhi. Spunta solo qualche ricciolo dorato da sotto la sciarpa.

Sorrido e distolgo lo sguardo.

Quanti odori, quante voci, voci che sono soltanto rumori. In questo brusio continuo, tutto si ovatta e mi immergo nei miei pensieri.

Come sarebbe bello se lui fosse qui a salutarmi. Forse col tempo questo dolore al petto piano piano se ne andrà...
"Ultima chiamata per il volo 774923 per Belfast".

Torno alla realtà, raccolgo il mio bagaglio e mi dirigo verso la hostess che deve controllare la mia carta d'imbarco. Davanti a me una coppia di ragazzi: lei piange perché deve partire e lui non smette di abbracciarla; le promette che la andrà a trovare ogni volta che potrà.

Lacrime, lacrime all'aeroporto, di chi va e di chi viene.

Mi trattengo.

Ho già pianto abbastanza.

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