Il destino gioca con la mia persona

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La pioggia scende incessantemente battendo contro il vetro della finestra in questo pomeriggio di settembre. Amo sentimi cullata dal rumore della pioggia, mi porta in altre dimensioni e mi fa perdere la cognizione del tempo. Se ho mal di testa mi basta guardare fuori e tutto passa. Già, perchè di mal di testa quest'anno scolastico ne avrò tanti. Sarà l'esame più importante della mia vita e voglio dare il massimo, nella buona e nella cattiva sorte. Intendo impegnarmi a fondo, ma stavolta sul serio. Non voglio più mentire a me stessa. Prometto sempre alla mia coscienza di portare a termine qualcosa, ma ogni volta mi perdo in chiacchiere e finisco per ferirmi da sola. Questo è il mio sogno, e con i sogni non si scherza, è come se ci fosse una bomba già innescata che potrebbe saltare appena le do il via. E questo non deve succedere, non ora, non quest'anno. "Smith, ma lo vuole capire che quest'anno ci sarà l'esame? Non può prenderlo così alla leggera, è incredibile il menefreghismo che dimostra quando si tratta di studiare. Perché non ha terminato l'esercizio? Lei si rende conto, signorina" e bla bla bla. E' simpatica ma quando inizia a parlare ed a ripetere le stesse cose diventa peggio di una mosca che ti ronza intorno e si avvicina al tuo orecchio per tormentarti. Parliamoci chiaro, non sono una studentessa modello e non lo sono mai stata, soprattutto perché i continui rimproveri di Chrystal non aiutano. E' più forte di me, sono svogliata. Mi piace cantare ma non mi piace studiare. Quando impugno il microfono mi sento un'altra, prendo le vesti di una ragazza nettamente diversa da quella che tutti conoscono. Quando canto, avverto mille brividi che percorrono tutto il corpo fino a raggiungere il cuore, ed è paragonabile ad una scossa elettrica. Mi sento giusta al momento giusto, intorno a me non vedo più i volti degli spettatori che prima mi mettevano in soggezione. Vedo solo esseri umani che posano il loro sguardo su di me e ascoltano la mia voce. E' tutto così astratto e surreale, è come se non esistessi in quel momento. Quando canto cambio io e cambia anche l'atmosfera che si crea. E' come se la mia voce riuscisse a trasformare tutto ciò che prima temevo in qualcosa che non mi fa paura. Mi sento invincibile, e forse lo sono davvero. Ho sempre contato sulle mie forze, mai su quelle degli altri. Mi sono sempre fatta in quattro per non dover mai chiudere nulla alle persone, perchè non mi fido. Non ho mai avuto fiducia in chi promette troppo; in chi fa il sorrisino amichevole e cordiale e poi ti parla dietro mettendoti in cattiva luce; in chi ti sfrutta a proprio vantaggio; in chi ti illude facendoti pensare che avrai sempre la sua presenza e poi coglie la prima occasione per scomparire e non farsi più vivo; in chi ti distrugge il cuore e la vita e pretende di essere perdonato; in chi ti tradisce mettendo a dura prova la tua pazienza; in chi piange lacrime amare; in chi ti delude. Odio troppi atteggiamenti, lo so. Ma sono complicata e me ne rendo perfettamente conto. L'esame è a marzo, ho a malapena 5 mesi per prepararmici. Ma devo farlo, per la mamma, per papà e per me. Mio padre si chiama William ed è un commercialista, viaggia spesso e questo in passato ha ostacolato molto il mio percorso artistico, ma siamo finalmente tornati nella nostra città natale nella nostra vecchia casa che rievoca ricordi indelebili. Mia madre Anastasia è morta in un incidente stradale quando io avevo 8 anni. Ricordo che ero gelosissima di lei perchè come lavoro faceva l'educatrice ed era sempre a contatto con altri bambini, a volte addirittura li portava a casa con sé per alcune iniziative di gruppo e io nutrivo un forte sentimento d'invidia. Mi chiedevo "Perché mia madre non sta mai con me?" e ci stavo male davvero. Ma lei mi spiegava che quella era la sua professione, e che nessuno dei suoi allievi avrebbe potuto rimpiazzare una figlia. Io non riuscivo a capirlo bene perché ero piccola. Quando seppi dell'incidente ricordo di essere scoppiata a piangere non appena notai l'espressione terrorizzata e disperata dello zio Alberto. Ero con lui quella sera. I miei genitori mi avevano portato dagli zii perché avevano da fare con il lavoro e non potevano lasciarmi da sola. Un mal di testa terribile, un frastuono che rimbombava nella mia testa come il suono di un tamburo e una crisi di nervi. Nella stessa sera la mia fronte iniziò a riscaldarsi notevolmente, la febbre era altissima. 41. Mia zia Carmen si era incredibilmente spaventata del fatto che avessi sfiorato la morte, ma io mi sentii ugualmente morta, nonostante continuassi a vivere. Ero morta perché lo era anche la consapevolezza di non poter avere più la mamma al mio fianco. E questo è un dolore lancinante che mi divora pian piano e mi porta a rimpiangere tutto quello che abbiamo vissuto perché solo al momento della perdita di una persona ti rendi conto di quanto abbia sottovalutato il tempo trascorso insieme ad essa, e che ormai non si può tornare indietro. Cio che è fatto e fatto e devi guardare al futuro. E non sai cosa ti aspetta, non sai cosa cambierà in te e cosa invece rimarrà uguale. Ma io so solo che niente e nessuno potrà mai colmare il vuoto che ha lasciato lei. Lei che aveva sempre un sorriso smagliante da orecchia a orecchia; che trattava bene tutti allo stesso modo; che mi cantava la famosa canzone della buonanotte e si arrabbiava se non le davo un bacio al giorno; che mi rimproverava perchè ero disordinata; che mi coccolava e mi faceva star bene anche con la più banale delle parole; che... mi ha creata e mi ha cresciuto. Ma forse è meglio se non ci penso troppo, rischierei di far riaffiorare troppo il passato ed è meglio tenere ancora nascosta questa parte ignota di me.

Clara e Marta sono le mie migliori amiche, nel vero senso della parola. Le ho conosciute al secondo anno e da quel periodo le cose sono iniziate ad andare per il verso giusto. Prima ero sola, come lo sono sempre stata. Ma loro hanno saputo darmi una buona ragione per andare avanti e non abbattermi al primo insignificante ostacolo. Loro sanno ascoltarti e prendere atto di ciò che dici; sanno come consigliarti la cosa migliore qualsiasi sia la circostanza; sanno come farti sorridere quando un sorriso è l'ultima cosa che sei in grado di accennare; sono capaci di farti ricordare anche un minimo particolare che ti era totalmente sfuggito; di rendere ogni singolo momento unico ed irripetibile; di stressarti fino a quando non riescono a farti sputare il rospo; di rianimare un pomeriggio spento e di assisterti sempre, non solo quando ne hai più bisogno. Per farla breve, non potrei chiedere di meglio. Poi c'è Jimmy, il mio migliore amico. Ha un ciuffo biondo che gli cade direttamente sul viso e lascia intravedere i suoi bellissimi occhi color verde smeraldo, è molto alto. Mi ha accolta benissimo dal primo giorno che sono arrivata all'accademia. E poi ci sono Mattew, Freddie e Fabrizio. I primi due sono fratelli, e -oltre alla musica- entrambi hanno la passione del basket. Non a caso sono alti almeno 1.90. Fisicamente uno è moro scuro e l'altro castano chiaro. L'ultimo citato è l'italiano, il simpaticone del gruppo. La sua capacità di far ridere è uguale alle capacità che una persona ha di parlare. Un mito, in poche parole. Riesce sempre a capirmi senza bisogno di tante spiegazioni, è incredibile l'intesa che ho con lui. Ho la fortuna di aver conosciuto amici fantastici e disponibili. E io sono dell'idea che possedere ricchezza materiale non sia minimamente costruttivo nella vita se nei sentimenti si è vuoti. Provo pena per quelle persone che credono di avere tutto basando la propria felicità sul denaro ma poi quando provano a guardarsi dietro, nel più profondo dell'animo, scoprono di essere completamenti privi di quello che tutti comunemente chiamano Amore. Già, con la A maiuscola perchè è quello che muove il mondo. So che può sembrare strano da dire, dal momento che tutto sembra fondato sull'odio, sulla tirannia e sulla violenza ma... io so che alla fine non va poi tutto così male e non tutto il male viene per nuocere. Però, sono ancora sicura del fatto che l'unica e la sola responsabile della distruzione della razza umana sia una. E la risposta è anche piuttosto semplice e intuitiva: la razza umana stessa. E' come se ci stessimo suicidando pian piano mandando a monte tutto quello che la natura ci ha donato gratuitamente. Eppure se ci pensiamo, tutto quello di cui abbiamo bisogno è lì, dietro l'angolo. Possiamo guardarlo persino dalla finestra di casa. Le piante, gli animali, il sole, il cielo, la luna, le stelle... nessuno ne fa tesoro. L'errore più grave che possiamo commettere è quello di considerare la natura una povertà, perché, gli unici davvero poveri siamo noi. Questo è ciò che mi ha insegnato mia madre: non ritenere scontato ciò che può renderti infinitamente ricco.

*Quella sera qualcosa turba il sonno di Alexia...*

  « Non può essere, non ci posso credere! » continua ad urlare in preda al panico e grondante di sudore. « Non può accadere proprio a me!  » 

 « Alexia, tesoro, c'è qualcosa che non va?  »  chiede William cercando di calmarla mentre lei si agita ripetutamente nel letto senza dare segnali di coscienza. Alexia si sveglia alzandosi di scatto. Sembrava aver visto un fantasma. « Tesoro! Finalmente ti sei svegliata. Mi stavi facendo preoccupare »  « Papà... niente, stai tranquillo... puoi tornare a dormire. Va tutto bene a me, davvero... » risponde cercando di essere il più credibile possibile. Egli fa come chiesto chiudendosi la porta dietro. Dopodiché si distende sul letto esausta con ancora il fiatone. Sembra aver corso, ma non è così. Rivolge il suo sguardo alla luna che è ben visibile dalla finestra e pensa « Non ci credo. E' successo. Di nuovo. »

Will you always be with me?Where stories live. Discover now