La luce entrava fioca dalla piccola fessura tra le tende scure della camera, tenendo fuori l'aria gelida mattutina. La porta si aprì con un leggero scricchiolio, alzai la testa e vidi Sermia fare il suo ingresso nella stanza. -Siete già sveglia mia Signora- esordì, -vostro padre ha chiesto di voi-. Mi alzai lentamente dal letto e mi diressi verso lo specchio -Sermia, credi che ci sarà possibile dirigerci in città oggi?- La guardai negli occhi attraverso la superficie riflettente, morivo dalla voglia di apparire come una persona comune. -Non so mia Signora...- -Ti ho già detto che odio sentirmi chiamare "Signora" quando siamo sole, chiamami con il mio nome- -Chiedo perdono principessa Elentine- sorrisi e mi voltai verso Sermia -Devo prepararmi per l'incontro con mio padre, incontriamoci sotto la quercia quando il sole é all'apice- Annuì e uscì dalla stanza con un cenno del capo. Mi voltai verso lo specchio per immaginare come quei lunghi capelli corvini potessero essere contenuti in un semplice copricapo e mi bloccai. Tornò il ricordo che avevo sempre cacciato, quello della mia libertà. Ero sulla riva del fiume Meron con mia madre, ma lei non c'era, ero sola e davanti a me, sull'altra sponda, c'era un bambino poco più grande di quanto lo fossi io. -Sono rimasta sola- stavo per piangere, avevo paura -Non piangere- mi disse. -Non sei sola, ci sono io qui- Sorrise, aveva la faccia sporca e i capelli arruffati, mi venne spontaneo sorridere, era buffo. -Vedi? Sei più carina quando sorridi. Come ti chiami?- -Elentine, voi?- -Il mio nome é Astor, sei una regale?- Ci pensai, non volevo che iniziasse a trattarmi in maniera diversa, era gentile con me. -No, sono solo una loro serva- Lui mi guardò attentamente ed esordì -E ti lasciano tenere i capelli sciolti?- -Sono la dama di compagnia della figlia del re.- Continuai a mentire, avevo scelto di essere "normale". Tornai giorni dopo e lo ritrovai nello stesso punto della volta precedente, aveva dei graffi sul viso e sulle braccia. -Cosa ti é successo?- lo indicai, lui sorrise in quella maniera buffa che toglie tutte le insicurezze e le paure che si possono avere. -Lotto per rendere migliore questo mondo e un giorno ci riuscirò- guardò dritto davanti a sé, come se avesse al suo cospetto un esercito da comandare. -Perché? Non é già bello così?- Ero confusa, non conoscevo il mondo fuori dalle mura di Elsinor. -Non hai mai sentito parlare della "Guerra dei due Regni"?- Sembrava perplesso, quasi quanto me. Il ricordo si interruppe, il mio sogno era lontano, come quando da piccolo pensi di poter afferrare il Sole con la mano, ma non é altro che una mera illusione. Alzai nuovamente lo sguardo verso lo specchio, una lacrima scorreva lentamente lungo la mia guancia, mi affrettai ad asciugarla con la manica. Mi spostai verso il baule contenente i miei abiti, mi sono sempre rifiutata di ricevere l'aiuto di Sermia nel vestirmi, odio l'idea di avere una serva, preferisco di gran lunga avere un'amica. Mi vestii, scelsi il mio vestito verde, il meno sontuoso tra gli altri, ma era il suo colore a renderlo il più bello, il colore della speranza.
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La ragazza dagli occhi di ghiaccio
General FictionIn un tempo lontano e in un luogo sconosciuto una ragazza che non desiderava altro che essere una "nessuno" si fa forza e affronta tutte le difficoltà che il suo ruolo comporta. La principessa Elentine non può sfuggire al suo destino.