Alice si alza e dopo aver ringraziato Jack per la sveglia mattutina si incamina in cucina per preparare ad entrambi la colazione.
Caffè e biscotti per lei. Acqua e crocchette per lui.
Classico.
Jack intanto aspetta scodinzolante davanti alla ciottola ancora vuota. È sempre una gioia vedere il cibo caderci dentro.
Quel suono e quell'odore. Ne va pazzo. Cosa c'è di più bello nella vita?
Mentre lui si gusta la sua colazione tanto desiderata Alice lo guarda.
Così felice di prima mattina. Un po lo invidia. Lei non è mai così contenta appena sveglia.
Sembra passato così tanto dal loro primo incontro. Sembrano insieme da sempre.
A volte Alice non riesce nemmeno a ricordare come fosse la vita prima di lui.
C'era forse mai stata una vita prima?
In realtà Jack si era catapultato nella sua vita. Come un uragano.
Era venuto senza avvisare e era entrato senza chiedere permesso.
Era un sera di dicembre. Quella sera toccava a lei chiudere il bar.
Se lo ricorda, quel giorno pioveva tantissimo.
Quella pioggia che ti prende da tutte le parti. Quella che ariva da cielo e dalla terra.
Alle 19.30 come consueto chiuse la porta a chiave e si incamminó verso la fermata dell'autobus.
Tre fermate e sarebbe stata a casa. Si se l'autobus fosse arrivato in orario. E invece era, come sempre, in ritardo.
Gli autobus sono esseri inaffidabili. Quelli dell'andata arrivano addirittura in anticipo a volte.
Giusto per farteli perdere. Quelli del ritono arrivano dopo. Per riportarti a casa il più tardi possibile.
Alice era li alla fermata sotto quell'ombrello troppo grande per essere messo in borsa quando asciutto ma troppo piccolo per tenerla al riparo.
Era così buio. Ma che ore erano? Alice cercò il telefono nella tasca. La tasca era vuota.
Sicuramente lo aveva dimenticato al bar. Succedeva spesso, dimenticava il telefono ovunque.
Al bar, a casa. Doveva solo tornare indietro di corsa. Si, si disse, avrebbe fatto in tempo a prendere l'autobus lo stesso.
Cominciò a camminare a passo svelto. Ancora più svelto del suo normale passo insomma.
La pioggia continuava imperterrita. Sempre più fitta sempre più rumorosa.
Ecco il bar, era ormai vicina.
Ad un tratto una cosa attirò immediatamente il suo sguardo. Era una macchia nera. Li davanti al suo bar.
"Ecco la spazzatura dei vicini! Domani mi sentono" pensò immediatamente.
Mentre si avvicinava cominciò a distinguere sempe meglio quella figura. No, non si trattava di un sacco.
Era una palla di pelo bagnata.
Era un piccolo cane nero.
Era Jack.
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L'altra faccia della luna
General FictionIl periodo di rotazione della Luna è uguale al suo periodo di rivoluzione. Per questo motivo essa mostra sempre la stessa faccia alla Terra. Ma la Luna non ha solo quella.