La mia maledizione.

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Due anni prima.

"Mylene, ti desiderano alla reception!"

La donna sospirò e si passò una mano sul viso: lavorava da ore ormai e si prospettava una lunga notte tra test da correggere e lezioni da preparare. Si alzò e con passo deciso, o almeno tentava, giunse nell'atrio. In un primo momento non si accorse di nulla ma all'improvviso alzò gli occhi al cielo. Mary, la sua migliore amica, era seduta comodamente su una delle sedie davanti alla segreteria.
"Mary!"
La sua amica le sorrise e le andò incontro.
"Quante volte ti ho detto di non venirmi a trovare qui? Il preside é intransigente riguardo alle visite personali." disse con tono duro a Mary, che scrollò le spalle e poi la costrinse a sedersi.
"Stasera sei libera?"
Mylene guardò confusa la sua amica e poi si affrettò a rispondere.
"Ho del lavoro da sbrigare."
"Okay, sei libera!"
Mylene stava per ribattere ma Mary riprese a parlare in preda all'euforia.
"Non immagini cosa é successo solo qualche ora fa! Mentre tu stai qui a marcire tra i libri, oggi all'ippodromo é venuto un tizio e ha chiesto di essere assunto."
"Mi sembra una cosa alquanto normale, Mary."
Mary le rivolse un'occhiata ammonitrice e ricominciò da dove era stata interrotta.
"Dicevo: questo tizio voleva un lavoro ma ho esitato all'inizio perché l'unico posto disponibile é il fienile, lavorare con la sega e altri attrezzi assurdi. Io gli ho proposto quella mansione e lui ha accettato senza esitare!"
"Okay. Ma la cosa strabiliante quale sarebbe?"
Mary assunse un'espressione compiaciuta e sorrise sorniona alla sua amica.
"É un figo da paura. Ecco la cosa strabiliante."
Mylene scosse la testa e sospirò. Mary aveva sempre cercato di farle conoscere degli uomini perché non é possibile vivere la propria vita tra i libri, il divano e il lavoro. Ma a Mylene andava bene così. Lei semplicemente aspettava la persona giusta, la persona per cui rischiare.
"Prima che tu possa dire qualcosa, stasera ho invitato tutto il personale dell'ippodromo al locale di Jack. Compreso il nuovo arrivato e te."
"Non posso venire, devo lavorare. E non voglio conoscere altri uomini."
"Mylene, dovresti davvero pensare a te stessa e alla possibilità di stare con qualcuno. La persona giusta non arriva mai e devi accontentarti alle volte. Comunque, va bene se non ti va di conoscerlo sotto l'aspetto amoroso. Però ci sarai, vero? Dai, é per passare una serata in compagnia!"
Il sorriso di Mary e il suo entusiasmo fecero vacillare i piani di Mylene che alla fine accettò l'invito.

Ore 20.30, centro città, Jack's Bar.

Mylene si sistemò meglio il vestito che aveva scelto di indossare e spinse la porta di legno per entrare nel locale. Il familiare odore di birra e tabacco la fece sorridere e si sentì più a suo agio tra le mura di quel bar in cui era cresciuta. Notò tra la folla la chioma rossa di Mary e la sua mano che sventolava per invitarla a raggiungere il tavolo. Mylene abbandonò la giacca allo schienale e prese posto accanto a Bob, il marito di Mary, e a Giselle, un fantino dell'ippodromo.
"Alla fine sei uscita da quella topaia!" la canzonò Bob mentre le cingeva le spalle con un braccio.
"Forse dovresti farti un giro nella topaia e respirare aria di cultura." ribatté Mylene con tono risoluto, poco dopo era scoppiata a ridere accompagnata da Bob. Risate, schiamazzi e fischi si levarono a tavola, ma il silenzio ebbe la meglio non appena una figura si avvicinò all'allegra compagnia. Mary schizzò in piedi e Mylene la seguì con gli occhi.
"Ragazzi, lui é Logan."
Lo sguardo dello sconosciuto si posò su Mylene, che si sentì trafiggere da quegli occhi scuri e severi come fossero artigli.
Giselle regalò al nuovo arrivato uno sguardo malizioso e anche le altre donne al tavolo erano rimaste piacevolmente stupite.
"Allora, Logan, come mai in questo sperduto paesino inglese?" gli chiese Francois, il contabile dell'ippodromo nonché migliore amico di Bob. Logan mandò giù un sorso di birra e si sedette, proprio di fronte a Mylene.
"É una lunga storia. Diciamo che mi piacciono i posti ameni." la sua voce era estremamente controllata, profonda, quasi priva di emozioni. Continuava a tenere gli occhi su Mylene, e così la ragazza abbassò la testa e si concentrò sull'acero di cui era fatto il tavolo a cui erano seduti. Fortunatamente non ci fu imbarazzo e la serata trascorse tranquilla. Le donne si scambiavano consigli di cucina, trucco e anche consigli da mamme; mentre gli uomini avevano ingaggiato una discussione animata sullo sporto e sulla migliore grappa della Francia.
Un'oretta dopo, Mylene si avvicinò al bancone per prendere qualcosa da bere: tutto quel chiacchiericcio le aveva seccato la gola e aveva sete. Quando raggiunse Jack si accorse di non essere sola: lanciò un'occhiata furtiva alla sua destra e vide Logan, seduto su uno sgabello, gli occhi fissi su un liquido trasparente, le vene visibili delle mani e delle braccia. Quando lui alzò il viso, Mylene si voltò imbarazzata.
Speriamo che non mi abbia vista, pensò.
"Jack, vorrei un bicchiere di succo all'arancia rossa."
Il barista annuì e si mise a lavorare. Mylene prese a tamburellare le dita sul bancone di legno con le unghie curate che gracchiavano.
"Un succo, stai scherzando?"
Mylene rimase interdetta per qualche istante, di certo non si aspettava che Logan le rivolgesse la parola. Ma poi si fece coraggio e lo guardò.
"Come ha detto, scusi?"
Lui scosse la testa e con un sorriso ingurgitò il liquido contenuto nel bicchierino, poi tornò a fissarla. Ed eccola di nuovo quella sensazione, di essere trafitta da mille coltelli.
"Sei in un bar, sono le undici, sei con amici e tu chiedi un succo da bere? Scherzi?" il tono di scherno era palpabile nella sua voce e una terribile vergogna ebbe la meglio su Mylene, non abituata a interloquire con persone così schiette e brusche.
"Oh...beh...a me non piace bere. Se é per questo, io non mi sono mai ubriacata. Però una volta ho bevuto mezzo calice di champagne!" Mylene sorrise infantile a quel ricordo ma lo sguardo di Logan smorzò il suo sorriso e si sentì avvampare.
"Lo avevo capito che non sei una da sbronza. É chiaro anche ad un ceco." ribatté il nuovo arrivato con una scrollata di spalle. Prima che la ragazza potesse rispondere Jack le porse un bicchiere di vetro fucsia con un liquido rossiccio e un cannuccia bianca a strisce gialle.
"Grazie mille, Jack."
Mylene strinse la cannuccia tra i denti e cominciò a bere il suo succo all'arancia rossa mentre i suoi occhi vagavano e si perdevano nelle numerose foto, cartoline e medaglie appese al muro alle spalle di Jack.
"Una cannuccia?"
La voce di Logan tornò a farsi sentire e Mylene sbuffò.
"É più comodo bere con la cannuccia, secondo me. E, mi scusi se mi permetto, non é molto cortese prendere in giro una persona perché non beve alcolici e perché usa una cannuccia." gli disse la ragazza con tutta la sicurezza che era riuscita a raccogliere. Agli occhi di Logan era così piccola, insicura e infantile. In senso buono, però. Servivano persone semplici e genuine in un mondo dominato dal male e corrotto.
"Già." si limitò a dire lui. Quella ragazza era davvero strana, pensò. Ordinò una seconda grappa al barista e si sistemò meglio sullo sgabello: avrebbe passato la nottata lì ad ubriacarsi, anche se così non era dato che il suo metabolismo veloce consumava l'alcol in pochi minuti e l'effetto di ebbrezza era come una puntura di zanzara. Mylene, nel frattempo, aveva finito il suo succo e aveva lasciato una banconota a Jack e aveva infilato un'altra in una piccola scatola che raccoglieva soldi per una casa di cura per anziani.
"Io vado. Buona serata, Logan." gli disse la ragazza con gentilezza e un sorriso imbarazzato. Si infilò la giacca e afferrò la borsetta pronta a salutare i suoi amici e a lasciare il locale, ma una mano la bloccò. Mylene alzò lo sguardo impaurita, un uomo visibilmente ubriaco le stava sorridendo. La ragazza cercò di sottrarsi ma ogni tentativo fu vano.
"Dove vai, bella signorina? Io direi che possiamo divertirci." gracchiò il tizio biascicando. I suoi amici, ignari del tutto, stavano ridendo. Mylene era davvero terrorizzata.
"Lasciami!"
"Non fare la preziosa e seguimi. Non te ne pentirai."
"Ti ha detto di lasciarla." la voce di Logan spezzò l'entusiasmo dell'uomo che indirizzò lo sguardo a quella voce.
"Oh avanti, amico! Cerca di capirmi, questa biondina ha un culo da paura e io voglio solo passare una bella serata." si giustificò quello con la speranza che tra uomini ci si potesse intendere, ma l'espressione dura di Logan non lasciava la remota possibilità di intesa. Logan si levò dallo sgabello e si avvicinò a Mylene, le strinse leggermente il suo braccio e la fece scivolare dietro di se. Ora tutti i presenti prestavano attenzione alla scena; Mary aveva le mani alla bocca e gli occhi preoccupati.
"Lo so che ha un culo da paura, ma non verrà con te. Ti conviene giocare da solo stasera, amico." Logan enfatizzò l'ultima parola con tono allusivo e minaccioso. Mylene, disorientata e preoccupata, istintivamente strinse tra le dita la camicia di Logan e poggiò la guancia sulla sua schiena. Si sentiva al sicuro.
"Togliti." disse il tizio e aveva già chiuso la magno a pugno pronto a colpire ma Logan lo precedette e lo sbaragliò contro la parete. L'uomo si mise in piedi a fatica e scappò a gambe levate dal locale. I clienti rimasero a bocca aperta e poi, sotto l'avviso di Jack, ripresero a chiacchierare o a fare quello che facevano prima della rissa. Mary e Bob corsero da Mylene e la portarono fuori dal locale. L'aria si era rinfrescata e Mylene si strinse nella giacca. Alcuni istanti dopo Logan li raggiunse.
"Come sta?" chiese a Bob sottovoce mentre teneva gli occhi sulle due amiche che si abbracciavano.
"Grazie a te, sta bene. Sei stato coraggioso, Logan."
Prima che potesse aprire bocca Mary gli si parò davanti e lo stinse in un abbraccio, lui rimase fermo e non ricambiò.
"Grazie per aver aiutato Mylene, te ne sono davvero grata. Senti, volevo chiederti una cosa. Ti andrebbe di dormire a casa con lei? Non voglio che stia da sola e poi a te serve un posto per la notte."
Logan sgranò gli occhi, non si aspettava un invito del genere e di certo non credeva di aver compiuto chissà quale azione eroica. Però a lui effettivamente serviva un posto dove dormire.
"Se per lei va bene, io ci sto."
"Perfetto!" esclamò Mary e lo trascinò da Mylene, seduta su una panchina a qualche passo.
"Tesoro, stasera Logan viene a dormire da te. Starai più tranquilla."
"S-sei sicuro? Non vorrei darti disturbo." sussurrò la ragazza con voce tremante.
"Assolutamente no." le rispose Logan e poi le offrì una mano per aiutarla ad alzarsi. Dopo che ebbero salutato Mary e Bob, si incamminarono nel silenzio e nella lieve nebbia della notte.
"Come va?" le chiese Logan spezzando l'imbarazzo.
"Oh...va bene."
"Non è vero. Hai ancora paura, lo sento."
Mylene lo guardò confusa e non capiva cosa volesse dire con 'lo sento' ma decise di lasciar perdere. Poi quella domanda esplose dalla sua testa.
"Davvero pensi quello che hai detto prima al locale?"
Lui sorrise appena e scosse la testa.
"Ti riferisci al mio apprezzamento? Sì, penso davvero che tu abbia un bel c..."
"Okay, ho capito!" si affrettò a dire la ragazza mentre le guance le si coloravano di rosso.
"Logan."
"Mmm."
"Grazie."
"Per il complimento o per l'aiuto?"
Mylene rise.
"Per entrambi."

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