LA CLASSE

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Appena entrò tutti si alzarono. Anna aveva solo accennato il solito sorriso monotono e con una voce lenta come i suoi passi disse che potevano sedersi. Qualcuno lo aveva già fatto prima del suo permesso, qualcun'altro sdraiandosi sulle sue parole lo fece dopo, qualcun'altro si attardò nella lentezza della noia, stiracchiandosi. Che palle sta' classe. L'aria stagnante pesava anche sulla lavagna scarabocchiata. Fuori febbraio sonnecchiava spento e nuvoloso. Ci sarebbe stato da inventarsi qualcosa e fuggire via da un giorno così ma Anna non aveva i doni che hanno gli dei e non le veniva in mente nessuna scusa umana per uscire da quella stanza grigia. Se solo lo avesse detto ai suoi alunni non sarebbe stata più sola e sarebbero fuggiti insieme. Ma non potevano. Erano prigionieri della scuola, quindi cominciò. Firmato il registro, segnati gli assenti, sbirciò il corridoio vuoto sperando in un'ultima possibile via d'uscita e, non trovando nessuna soluzione, iniziò la lezione: Leopardi.
Gli occhi fuggivano i ragazzi, poi si posavano sul libro e, alla prima occasione, sbattevano contro il vetro delle finestre chiuse. Le mani disegnavano concetti nell' aria, riassumevano e sottolineavano, come un maestro d'orchestra dirigevano una lezione che nessuno stava seguendo. E febbraio era ancora lì, grigio, in agguato, come lo sanno essere solo i mesi invernali, buio, senza prospettiva già dalle prime ore del mattino, pronto a metterti addosso quella tristezza che con il tempo s'incrosta e non la levi più.
I ragazzi che avevano risposto all' appello, uno per uno, con la voce tonante dell'adolescenza, adesso erano assenti. In classe, solo per dovere fisico, incuranti della stagione, della città, di tutto fuorché di se stessi, pensavano ad altro. Per i ragazzi tanto fa lo stesso, Leopardi o Manzoni, inverno o primavera, sono indifferenti alle spiegazioni e alle raccomandazioni castranti degli adulti fondamentalmente invidiosi.
Così i ragazzi della 5C quella mattina, erano di fronte ad Anna, in attesa di fuggire anche loro, stanchi di stare fermi, con una guerra tutta da combattere, con entusiasmi primaverili anche in una giornata come quella lì, che non prometteva nulla di buono. Apparentemente mansueti, arresi a sentire la spiegazione della lirica di Leopardi a pagina 234, se avessero saputo cosa la loro prof. Anna Martini  aveva fatto la sera prima avrebbero sbarrato gli occhi!

Se mi capita divento una bloggerWhere stories live. Discover now