Orgasmo (odissea)

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Charlie era un ragazzo triste, Charlie era sempre stato triste. Anche se quest'affermazione non era del tutto vera, vedi gli anni da zero a dodici, lui non ricordava un singolo momento della sua vita in cui era stato felice. No, proprio non ci riusciva, indipendentemente da quanto ci provasse: Charlie era sempre stato triste, punto.

La tristezza di Charlie non derivava, per esempio, dalla sua famiglia, no, la sua famiglia era, per così dire, quasi perfetta, una copertina da famiglia, no, scusate: una famiglia da copertina. Nonostante per molti questo tipo di famiglia possa risultare odioso, lo stesso non valeva per Charlie, lui amava la sua famiglia e la sua famiglia amava Charlie. Nonostante tutto.

Charlie non era nemmeno triste per una particolare condizione fisica o mentale, lui era sano come un pesce. Più o meno. Non aveva problemi con i bulli. Non soffriva di solitudine, anzi, aveva un affollato catalogo di amicizie da cui scegliere: gli amici veri, i conoscenti, i tipi con cui ti vedi ogni tanto per giocare a basket, i vecchi compagni di scuola, le vecchie compagne di scuola, le amichette, le amichette che te la danno e così via. Quindi non era solo. E allora che diamine aveva Charlie da essere così triste? Un attimo, adesso ci arriviamo.

Quando Charlie aveva dodici anni era nel pieno di quell'età che possiamo chiamare... Sì, la chiameremo l'età della curiosità e dei forti avambracci, se ci siamo capiti. Quindi gli amici maschietti di Charlie, tra un'ora di lezione e l'altra e a volte anche nel bel mezzo della lezione, non parlavano che di una cosa sola: la fica. Sì, proprio quella fica lì, quella che amano i maschietti come Charlie e quella che hanno le femminucce che piacciono ai maschietti come Charlie. Quindi tutti a parlar di fica e di seghe e di sesso e di seghe e di fica!

Charlie era molto curioso di questa antica pratica spirituale, simile allo yoga, che praticavano i suoi compagni di classe. Decise quindi di provarci e, per l'occasione, si mise a nuovo, si lavò, si pettinò, si vestì per bene e abbassò le luci per fare atmosfera. Si mise comodo e ci diede sotto. Mezz'ora dopo non aveva ancora terminato e il braccio gli faceva un male cane.

Sconcertato, Charlie, decise di consultarsi con i suoi sessuologhi di fiducia: i suoi compagni di classe. Loro, dall'alto della propria sconfinata esperienza, gli consigliarono Margrete: una ragazza di seconda, un po' bruttina, che in cambio di un po' d'attenzione e qualche complimento, sarebbe stata capace di succhiarti un testicolo, facendolo passare per l'orifizio del pene. Charlie decise quindi di provarci e chiese loro di fissare un appuntamento con la dottoressa Margrete.

Un paio di giorni dopo era tutto pronto e Charlie si fece trovare alle due del pomeriggio dietro la scuola, nella speranza di guarire. Margrete, dal canto suo, ce la mise tutta: mise in pratica tutta l'esperienza maturata in quell'anno e mezzo ma, trent'otto minuti dopo, alla poveretta, venne un crampo alla mascella e scappò via in lacrime e tutta indolenzita.

Charlie, a quel punto, si fece ancora più preoccupato e decise di chiedere aiuto al suo altro sessuologo di fiducia: Internet, il quale sentenziò, dall'alto della sua esperienza in materia, che forse Charlie era Gay, forse non riusciva a venire perché ciò che gli provocava piacere non erano le donne ma gli uomini. Cazzo. Pensò Charlie. Decise quindi di andare confessare la cosa ai propri genitori, nella speranza che questi ultimi gli dessero delle delucidazioni.

«Mamma, papà, sono gay»

La mamma di Charlie ebbe un mancamento e il padre di Charlie si sarebbe precipitato a picchiare il proprio figlio se non fosse stato troppo occupato a far rinvenire la moglie.

«Corri a prendere dell'acqua, razza di ingrato bastardo!» gridava, «io ti ho cresciuto, ti ho sfamato e tu mi ringrazi succhiando i cazzi agli altri?! Aveva ragione mio padre, avrei dovuto fare la vasectomia, come avrebbe voluto fare lui con me!»

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