•Capitolo1•

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A volte ti senti con le spalle al muro.
Braccato.
Senza via di scampo.
Ti senti come non esistesse alcuna via di uscita.
Così si sentiva Esteban.
Ma quello che sapeva era anche che la vita ti offre due possibilità.
Scappare o combattere.

Solo che... Solo che in quel momento a malapena aveva la forza di reggersi in piedi, figurarsi per lottare.

Era fuggito.
Davanti alla realtà delle cose era corso via, lasciandosi dietro l'eco della voce della donna che da sempre aveva chiamato madre che lo implorava di tornare indietro, mentre le parole pronunciate da lei poco prima gli rimbombavano nella mente più forti ad ogni passo che faceva...

E ora era lì, la schiena poggiata al muro, la testa buttata all'indietro, gli occhi aperti fissi sulle stelle, i pugni serrati lungo i fianchi ed il corpo tremante.
Ci mise qualche minuto a recuperare il fiato e smettere di ansimare per lo sforzo compiuto, poi, incurante di chiunque potesse esserci nei dintorni, divorato dal interno da un miscuglio di emozioni sul momento indecifrabile, incapace di controllarle o arginarle, gridò.
Gridò al cielo, solo col suo dolore, con la speranza segreta che qualcuno lassù lo sentisse, che gli desse risposte, una spiegazione, qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Ma ovviamente non accadde nulla; solo il silenzio rispose alla sua preghiera fatta di urla.

Un fiotto di bile gli salì alla gola, bruciandola, ed un sapore acido gli invase la bocca; il ragazzo si piegò su se stesso e vomitò.
La vista gli si fece sfocata, appannandosi e cancellando i contorni delle cose, perse la percezione del terreno sotto i piedi..
Si lasciò cadere per terra e l'ultima cosa che avvertì fu la mascella urtare violentemente contro il cemento.

Poi fu buio.

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