Capitolo 2

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Quella perfetta. Alta, preferibilmentebionda con grandi occhi azzurri da cerbiatta, e perfida come laregina delle nevi.

Ed io ero l'esatto contrario,completamente ordinaria: occhi marroni, capelli castani, altezzanella media, fisico umano. Insomma, ero anonima, e in fondo mi andavabene anche così.

Infilai i miei Ugg sotto un bel paio dijeans spessi e un maglione, pioveva tanto ed io ero parecchiofreddolosa, quindi onde evitare di battere i denti tutta lamattinata, mi vestii pesante.

Salutai mamma con un veloce bacio sullaguancia che lei ricambiò con una sonora pacca sul sedere. Apriil'ombrello e cominciai a camminare. A pochi passi da casa mia scorsiuna figura che aspettava in piedi, sotto la pioggia.

"Ehi tu, straniero" urlai "nienteombrello?".

Si girò e mi sorrise con tuttal'allegria che era possibile racimolare alle sei del mattino in unagiornata uggiosa.

"Ehi tu, straniera" mi disse dirimando "aspettavo il tuo!" e rise.

Chiacchierammo del più e del meno finoall'ingresso della scuola. Nicolas è sempre stato il mio miglioreamico, e quando si trasferì a Milano piansi per giorni. Quando mammami disse che ci saremmo trasferite a Milano ero così contenta cheper poco non cadevo. Mi era mancato tanto.

Arrivati al grande cancello ciguardammo in torno in cerca degli amici di Nicolas, aveva tuttal'intenzione di farmi stringere amicizia quel giorno ma sapeva chenon era una buona idea. Non ero molto socievole e sicuramente lo eroanche di meno di prima mattina. Il primo giorno di scuola. Dopocinque chilometri a piedi. Ma fui tanto gentile da non farglielonotare, inoltre quando si metteva in testa una cosa, cercare difargli cambiare idea era come voler spostare l'Himalaya con un ramosecco.

Poco prima del suono della campana chesegnava l'inizio delle lezioni riuscimmo a scorgere il suo gruppo diamici. Erano in quattro, tre ragazzi e una ragazza ci salutavano conla mano e ci facevano segno di avvicinarci. Non facemmo in tempo amuovere un passo che un'ondata d'acqua ci investì.

"Ehi!" urlai.

Una Mercedes ci aveva appena fatto ilbagno, come se la pioggia non avesse inumidito abbastanza i nostriabiti. Stavo per urlare qualche insulto che poco faceva onore al miogentil sesso quando la macchina sterzò e con un'abile mossaparcheggiò esattamente di fronte al cancello. Un'elegante manoguantata uscì dalla vettura e aprì un ombrello rosso fuoco, subitodopo una chioma bionda spuntò dall'auto seguita da un corpomozzafiato.

Ecco, pensai, adesso si chemi sento sciatta.

La ragazza ci superò con l'andaturasicura di chi si sente il padrone di tutto e a giudicare da come iragazzi si spostavano al suo passaggio sembrava lo fosse.

"Quella chi è?" chiesi irritata aNicolas che non le toglieva gli occhi di dosso.

"Regina" mi disse sogghignando.

"Dai non scherzare, voglio saperecome si chiama"

"Mai stato più serio in vita mia"fece con la mano destra sul cuore.

Mi misi una mano sulla fronte inmaniera parecchio teatrale, Nick rise e afferratami per la manicadella giacca mi trascinò dai suoi amici.

"Ecco ragazzi, lei è la donna dellamia vita!" disse indicandomi. Io cambiai letteralmente colore,passando da un rosa pallido a color papavero primaverile.

"Nick smettila così la metti inimbarazzo!" rimproverò l'unica ragazza del quartetto.

"Io sono Sofia" continuò lei.

"Rebecca" risposi io tendendole lamano.

"E questi due simpaticoni che ancorasi scambiano le figurine alla veneranda età di diciassette anni sonoMatteo e Luca" disse indicando i due compagni.

"Piacere!" feci io.

"Ora che abbiamo fatto lepresentazioni ragazzi, tutti in classe!" ci riprese Luca.

"E' il solito secchione" misussurrò Nick.

"Non sono un secchione!"

Scoppiammo in una risata generale.

Era bello. Loro erano belli, ed erabello avere degli amici. Nella mia vecchia città ero solo la poveraorfana, qui invece potevo essere una ragazza normale con degli amiciun po' pazzi. Mi piaceva.  

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⏰ Last updated: Feb 24, 2016 ⏰

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Beautiful Green EyesWhere stories live. Discover now