Capitolo 2 - la realtà che fa male

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Una tremenda fitta alla testa mi risveglia dal mio stato di incoscienza

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Una tremenda fitta alla testa mi risveglia dal mio stato di incoscienza. Apro gli occhi pronto a richiuderli per la troppa luce ma questo non avviene, non c'è alcun bagliore troppo forte da farmi chiudere gli occhi, al contrario.

Osservo timoroso la stanza in cui mi trovo, così ampia e ordinata ma cupa e silenziosa. Le tre finestre sono aperte ma da esse non entra nemmeno un fascio di luce, l'unica fonte di luce è una debole candela sopra al comò posto accanto all'enorme letto su cui sono disteso. Mi siedo e comincio a ricordare quello che è accaduto. Le ali, quella luce rossa, ma dove sono capitato?

Ancora disorientato sento il rumore di una serratura aprirsi e poi la porta scricchiolare in modo ancora più tetro e osservo una figura entrare. Nonostante l'oscurità riesco lo stesso a vederla, una giovane donna si avvicina a me e mi porge dei vestiti inchinandosi al mio cospetto. Non comprendo questo suo atteggiamento ma non mi piace per niente. «Alzati! Perché ti sei inchinata?» le chiedo abbassandomi al suo livello per poi porgerle la mano, lei sgrana gli occhi e abbassa anche il capo «Non merito la vostra bontà, siete troppo misericordioso. Prendete questi abiti puliti e dirigetevi alla sala del trono, il Re vi attende.» cerco anche di tirarla su con la forza ma lei si sposta prima che possa anche solo toccarla. Data la sua insistenza prendo in mano gli abiti titubante, la donna si alza e si dirige verso la porta ancora sconcertata e quasi ci sbatte contro, io sono ancora più confuso.

Re? Trono? Queste parole mi rimbombano nella mente in continuazione e mi confondono ancora di più. Sono stanco di queste domande, se vado dove mi ha detto la donna allora sono certo che avrò qualche risposta e d'altronde non è buona educazione far aspettare un Re, anche se mi sembra tutto uno scherzo, e poi mio padre? Chissà che fine ha fatto?

Mi guardo intorno e noto i mobili in legno intagliato e verniciati di nero che rendono questa stanza ancora più cupa e tenebrosa, l'unica cosa positiva è che c'è una libreria sul fondo della stanza e credo che se passerò molto tempo qui la prima cosa che farò sarà proprio leggere. Sorrido pensando a quanto mi mancherà la mia stanza e incrocio le braccia al petto, sussulto rendendomi conto di essere quasi completamente nudo tranne per i boxer. Mi hanno svestito e cosa peggiore mi sono fatto vedere così da quella donna, ma come ho fatto a non accorgermene?

In fretta e furia mi infilo gli abiti e le scarpe, ma solo una volta pronto mi rendo conto di indossare un completo molto elegante e molto stretto, come farò a resistere conciato in questo modo?

Ѐ passato fin troppo tempo e lamentarmi non mi sembra il caso, perciò esco dalla stanza richiudendo la porta alle mie spalle. Mi incammino non sapendo dove andare e nel frattempo mi guado in torno.

I corridoi sembrano tutti ugualmente cupi e scuri, la poca luce che permette di non cadere inciampando sui proprio piedi proviene dalle enormi finestre che danno la vista sul territorio circostante. Il cielo è grigio e nuvoloso mentre il territorio circostante è ancora peggio. Una pianura lugubre circonda il castello e si estende fino ai limiti dell'orizzonte. Grigio e nero, sono questi gli unici colori che riesco a scorgere. La terra cosparsa da cenere rende il paesaggio ancora più raccapricciante. Sembra di stare in un film horror, uno di quelli che spaventano a morte Helen. Già Helen... chissà cosa staranno facendo i miei genitori adottivi.

Il demone del paradisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora